Il Mediterraneo, con particolare attenzione alla Libia, è stato al centro dell’agenda del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nel mese di novembre in cui l’Italia ha assicurato la presidenza di turno. Ed è con “soddisfazione” che l’ambasciatore italiano all’Onu Sebastiano Cardi traccia un bilancio in chiusura di questo impegno, visto che i quattro dossier su cui puntava la diplomazia italiana erano proprio Mediterraneo, Libia, traffico di esseri umani e tutela del patrimonio culturale.
Un mese in cui l’Italia è stata rappresentata ai massimi livelli nell’organo esecutivo dell’Onu, con la presenza del ministro Angelino Alfano e del sottosegretario Vincenzo Amendola, e in cui si sono tenuti 7 incontri formali e 13 consultazioni che hanno portato all’adozione di sette risoluzioni.
Tra il primo briefing, quello dell’Alto Commissario per i rifugiati Filippo Grandi, e l’ultimo, dedicato alla protezione dei beni culturali in zone di guerra, si è snodata una serie di impegni che ha toccato molti dei temi dell’agenda internazionale, dal Myanmar, alla Repubblica Centrafricana, dalla pirateria al largo della Somalia alla Siria. Ma diversi appuntamenti sono stati dedicati al peacekeeping, al traffico di esseri umani , alla guerra in Iraq contro Daesh – un’ufficiale dei carabinieri ha riferito sull’addestramento da parte dell’Arma delle prime cento donne della polizia locale – e appunto alla Libia. L’ambasciatore Cardi ha ricordato tra l’altro la recente intesa tra le autorità libiche e l’Unhcr, per agevolare le attività di quest’ultima a favore dei migranti più vulnerabili e bisognosi di protezione internazionali, raggiunta grazie al lavoro dell’ambasciata italiana a Tripoli. Per quanto riguarda il Mediterraneo, l’ambasciatore ha sottolineato che è un dovere per paesi come l’Italia aiutare a preservare il patrimonio culturale, così come la pace.