Primo paese europeo a fare questo passo, l’Italia ha consegnato all’Argentina sessanta fascicoli riguardanti “desaparecidos di origine italiana, o di doppia cittadinanza” negli anni dell’ultima dittatura (1976-83). L’atto di consegna si è svolto durante una cerimonia a Buenos Aires presieduta dal sottosegretario Dassù e dal ministro degli esteri argentino, Hector Timerman, alla presenza delle autorità argentine, dell’ambasciatore Guido La Tella e dei rappresentanti delle madri e delle nonne di Plaza de Mayo.
Non c’è giustizia senza memoria
Nel ricordare la “grandissima vicinanza a questa tragedia” da parte dell’Italia, Dassù ha sottolineato che “non c’è giustizia senza memoria” e “questi fascicoli aiuteranno a ricostruire quelle tragiche vicende”, ha inoltre osservato Dassù, fatto ricordato anche dal ministro Timerman, il quale ha rilevato come i dati sui desaparecidos con sangue italiano aiuteranno appunto “a ricostruire la ‘mappa” della repressione” del regime militare. “Questo è un grande giorno nei nostri rapporti, è un giorno di orgoglio”, ha aggiunto il ministro argentino, ricordando “il lavoro fatto insieme dai due paesi” e ringraziando “il governo e il popolo italiani”.
Cooperazione trilaterale
Nel corso della sua missione a Buenos Aires, Dassù ha incontrato anche il viceministro Eduardo Zuain, e la responsabile dei rapporti economici internazionali Cecilia Nahon, con i quali si è discusso di come “lanciare iniziative congiunte tra Italia e Argentina nel campo dei diritti umani in Africa”. Il sottosegretario ha rilevato che “si tratta di una nuova idea di cooperazione trilaterale”, e “vorremmo per esempio fare delle cose insieme in Tunisia, se possibile in Mozambico e altri paesi dell’area africana”.
Durante la visita sono state d’altra parte fatte presenti “le preoccupazioni da parte della comunità del ‘business’ italiana nel paese. Su questo fronte – ha sottolineato il sottosegretario – ho avuto delle rassicurazioni per la definizione di un quadro di regole commerciali più certe”. “Abbiamo inoltre discusso delle reciproche percezioni sul modo in cui l’Europa sta gestendo la crisi dell’eurozona. Ho spiegato – ha concluso Dassù – perché pensiamo che alla fine l’Eurozona uscirà da questo difficile percorso più integrata e sul fatto che nel 2013 cominceremo ad avere segni di ripresa”.