L’Unione Europea rafforza la pressione su Iran e Siria, inasprendo le sanzioni contro i due paesi. La decisione è stata presa al Consiglio Affari Esteri di Lussemburgo a cui ha partecipato anche il ministro Giulio Terzi, per far tornare Teheran al tavolo delle trattative sul suo programma nucleare e perché a Damasco il regime ponga fine alla repressione.
Ashton a Stati, non inviare armi alla Siria
Per quanto riguarda la Siria, si tratta del 19mo pacchetto di sanzioni europee dall’inizio della crisi, nel marzo del 2011. Le nuove misure estendono ad altre 28 persone e due società l’interdizione dei visti e il congelamento dei beni, portando il loro numero complessivo rispettivamente a 181 e a 54. Il pacchetto Ue include anche il divieto ai propri cittadini residenti all’estero di acquistare armi per la Siria, trasportarle verso paesi terzi e fornire servizi di assicurazione a questo trasporto. L’Alto rappresentante Catherine Ashton ha spiegato che l’Unione europea “mette in guardia contro i rischi di una militarizzazione accresciuta del conflitto” in Siria e chiede a tutti gli Stati di “astenersi dall’inviare armi alla Siria e di seguire la strada della Ue mettendo un termine agli approvvigionamenti che attizzano i combattimenti”. Terzi ha sottolineato che “l’unica strada per uscire dalla crisi siriana è quella politica” e che bisogna “lavorare intensamente con tutti i Paesi della regione e in particolare con i membri del Consiglio di Sicurezza per uscire dall’attuale stallo”.
Iran: Terzi, dire stop a atomica
Nuove misure restrittive sono state decise anche in merito al programma nucleare iraniano, e particolare riguardano il settore degli idrocarburi, le transazioni finanziarie con le banche iraniane, restrizioni commerciali al settore delle telecomunicazioni e dell’energia e al trasporto marittimo. I ministri hanno deciso inoltre di aggiungere nomi e entità alla lista delle personalità alle quali sono congelati beni e il visto di ingresso nella Ue. “Il messaggio è che si deve trovare una soluzione in tempi rapidi per porre termine all’arricchimento dell’uranio a livelli compatibili con un armamento nucleare”, ha dichiarato Terzi, spiegando che “la nostra volontà è di continuare nella strada dell’approccio del ‘doppio binario’, per portare l’Iran al tavolo del negoziato in modo serio, discutendo concretamente come trovare una soluzione, nella linea del Consiglio di sicurezza dell’Onu”.
Mali: tempi rapidi per missione di pace
I ministri degli Esteri della Ue hanno chiesto che la ”pianificazione di un’eventuale missione militare nel quadro della Pesc (Politica di difesa e di sicurezza della Ue)” in Mali ”sia perseguita e approfondita in modo urgente”. La Ue ha chiesto in particolare di ”elaborare un concetto di gestione della crisi relativa alla riorganizzazione e all’addestramento delle forze di difesa del Mali”. I ministri hanno chiesto che il concetto di ‘gestione di crisi’ sia sviluppato nella riunione del 19 novembre prossimo.
Terzi, con Mosca diverse valutazioni ma si continua a lavorare
Le principali questioni in agenda sono state affrontate domenica sera anche con la Russia nel corso di una cena informale a cui ha partecipato il ministro Sergej Lavrov. ”Su temi come l’Iran, la Siria e il Sahel sono emerse chiare differenze di valutazione, anche se sul Sahel c’è una forte convergenza operativa, in particolare sullo spiegamento di una forza di pace”, ha riferito Terzi. In particolare, la Siria ”è un tema su cui bisogna continuare a lavorare”, ha sottolineato il ministro, aggiungendo: ”E’ convinzione di tutti che Brahimi debba essere sostenuto. Ho colto, con altri colleghi, indicazioni positive da parte di Lavrov. Non è interesse di nessuno che le tensioni con i paesi vicini, in particolare con Turchia e Giordania, crescano. E’ stata poi confermata la forte relazione esistente tra Russia e Turchia, e questo è un dato importante. La gestione della crisi siriana è una situazione che puo’ essere ancora oggetto di intese in direzione piu’ solida di quanto non lo sia stato finora”. “C’è la consapevolezza comune che l’unica strada per uscire dalla crisi siriana è quella politica”, ha aggiunto.