‘Libere’ e’ il titolo di una mostra inaugurata all’Istituto Italiano di Cultura di Belgrado e che presenta le opere di tre giovani e promettenti artiste serbo-croate: i dipinti di Mina Radovic, le sculture di Katarina Pavlovic – entrambe belgradesi – e le fotografie di Maja Planinac, croata di Pola.
Un’esposizione al femminile aperta significativamente ieri 10 marzo, 70/mo anniversario del diritto di voto concesso alle donne in Italia. E quasi in coincidenza con l’8 marzo Giornata internazionale della donna. Elementi questi sottolineati nella cerimonia di apertura della mostra, organizzata da Confindustria Serbia e dall’Istituto italiano di cultura.
L’evento ha voluto segnare l’avvio di una collaborazione fra le due istituzioni, che nei rispettivi campi contribuiscono all’affermazione e alla promozione dell’impresa e della cultura dell’Italia in Serbia. All’inaugurazione – cui ha fatto seguito un aperitivo offerto da alcune aziende associate a Confindustria Serbia – sono intervenuti l’ambasciatore d’Italia a Belgrado Giuseppe Manzo, il presidente di Confindustria Serbia Erich Cossutta, il direttore dell’Istituto italiano di cultura Davide Scalmani.
I dipinti di Mina Radovic, le sculture di Katarina Pavlovic – entrambe belgradesi – e le fotografie di Maja Planinac, croata di Pola
Maja Planinac, Katarina Pavlovic e Mina Radovic, sono tre giovani artiste serbe. Ai loro freschi sguardi si offre il mondo di oggi filtrato da idee, emozioni e riflessioni cui vale la pena di dare spazio per cercare di capire il loro rapporto con il nostro tempo. Una fotografa, una scultrice e una pittrice. Le loro opere sono qui davanti ai nostri occhi, libere di raccontarsi attraverso il linguaggio artistico e poetico.
“Libere”, titolo che richiama lo spirito di spontanea collaborazione a cui la mostra collettiva si ispira, intende dare espressione alla volonta’ di creare e sognare, di lottare e cambiare, in una parola, di innovare, di tre artiste. C’e’ molta storia dell’arte italiana e europea nella loro formazione artistica ma cio’ che piu’ conta e’ la loro capacita’ di produrre quel valore che da’ senso alla promozione culturale come ad ogni altra intrapresa umana.