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Costruzioni, fatturato imprese cresce all’estero

C’è un mercato, nel tempo della crisi e della disoccupazione dilagante, che registra segno positivo con effetti benefici non solo per l’economia italiana, ma per l’immagine stessa dell’Italia nel mondo: quello del mercato estero per le imprese di costruzione nostrane. Ad affermarlo è il rapporto Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili) del 2013 sull’industria delle costruzioni nel mondo, presentato oggi alla Farnesina alla presenza, tra gli altri, del viceministro degli Esteri Marta Dassù e del Segretario Generale della Farnesina Michele Valensise.


In ultimi otto anni fatturato realizzato oltreconfine triplicato


Secondo il rapporto, il fatturato prodotto all’estero nel 2012 dalle imprese è aumentato dell’11,4% nello stesso anno in cui quello prodotto sul mercato interno ha registrato una perdita del 4,2% segnando il punto più basso per il settore delle costruzioni. La forbice tra il trend nel mercato interno e in quello estero, del resto, è da tempo in via di allargamento. Negli ultimi 8 anni il fatturato realizzato oltreconfine è triplicato: + 200% circa, con un salto da 2,955 a 8,7 miliardi ed una crescita media annua del 14,5%. E a ciò va aggiunto che dal 2009 per un numero sempre maggiore di imprese l’estero ha rappresentato oltre il 50% del fatturato totale, a testimonianza della crescente importanza dello sbocco extra-italiano per il settore. Settore che rappresenta anche uno dei pilastri della diplomazia economica messa in atto dalla Farnesina.


Valensise, dimensione economica diplomazia assolutamente prioritaria


“Sono convinto che la dimensione economica della diplomazia sia assolutamente prioritaria” soprattutto “in un momento non facile per il Paese”, ha rimarcato il Segretario Generale Michele Valensise, secondo il quale quello delle costruzioni è un settore “di grande dinamismo, di andamento molto promettente in termini di fatturato” ed è un “settore simbolo del made in Italy” nel mondo. A riguardo, “il nostro compito è sostenere quanto più possibile un importantissimo segmento dell’economia italiana quando si affacci all’estero” e “cercare nuove forme di collaborazione e di lavoro congiunto all’estero”, ha sottolineato Valensise, alle cui parole hanno fatto eco quelle del presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti, secondo il quale i dati del rapporto rappresentano “risultati incredibili, anche perché in Italia va molto male, e ci stanno portando a mantenere molte aziende che sul solo terreno interno non sopravvivrebbero”.


Ance, imprese italiane presenti in 88 Paesi, 12 mld di nuove commesse


Proprio il rapporto di collaborazione tra Farnesina e Ance (Associazione nazionale costruttori edili) ha reso possibile raggiungere 25 Paesi con missioni imprenditoriali di grande successo. Gli obiettivi per il 2014 sono ancora più ambiziosi: Paesi Asean, del Medio Oriente, dell’Africa subsahariana, del Nord America e del Centro Asia, sono i mercati a cui si punterà nei prossimi mesi. Mentre, per quanto concerne il 2012, il rapporto evidenzia come siano 88 i Paesi che hanno visto la presenza di imprese italiane. Il portafoglio delle nuove commesse (12 miliardi in totale) delle nostre imprese nel mondo resta ampio in Europa extra Ue (26%), seguita da Medio oriente (15,6%), Sud America (15,4%), Ue (12%), Africa Sub-Sahariana (10,2%) e Nord America (10%). Nove i Paesi del tutto nuovi per il settore: dall’Irlanda a Cipro, dalla Thailandia al Canada fino alle nuove frontiere Camerun, Zambia, Guinea, Costa d’Avorio e Malawi. E tutto ciò – si legge nel rapporto – nonostante due crescenti difficoltà emerse nel corso del 2012: le condizioni del credito, fortemente penalizzanti per le imprese di medie dimensioni e il portarsi dell’instabilità politica ed economico di regioni che sono tra i naturali sbocchi delle nostre Pmi, come i Paesi del Mediterraneo.


Da autostrade a ospedali, la crescita fondamentale delle concessioni


Il risultato finale, comunque, resta positivo e una crescita fondamentale riguarda le concessioni: autostrade, ospedali, impianti energetici e acquedotti, dove le imprese italiane hanno creato delle solide partnership con i più grandi player internazionali del settore e con le più importanti istituzioni finanziarie mondiali (fondi e banche d’investimento). Si parla di contratti del valore di 63 miliardi di euro nell’ambito di raggruppamenti internazionali, di cui 11,5 appannaggio delle imprese italiane.