La situazione sul campo in Siria si fa sempre più drammatica: Homs è sotto assedio ed è semidistrutta, mentre i 280 berretti blu della missione Onu, a causa dell’escalation delle violenze nel Paese, hanno deciso di restare chiusi nelle loro basi. In una conferenza stampa a Damasco il Generale norvegese Robert Mood, comandante della missione Onu, ha detto che “in questa situazione ad alto rischio gli osservatori non faranno le loro ricognizioni e resteranno nelle loro basi fino a nuovo ordine. Gli impegni con le parti saranno limitati.
L’escalation delle violenze
Negli ultimi dieci giorni – ha detto Mood – c’è stata un’intensificazione delle violenze armate in tutta la Siria. Questa escalation limita la nostra capacità di osservare, verificare e riferire così come quella di fornire assistenza per dialogo e piani di stabilità. Sostanzialmente, ci impedisce di portare avanti il nostro mandato”. Robert Mood,entro martedì, presenterà un rapporto con le motivazioni dettagliate che lo hanno portato alla decisione di sospendere i suoi berretti blu da ogni “missione d’osservazione” fino a “nuovo ordine”. Ed ha chiesto che le parti in campo “permettano a donne, bambini, anziani e feriti di lasciare le zone di conflitto, Homs in particolare, senza nessuna precondizione”.
L’appello del Consiglio nazionale siriano
Il principale movimento d’opposizione, il Consiglio nazionale siriano (Cns), ha rinnovato l’appello alle Nazioni Unite affinché in Siria vengano inviati caschi blu armati. Il Cns ha chiesto “che venga adottata rapidamente una risoluzione in base al capitolo VII (della sua Carta) in modo da armare gli osservatori che potrebbero in tal modo garantire la propria sicurezza e costringere il regime del presidente Bashar al Assad) a porre fine alle stragi” attuando il piano di Kofi Annan, l’inviato internazionale che da settimane lavora per trovare una via d’uscita alla crisi.
Al lavoro sul ‘fronte’ diplomatico
Si intensifica il lavoro sul “fronte” politico-diplomatico. Gli Stati Uniti hanno annunciato di aver avviato consultazioni con i partner internazionali “sui prossimi passi verso una transizione politica in Siria, come richiesto dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu”. Perché “prima avviene una transizione, maggiori sono le possibilità di evitare una sanguinosa guerra civile”. Eora a Los Cabos in Messico, dove si svolge il vertice G20 il Presidente americano Barack Obama parlerà di Siria con i colleghi russo Vladimir Putin e cinese Hu Jintao. Un’occasione per cercare di sbloccare le resistenze di Russia e Cina sul dossier.