L’Italia rinnova il suo impegno nel processo di “consolidamento” dell’opposizione siriana al regime di Assad nonché nel “cercare di alleviare la grave crisi umanitaria” e dà il suo assenso all’iniziativa di “concreta solidarietà” con la Turchia con il dispiegamento dei Patriot , con funzione “esclusivamente difensiva” della frontiera sud-orientale della Nato. “Siamo estremamente preoccupati per la crisi siriana e consideriamo del tutto inaccettabili le sofferenze inferte alle popolazioni civili. Siamo impegnati nel processo di consolidamento della opposizione siriana”, ha detto il Presidente del Consiglio, Mario Monti al termine dell’incontro con il Premier libanese Najib Mikati svoltosi a Palazzo Chigi. Il premier ha rinnovato l’impegno italiano a “cercare di alleviare la grave crisi umanitaria. L’Italia ha aggiunto – ha già reso disponibile 6 milioni per lo sforzo umanitario e lavoriamo a un pacchetto che spero possa aumentare questi aiuti. Speriamo che anche a livello Ue si possa aumentare la disponibilità che ammonta a circa 120 milioni”.
“Nessuna riduzione del contingente Unifil in Libano”
Monti ha anche detto che con il premier libanese non si é parlato di “estensioni della missione Unifil” ma ha ribadito che l’Italia “non sta considerando ulteriori riduzioni numeriche del nostro contingente in Libano perché riteniamo che la forza Unifil sia più necessaria che mai, data la situazione nella regione”.
“Solidarietà concreta”Nato con la Turchia
Il ministro Giulio Terzi, che ha partecipato alla due giorni della Ministeriale Nato, che ha avuto al centro della sua agenda dei lavori proprio la situazione in Siria, ha spiegato che il dispiegamento dei Patriot in Turchia il cui comando é affidato alla Nato, serve solo a dimostrare solidarietà concreta con la Turchia, paese nella Nato, è “esclusivamente” e “non ha nulla a che vedere con l’instaurazione di “no-fly zone” o di ipotesi di preparazione di azioni militari contro il regime siriano”.
“Inaccettabile” l’uso delle armi chimiche
La fine del regime di Bashar al Assad“sembra vicina”, ha detto Terzi. E se Damasco decidesse per disperazione, o per allargare il conflitto all’esterno, l’uso di armi chimiche, ciò – ha sottolineato il Ministro – sarebbe “assolutamente inaccettabile”, mentre per il suo collega francese Laurent Fabius la reazione sarebbe “severa”.Sulla stessa lunghezza d’onda il britannico William Hague che ha parlato di possibili “serie conseguenze”. E il Segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen ha detto: “Sappiamo che hanno i missili” e che hanno “le armi chimiche”. Una linea rossa, quella del possibile uso di gas nervino, invalicabile anche per la Russia. Con il Ministro degli esteri Sergei Lavrov che a Bruxelles, dopo l’incontro nell’ambito del Consiglio Nato-Russia, ha avvertito come “l’uso di armi di distruzione di massa avrebbe implicazioni gravi” aggiungendo che la Russia “non accetterebbe alcuna violazione dei trattati internazionali” se la Siria le usasse.