Anche quest’anno Assolombarda ha presentato i risultati dell’indagine annuale sui processi di internazionalizzazione delle imprese dell’area milanese, che ha coinvolto circa 3.600 imprese associate. In occasione della presentazione, il Vicepresidente dell’Associazione, Giuseppe Castelli ha sottolineato come la proiezione all’estero sia diventata non solo una scelta, ma una necessità. Infatti Il 63% delle imprese che hanno partecipato all’indagine ha dichiarato di avere rapporti con l’estero, in particolare il 90% di queste è impegnato in attività di esportazione. Sostanzialmente analoga (62%) la quota di imprese per le quali i mercati esteri rappresentano anche una fonte di approvvigionamento di materie prime, semilavorati, prodotti finiti e servizi.
Limitata la presenza diretta
Più limitata invece la presenza diretta all’estero attraverso uffici di rappresentanza, filiali commerciali, joint venture o centri di assistenza tecnica che riguarda il 15% delle aziende. Il 9% è presente con filiali produttive e il 5% con centri di ricerca e sviluppo. Export La quota di fatturato generata dall’attività di esportazione incide in modo rilevante sull’attività. In particolare, per più di un terzo delle imprese intervistate i mercati esteri rap presentano più del 50% del fatturato complessivo. Si tratta di una quota in continua crescita: dal 29% nel 2010 ha superato il 34% nel 2012. Le imprese per le quali i mercati esteri sono addirittura più importanti di quello italiano appartengono soprattutto al settore manifatturiero (38%).
L’incidenza del fatturato estero
La quota è più ridotta nei servizi (18%), ma il dato medio, che include tutte le aziende che hanno un’attività internazionale, segue lo stesso trend. Nel 2012, infatti, l’incidenza del fatturato estero ha raggiunto in media il 37%, con una crescita del 2,8% dal 2011. Il dato varia a secondo della dimensione aziendale e del settore di attività: è pari al 30% nelle micro imprese, è inferiore al 40% nelle piccole e sfiora il 50% nelle medie. Torna su livelli inferiori (40%) nelle grandi imprese. Il settore più export oriented è l’industria meccanica, dove mediamente le aziende esportano più della metà del loro fatturato. Seguono elettronica e alimentare, con un peso superiore al 40% e il sistema moda, la cui quota sfiora il 40%.
Mercati di sbocco
Ulteriori dettagli sulla localizzazione geografica dei mercati di sbocco sono stati forniti da una parte delle imprese intervistate (circa 650). Dai dati emerge che il Paese caratterizzato dalla maggiore concentrazione è la Francia, dove più della metà (52,9%) ha dichiarato di essere attiva. Seguono Germania (48,2%), Spagna (38,9%) e Regno Unito (29,5%). I primi quattro posti della graduatoria sono quindi occupati da Paesi Europei. Tra i cosiddetti BRIC il primo Paese è la Cina (20,5%) seguita a breve distanza dalla Russia (19,5%) e da Brasile (12,1%) e India (9,7%). Altre due importanti aree geografiche sono rappresentate dagli USA (28,7%) e dalla Svizzera (27,5%).
Dinamica del fatturato
Questa proiezione internazionale è servita, ma solo in parte, ad attenuare per le imprese l’impatto della crisi. Solo un terzo delle imprese internazionalizzate (32%) ha registrato un aumento del fatturato rispetto al 2011. Per il 31% delle imprese è rimasto invariato, mentre il 38% ha subito una riduzione. In generale il fatturato destinato ai mercati esteri è aumentato per il 42% delle imprese e diminuito per il 28%. Nel mercato italiano, comunque, le cose sono andate peggio: il fatturato è aumentato solo per il 22% delle imprese, mentre è peggiorato per quasi la metà (48%).
Acquisti
L’Europa è la principale area nella quale le imprese milanesi internazionalizzate ricercano i fornitori esteri. La vicinanza geografica gioca indubbiamente un ruolo ampio in questa scelta. Nello scenario europeo, in particolare, spicca la Germania (43,7%), seguita dalla Francia (23,8%) e dal Regno Unito (15,7%).