La questione dei marò non è una questione bilaterale fra Italia e India, ma coinvolge Ue e Nato (che si sono schierate a fianco dell’Italia) e riguarda il rispetto delle convenzioni anti-terrorismo e delle decisioni Onu sulle missioni anti-pirateria. E’ questo il concetto centrale dell’intervento di giovedì a Camera e Senato della Ministra degli Esteri Emma Bonino sulla questione marò, richiesto con urgenza dai leader parlamentari dopo le affermazioni di mercoledì del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che aveva definito la vicenda un affare bilaterale fra Italia e India.
Bonino: processare come terroristi due militari mette in gioco norme internazionali
Per Bonino, Ban ha “seguito meccanicamente la procedura Onu sulle controversie fra stati” e ha parlato con “malintesa prudenza” e “altruismo irrilevante”. La richiesta del procuratore generale indiano di applicare la legge anti-terrorismo (Sua Act) nel processo ai marò “ha modificato i termini della questione”, ha commentato la Ministra. “Le convenzioni dell’Onu e le risoluzioni sulla sicurezza hanno alla base l’esigenza condivisa di lottare contro il terrorismo – ha spiegato Bonino – e devono anche eliminare abusi sulla definizione di questo”. La Corte Suprema indiana si pronuncerà il 18 febbraio sul capo di imputazione di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Ma per la Ministra, processare come terroristi due militari impegnati in una missione internazionale anti-pirateria, prevista dalle convenzioni internazionali sulla sicurezza e da due decisioni dell’Onu, mette in gioco il rispetto delle norme internazionali.
Ue e Nato in campo con Italia
“Non siamo i soli preoccupati – ha spiegato Bonino -. La Ue è scesa in campo per aiutare l’Italia da un uso abusivo della definizione di terrorismo, con l’intervento di Barroso e due lettere al governo indiano dell’Alto rappresentante Ashton. Il segretario generale della Nato proprio ieri ha condiviso la preoccupazione sull’influenza che la vicenda marò potrebbe avere sulle missioni internazionali”. Mercoledì a New York si è tenuta una riunione del coordinamento dei 28 paesi dell’Ue, che hanno dato piena adesione e solidarietà alla posizione dell’Italia e hanno deciso un nuovo intervento sul segretario generale. Per la Ministra “non è più una disputa fra due stati, c’è una massa critica di stati che solleva un problema di principio fondamentale. E’ una questione che coinvolge Ue e Nato. Sono in gioco principi di fondo sulle convenzioni antiterrorismo e su due decisioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu che ha autorizzato le missioni anti-pirateria”.
Colloquio Bonino-Ban: Segretario Generale, interverrò su India
Bonino ha spiegato che subito dopo la diffusione delle affermazioni di Ban (rilasciate a un giornalista), l’ambasciatore italiano all’Onu ha avuto mercoledì un incontro con il segretario generale. Il nostro rappresentante ha messo in luce le ripercussioni negative che la decisione della magistratura indiana potrebbe avere sulle missioni internazionali e il segretario generale ha espresso “preoccupazione” per l’eventuale applicazione del Sua Act in questa vicenda. Nella serata di mercoledì la Ministra ha parlato direttamente con Ban: “Ho ottenuto comprensione e assicurazione di un suo intervento sulle autorità indiane”, ha dichiarato Bonino.
Giurisdizione India illegittima
La Ministra ha ribadito la posizione dell’Italia sulla vicenda: “I fucilieri erano inquadrati in una operazione di pirateria conforme alle convenzioni e a due decisioni dell’Onu. Abbiamo contestato la legittimità dei giudici indiani, la cui giurisdizione è stata applicata in violazione delle norme internazionali”.
Ricorso a Onu su diritti umani Marò violati
“Naturalmente le nostre azioni future saranno valutate anche alla luce della decisione del 18 febbraio” della Corte Suprema indiana, ha precisato Bonino. “Da gennaio abbiamo sottolineato con l’Onu l’aspetto dei diritti umani”, ha aggiunto, dato che i fucilieri sono bloccati in India da due anni senza un capo di imputazione. Su questo aspetto della vicenda “siamo in contatto con il commissario per i diritti umani, Navi Pillay”.