L’Universita’ di Udine e il ministero degli Esteri hanno donato il primo laboratorio di restauro archeologico di un museo del Kurdistan iracheno. L’iniziativa, destinata al museo archeologico di Dohuk, ha avuto luogo nel quadro del progetto di formazione “Terra di Ninive”, finanziato dalla Task Force Iraq della Farnesina e condotto dall’ateneo friulano sotto la direzione di Daniele Morandi Bonacossi. All’inaugurazione hanno partecipato, fra gli altri, il governatore della provincia di Dohuk, Farhad Atrushi, e il console italiano a Erbil, Carmelo Ficarra. Attualmente il laboratorio e’ coordinato da Isabella Finzi Contini, restauratrice della missione archeologica dell’Universita’ di Udine nel Kurdistan iracheno. La studiosa italiana e’ impegnata nel restauro degli oggetti piu’ importanti custoditi nel museo archeologico di Dohuk e nella formazione di restauratori locali che dovranno gestire il laboratorio. Fra gennaio e marzo di quest’anno l’ateneo udinese ha svolto quattro corsi di formazione rivolti allo staff della direzione delle Antichita’ di Dohuk, dedicati alle metodologie e tecniche dello scavo e della ricognizione archeologica, alla bioarcheologia, alla geoarcheologia e all’illustrazione archeologica. Il corso di restauro dei materiali archeologici concludera’ le attivita’ di formazione del progetto.
Primo laboratorio di restauro archeologico di un museo del Kurdistan iracheno
Parallelamente, l’universita’, in collaborazione con l’Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), sta elaborando un progetto di musealizzazione all’aperto dell’immenso e unico sistema di irrigazione costruito all’inizio del VII secolo a.C. dal sovrano assiro Sennacherib per irrigare la piana di Ninive, capitale dell’impero assiro, e portare l’acqua alla metropoli. Nell’Iraq settentrionale, dal 2012 l’universita’ friulana e’ protagonista di un importante lavoro di censimento, catalogazione, tutela e valorizzazione dell’immenso patrimonio culturale del Kurdistan iracheno “regione – sottolinea Daniele Morandi Bonacossi – minacciata da vicino dalle distruzioni iconoclaste dell’Isis”. L’inaugurazione del laboratorio costituisce un momento cruciale e simbolico, “e’ la migliore risposta che la comunita’ scientifica possa dare alla pulizia etnica e culturale portata avanti con sistematica ferocia e continuita’ dal califfato islamico”.