“Maestri italiani del disegno grafico”. E’ questo il titolo di una mostra, organizzata dall’Istituto italiano di cultura (Iic) di Santiago del Cile in collaborazione con Aiep Universidad Andre’s Bello, che si terra’ nella capitale del paese latino americano dal 23 marzo al 2 aprile. Si tratta di un percorso didattico attraverso la storia del graphic design, che in Italia fiori’ grazie al lavoro creativo di alcuni grandi maestri, il quale prende come punto di partenza la nascita e la diffusione del cartello pubblicitario all’inizio del XX secolo. A questo proposito, verra’ mostrata l’evoluzione del disegno, inevitabilmente segnata da cambiamenti tecnologici che portano dalla rigidezza iniziale verso le infinite possibilita’ del mondo virtuale e della composizione digitale. Cosi’ – riporta il sito internet dell’Istituto – maestri del livello di Armando Testa, Bruno Munari, Pino Tovaglia, Filippo Marinetti, Fortunato Depero, Elio Fiorucci, riempiranno le pareti della sala espositiva del Iic in un tour che vuole sottolineare l’influenza del design italiano nel mondo. nel nostro paese la storia del manifesto commissionato dall’industria porta il nome delle officine grafiche Ricordi. Nell’atelier, costituitosi nel 1896, lavoro’ un gruppo di artisti diretto da Adolfo Hohenstein. Il sodalizio con la ditta Mele, per la quale le Officine Grafiche realizzo’ una serie di manifesti per circa venti anni, nacque in un clima caratterizzato dal lavoro di equipe, in cui gli artisti lavoravano fianco a fianco con i tecnici riproduttori.
“Maestri italiani del disegno grafico”
Per i magazzini Mele furono realizzati centinaia di manifesti. Il linguaggio dei primi cartellonisti e’ liberty, e le immagini sono ancora allegoriche (per esaltare l’industria spesso si fa ricorso alla mitologia). Poi, negli anni’20 i manifesti cominciarono a riflettere le molteplici influenze artistiche dell’epoca: futurismo, cubismo, surrealismo, dadaismo, Art De’co. In questo periodo In Italia, si distinse la produzione di Fortunato Depero, caratterizzata da grande inventiva e precisione di disegno e si affermo’ l’uso di stampare manifesti per il cinema e la progettazione grafica di manifesti comincio’ a essere riconosciuta come genere artisticamente autonomo. Nell’era fascista il cartellonista piu’ rappresentativo fu Gino Boccasile: illustro’ i costumi della societa’ italiana di regime, seguendo l’evoluzione del gusto e delle mode, e si presto’ a farsi portavoce della retorica propaganda fascista durante la seconda guerra mondiale. Nel secondo dopoguerra, infine, il manifesto conobbe una stagione di grande fermento, alla quale concorsero con le loro opere alcuni artisti di fama mondiale: da Pablo Picasso a Salvador Dali, passando per Henri Matisse, Max Bill e Roy Lichtenstein.