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SIRIA: Napolitano ad Amman, sì ad azione diplomatica – Annan, Damasco favorevole al “piano di pace”

Appoggio all’azione diplomatica del gruppo ‘Amici della Siria’ e preoccupazione per l’esodo di migliaia di profughi in Giordania, ma anche uno scambio di vedute sui nuovi equilibri regionali alla luce della ‘primavera araba’. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in Giordania per una visita di tre giorni, incontra il re Abdallah, e il colloquio è a tutto campo sui problemi del Medio Oriente ma anche sulla difficoltà che Amman sta affrontando per accogliere l’ondata di profughi che dalla Siria si riversa ogni giorno oltre confine. Il capo dello Stato, accompagnato dal ministro degli Esteri Giulio Terzi, ha sottolineato “il motivo di preoccupazione e complessa analisi nell’approccio” alla crisi della Siria da parte della Giordania”. Un problema che va oltre l’emergenza immediata, considerato che storicamente – a partire dai palestinesi – il regno hascemita ha dovuto confrontarsi anche nel lungo periodo con questioni di profughi che hanno mutato strutturalmente la mappa demografica del Paese. E alla luce del quale acquista un valore non solo formale la partecipazione di entrambi i Paesi, Italia e Giordania, al gruppo ‘Amici della Siria’ che si è riunito domenica scorsa a Istanbul.


Terzi, un “successo” la riunione degli “Amici della Siria”


Un riunione che, ha commentato ad Amman il titolare della Farnesina, è stata un “successo”. Terzi ha rimarcato il “grande sforzo anche economico” operato dalla Giordania che “sta subendo il flusso di migliaia di profughi dal confine siriano, almeno 4mila secondo l’Unhcr”, oltre 90mila secondo altre stime. La fine dell’emergenza profughi passa anche – è ovvio – attraverso la stabilizzazione dell’intera area, fortemente influenzata dalla ‘primavera araba’ e la cui onda lunga arriva fino in Giordana. Napolitano – che ha espresso il suo appoggio alla missione dell’ex segretario generale dell’Onu Kofi Annan – ha collegato gli attuali avvenimenti siriani alla ‘primavera araba’ ed ha sottolineato come “la Giordania si stia mettendo al passo con la condizione delle democrazie”. “Abbiamo trovato il re di Giordania molto interessato soprattutto agli sviluppi della situazione dei Paesi della primavera araba – ha spiegato – a partire dalla Libia verso cui la Giordania pone particolare attenzione ma si è discusso anche della situazione ancora fluida in Egitto”.


La posizione della Nato


Intanto a New York l’inviato speciale Onu-Lega Araba, Kofi Annan ha annunciato il “si” di Damasco ad applicare entro il 10 aprile prossimo “il piano di pace”. Allo scetticismo di attivisti, oppositori e cittadini siriani comuni che da oltre un anno resistono alle forze fedeli al presidente Bashar al Assad, si aggiunge quello degli Stati Uniti, che per bocca del suo ambasciatore all’Onu, Susan Rice, hanno sottolineato come “nel corso degli ultimi mesi molte promesse non sono state rispettate dal governo siriano”. E all’indomani della seconda riunione degli “Amici della Siria” svoltasi a Istanbul, nella quale Lega Araba e paesi occidentali avevano chiesto ad Annan di definire una tabella di marcia per l’applicazione del piano e durante la quale gli oppositori avevano ribadito l’appello ad armare l’Esercito libero dei disertori, la Nato è tornata ad esprimere in modo chiaro e netto la sua opposizione all’idea di fornire armi ai ribelli.


 

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