Dieci anni dopo la tragedia di Nassiriya, l’Italia non dimentica. Da Roma a Baghdad, tutto il Paese ha ricordato le vittime della base italiana Maestrale, attaccata il 12 novembre 2003 da un camion e da un’ auto-bomba che riuscirono a forzare il posto di blocco all’entrata, proseguendo la sua corsa fino alla palazzina che ospitava il dipartimento logistico italiano e provocando una strage. Persero la vita 19 italiani: 12 Carabinieri, 5 militari dell’Esercito e due civili. E oggi, oltre alle commemorazioni svoltesi in tutta la penisola, anche l’Ambasciata d’Italia in Iraq ha voluto ricordare gli italiani caduti nella base che ospitava i componenti dell’operazione Antica Babilonia in occasione del decennale della strage. Alla cerimonia hanno partecipato il Vice Ministro degli Esteri iracheno Al-Kharaillah, originario proprio di Nassiriya, diversi Capi missioni e un gruppo di italiani che lavora in Iraq, oltre al personale dell’Ambasciata e ai Carabinieri in servizio, inclusi due reduci di Nassiriya.
Ambasciatore Marotti, in Iraq ogni giorno il dolore si aggiunge al dolore
Durante la cerimonia è stato anche inaugurato un monumento alla memoria che riproduce un sigillo sumero con incisi i nomi dei caduti, scritti anche nei caratteri cuneiformi. La commemorazione è stata aperta da una preghiera del Nunzio Apostolico in Iraq, Mons. Giorgio Lingua, al quale è seguito l’intervento dell’Ambasciatore italiano Massimo Marotti. “In Iraq ogni giorno si continua a morire e il dolore si aggiunge al dolore. Commemorare chi è morto dieci anni fa può sembrare un paradosso. Ma chi soffre comprende il significato del dolore altrui, e il bisogno di non dimenticare. L’Italia non dimentica”, ha sottolineato l’ambasciatore Marotti ricordando la forte esplosione che, dieci anni fa, “segnò la morte di molti italiani, militari e civili, e di alcuni cittadini iracheni”.
Dieci anni dopo la strage cooperazione Italia-Iraq ha raggiunto livelli inimmaginabili
E dieci anni dopo, “la cooperazione tra Italia e Iraq ha raggiunto livelli inimmaginabili nel 2003 e contribuisce al progresso e alla stabilità. Da allora centinaia di italiani hanno collaborato con l’Iraq in tanti settori, dall’archeologia e dalla tutela del patrimonio culturale iracheno all’energia, ai trasporti, alla gestione delle acque, alla protezione dell’ambiente, all’irrigazione”, ha spiegato il diplomatico italiano rimarcando come a Nassiriya sia “ancora vivo il ricordo degli italiani che hanno lavorato nella provincia”.
Un monumento alla memoria in occasione del decennale della strage
Prima di concludere la cerimonia con la lettura dei nomi dei caduti, l’Ambasciatore Marotti si è soffermato sul monumento fatto erigere per il decennale. “Volevamo ricordare a Baghdad quegli italiani, a 10 anni di distanza, e per farlo abbiamo cercato di realizzare qualcosa che simbolicamente potesse legare il loro nome e la terra dove sono morti. Per gli italiani l’Iraq è la terra attraversata dai due grandi fiumi che hanno alimentato la storia della civiltà. L’Iraq è la terra dove è stata inventata la scrittura, e con essa è stato inventato il modo di dare forma ai valori, alle idee ai sentimenti in cui si esprime il senso dell’umanità”, ha evidenziato il diplomatico.
Commemorazioni anche in Afghanistan, a Kabul e Herat
Ma le commemorazioni per i caduti di Nassiriya – che il presidente Giorgio Napolitano oggi ha definito vittime “di una inaccettabile e vile barbarie” – al di fuori dei confini italiani non si sono limitate all’Iraq. In Afghanistan, a Kabul e Herat, i militari italiani hanno infatti, anche loro, ricordato la strage. “Oggi è una data dolorosa che ricorda, nel suo decimo anniversario, i nostri connazionali caduti in terra irachena”, ha detto il generale di corpo d’armata Giorgio Battisti, capo di stato maggiore della forza internazionale Isaf, nel corso di una breve cerimonia a Kabul. “Dobbiamo stringerci – ha aggiunto il generale – in un grande abbraccio alle famiglie di questi caduti: mogli, madri, padri, fratelli, figli che sono stati privati dell’affetto e del sostegno dei loro cari. Queste persone sono dei veri e propri eroi, con la dignità del loro comportamento sono un esempio per tutti noi”.