Una nuova Legge che regola il comparto agricolo ponendo l’accento su temi di stretta attualità è stata approvata in Giappone con l’obiettivo di affrontare anche alcune criticità strutturali. Il provvedimento approvato dal Parlamento – “Legge quadro sull’Alimentazione, l’Agricoltura e i Territori Rurali” – introduce importanti innovazioni, provvede al riordino e al rafforzamento delle politiche agricole, specie quelle destinate ad influire maggiormente sul futuro del settore, e tocca temi sensibili, come la sicurezza alimentare, la sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle attività agricole e la trasformazione digitale. La legge fornisce inoltre nuovi strumenti per contrastare il cronico calo della popolazione agricola, problema costante per il Giappone.
Più nel dettaglio, in tema di sicurezza alimentare, la nuova impostazione supera il precedente approccio fondato sulla stabilità degli approvvigionamenti e su interventi rivolti al sostegno del mercato interno, per orientarsi su politiche di più ampio respiro, in grado di fare fronte agli shock esogeni, come i disastri naturali, le pandemie, gli effetti dei cambiamenti climatici, l’incertezza degli scenari geopolitici e i recenti conflitti. Tra le misure, sono previsti incentivi destinati ad aumentare la produzione interna e ridurre la forte dipendenza dalle importazioni (in particolare di frumento, fagioli di soia e mangimi). Prevista poi la diversificazione dei mercati di approvvigionamento, l’ampliamento degli stock di emergenza e la creazione di un marchio Giappone teso a sostenere le esportazioni e a ridurre la dipendenza dalle importazioni attraverso il riorientamento delle produzioni.
La promozione del “brand Giappone” è collegata anche al tema della sostenibilità ambientale, sociale ed economica dell’agricoltura. In questo ambito, la riforma punta a un maggior allineamento di Tokyo alle politiche ambientali dei Paesi più all’avanguardia nella protezione ambientale prevedendo una maggiore sensibilizzazione di tutti gli attori coinvolti: dagli operatori del settore ai consumatori finali. Questi ultimi sono chiamati a contribuire, in ultima istanza, al sostegno dei costi di produzione, sempre crescenti a causa dell’impennata dei prezzi dell’energia, della progressiva svalutazione dello yen e delle avversità climatiche sempre più frequenti.
Compensare il calo della manodopera e creare valore aggiunto sono due degli obiettivi sottostanti alla transizione digitale del settore. In tale ambito, le nuove tecniche di lavorazione e sistemi di distribuzione innovativi, il risparmio energetico e l’incremento della produzione grazie alle tecniche transgeniche, nonché l’utilizzo di droni o trattori a trazione auto-assistita sono solo alcuni degli strumenti innovativi messi in campo dalla nuova Legge. Poiché gli alti costi hanno di fatto finora impedito una reale penetrazione sul campo di molte di queste tecnologie, sono stati individuati strumenti integrativi alla Legge quadro (per esempio, la “Legge per la promozione dell’utilizzo dell’agritech a favore dell’incremento di produzione agricola”) che prevedono prestiti agevolati o accordi di comodato d’uso tramite le associazioni agricole.
Più in generale, la nuova Legge quadro modifica in modo sostanziale – 25 anni dopo l’ultimo grande intervento emendativo del 1999 – la normativa preesistente risalente al 1961, considerata non più adeguata alle attuali condizioni sia interne che esterne. Negli ultimi anni, infatti, fattori come l’abbassamento del tasso di autosufficienza alimentare, l’invecchiamento della popolazione agricola, l’inefficacia dei sussidi statali, unitamente a fattori esterni, come i nuovi assetti geopolitici, la vulnerabilità delle rotte commerciali, l’aumentata sensibilità verso le problematiche ambientali, hanno contribuito a ridurre il peso dell’agricoltura sull’economia giapponese. Nel 2022, l’incidenza del settore sul Prodotto interno lordo (PIL) è stata pari solo allo 0,86% (1,02%, se si includono anche i prodotti della pesca e quelli forestali). Malgrado ciò, l’agricoltura permane una delle attività fondamentali del Paese e la coltivazione di determinati prodotti, come il riso, continua ad essere ritenuta un elemento essenziale dell’identità nazionale.
La riforma rappresenta, in definitiva, un importante passo verso il rafforzamento del settore. Malgrado il suo potenziale produttivo, infatti, il Giappone non raggiunge l’autosufficienza alimentare e importa quasi il 60% del proprio fabbisogno. La produzione agricola complessiva, pari a circa 65 miliardi di euro nel 2022, è incentrata in prevalenza sull’allevamento (che copre il 39% della produzione totale), sui prodotti orticoli (pari al 25%), sul riso (pari al 15%) e sulla frutta (pari al 10%).
Quanto alle relazioni commerciali tra l’Italia e il Giappone, nel 2023 l’agroalimentare si è confermato tra i principali settori dell’export italiano: con un valore di esportazioni agroalimentari di oltre 1 miliardo di euro, nel 2023 l’Italia è stato il terzo Paese fornitore del Giappone tra gli Stati membri dell’Unione Europea, dopo la Francia e la Spagna. Per converso, le esportazioni di prodotti agroalimentari giapponesi verso l’Italia hanno raggiunto i 29,3 milioni di euro.