“Una gara che mi diverte ma che mi mette anche ansia”. E’ un Paolo Virzi’ sincero ed emozionato, soprattutto considerando la recentissima scomparsa della madre, quello che a Londra ha lanciato la prima nella capitale britannica de Il capitale umano. “Siamo curiosi dell’effetto che questo film produrra’ sull’audience anglosassone – ha aggiunto il regista – e gia’ a New York abbiamo notato che questo e’ un noir e un thriller che allo stesso tempo divertiva”. Ora, appunto, la “gara” per l’Oscar, il film di Virzi’ concorre con altri film italiani e con altre decine, “ma alcuni di questi candidati sono veramente validi”, ha precisato il regista toscano. “Questa gara mi mette ansia perche’ mi carica di responsabilita’, perche’ il nostro cinema e’ pieno di problemi da quelli finanziari a quelli delle strutture, con le sale che chiudono. Ma il cinema italiano e’ miracolosamente vivo e ogni anno si registra una manciata di pellicole veramente valide”. Il capitale umano oggi viene appunto proiettato in una sottosezione italiana del Raindance Film Festival, una istituzione cinematografica londinese dalla lunga tradizione e dedicata al cinema indipendente. Fino al 5 ottobre, nei locali del cinema Vue a Piccadilly, la 22esima edizione del Raindance portera’ in scena anche altre pellicole italiane.
Si va da Il capitale umano, appunto, a Il Sud e’ niente di Fabio Mollo, da In grazia di Dio scritto da Alessandro Valenti a Come il vento, di Marco Simon Puccioni. “Il mio film – ha continuato Virzi’ – presenta uno sguardo molto curioso sul nostro Paese e sulla ricca provincia del nord, si va dal tema del denaro a quello dell’angoscia, a quello del rimanere a galla”. E Virzi’ ammette una sottotraccia comune con La grande bellezza di Paolo Sorrentino, anche se fra loro non pare esserci rivalita’: “Lui e’ un mio caro amico, lo ammiro tanto, ma facciamo un cinema diverso, abbiamo una diversa visione, la sua piu’ visionaria, la mia piu’ realistica. Ma siamo fratelli, abbiamo molte piu’ cose in comune che non differenze”. Infine, un pensiero all’Italia rappresentata nel suo ultimo lavoro: “Non e’ l’Italia di Renzi, abbiamo pensato a un preciso momento storico, il Natale del 2010. E’ il canto del cigno dell’Italia berlusconiana, possiamo dire”.