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Thailandia, geografia e diversità fanno da cerniera tra Oriente e Occidente

Thailandia
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Con una popolazione di circa 72 milioni di abitanti, la Thailandia è una delle principali economie del Sud-est asiatico e un attore chiave nella regione. Situato strategicamente tra il Myanmar, il Laos, la Cambogia e il Golfo di Thailandia, il Paese ha vantato negli ultimi decenni una crescita economica sostenuta e una diversificazione industriale che ne fanno un mercato di grande interesse per gli investitori internazionali e italiani.
La Thailandia è caratterizzata da una ricca diversità culturale, con una popolazione composta da vari gruppi etnici, tra cui tailandesi, cinesi, malai e le cosiddette “hill tribes”. Questa pluralità culturale si riflette nelle tradizioni, nelle lingue e nelle pratiche quotidiane, rendendo il Paese un crocevia di influenze asiatiche. L’immensa capitale, Bangkok, con oltre 10 milioni di abitanti, è il cuore pulsante del Paese, emblema di modernità e tradizione che convivono armoniosamente.

 

L’economia thailandese: tra sviluppo industriale e resilienza
La Thailandia è uno dei principali attori economici nel Sud-est asiatico. Il Paese ha saputo trasformare la sua posizione geografica chiave in un vantaggio economico, diventando una sorta di cerniera tra Oriente e Occidente e snodo cruciale per il commercio globale. Un ruolo che il governo mira a rafforzare ancora di più, per esempio mediante l’ambizioso progetto di “Land Bridge” nel Sud del Paese, ossia il piano di costruzione di un corridoio ferroviario e autostradale che unirebbe le coste del Golfo di Thailandia con quelle del Mar delle Andamane, aprendo una rotta alternativa al già congestionato Stretto di Malacca.

Negli ultimi decenni, la Thailandia ha assistito a una rapida industrializzazione, passando da un’economia a fortissima componente agricola a un’economia diversificata e caratterizzata da una forte presenza di industrie manifatturiere e tecnologiche. Questo cambiamento è stato catalizzato dall’apertura del Paese agli investimenti esteri, in particolare giapponesi, dopo l’accordo di Plaza del 1985 che ha svalutato il dollaro USA, rendendo più competitivo il mercato tailandese.

La resilienza economica della Thailandia si è manifestata durante crisi globali come la crisi finanziaria asiatica del 1997 e la crisi finanziaria globale del 2008. Nonostante i gravi impatti iniziali, il Paese è riuscito a riprendersi rapidamente grazie agli investimenti infrastrutturali precedenti e a un’economia molto votata alle esportazioni. L’adesione alla disciplina fiscale e la prudenza nell’espansione economica hanno contribuito a stabilizzare l’economia.

Oltre all’industria manifatturiera, la Thailandia rimane uno dei principali esportatori di riso, un prodotto essenziale per la sicurezza alimentare globale, e ha sviluppato un settore turistico di rilievo, rappresentando circa il 20% del PIL nazionale nel 2019. Sebbene la pandemia abbia colpito duramente il turismo, il Paese sta vedendo una ripresa grazie anche a una crescente presenza di “nomadi digitali”, attratti dal basso costo della vita e da un ambiente favorevole agli affari. Altri settori chiave delle esportazioni thailandesi includono la manioca, di cui la Thailandia ha detenuto il 46% del mercato globale nel 2023. Il Paese si è inoltre affermato come leader nell’esportazione di profilattici, con una quota del 44% del mercato mondiale. Anche l’ananas in scatola è una delle principali esportazioni, rappresentando il 36,4% del totale globale. Infine, la Thailandia detiene una significativa quota del mercato mondiale del tonno in scatola (pari al 24,8%).

La Thailandia si trova in una fase di crescita in leggera flessione ma potenzialmente più stabile rispetto ai decenni passati. Il governo ha adottato misure per bilanciare l’afflusso di capitali stranieri con la salvaguardia della ricchezza nazionale, creando un ambiente che favorisce gli investimenti esteri senza incidere in modo significativo sulla sovranità economica.

Nel 2023, l’economia thailandese ha registrato una crescita del 1,9%, raggiungendo un PIL di 514,9 miliardi di dollari. I settori chiave includono il turismo, l’agricoltura, la produzione e i servizi finanziari. L’Eastern Economic Corridor (EEC) rappresenta una zona di sviluppo industriale strategica, focalizzata su settori come l’automotive, l’elettronica, il turismo medico e le biotecnologie. La Thailandia è inoltre all’avanguardia nella transizione verso le energie rinnovabili, con investimenti significativi in solare, eolico e idroelettrico. Sono progetti non distanti dalle linee di transizione verde italiane ed europee (tra cui il PNRR italiano nel quadro del Next Generation EU) e fortemente perseguiti dagli ultimi governi, che li ha condensati nel cosiddetto modello “Bio-Circular-Green” (BCG).

Nonostante il potenziale economico del Regno sia ancora in parte frenato dall’eccessiva dipendenza da settori specifici e da alcune criticità, la Thailandia rimane un’economia in crescita, con una forte presenza nel settore agricolo, turistico e industriale, e con notevoli prospettive di sviluppo nel settore tecnologico e delle esportazioni.

 

Principali città e aree di sviluppo

Oltre a Bangkok, altre aree importanti includono la città di Chiang Mai, nel nord, conosciuta per i meravigliosi templi e i paesaggi verdeggianti, e le province costiere come Chonburi e Phuket, epicentri di attività turistiche e commerciali. L’Eastern Economic Corridor (EEC) comprende aree come Laem Chabang e Map Ta Phut, che ospitano porti cruciali per il commercio e l’industria energetica.

 

 

 

Intervista Ambasciatore Paolo Dionisi

Thailandia

Un hub per il Sud-est asiatico con grande spazio per l’Italia

Mercato importante e in crescita, hub di collegamento con il resto del Sud-est asiatico e una attenzione crescente a settori nuovi in cui l’Italia è già attiva ai più alti livelli. Sono alcuni dei punti che tiene a sottolineare l’Ambasciatore Paolo Dionisi, dal 2022 alla guida della Missione diplomatica italiana a Bangkok.

 

Ambasciatore, la Thailandia è una delle principali economie del Sud-est asiatico. Quali sono gli asset del Paese e quali i settori economici più promettenti?

“La Thailandia rappresenta la seconda economia del Sud-est asiatico e contribuisce significativamente alla crescita regionale. La posizione strategica del Paese, unita a infrastrutture sviluppate e un settore manifatturiero avanzato, ne fanno un attore chiave nell’ASEAN. Tra i settori più promettenti ci sono l’industria meccanica e automobilistica, che sta rapidamente integrando tecnologie per veicoli elettrici, il turismo, con quaranta milioni di visitatori l’anno, e più in particolare quello “medico”, che beneficia di personale altamente qualificato e centri sanitari all’avanguardia e l’agricoltura, con una crescente attenzione alla sostenibilità e alle nuove tecnologie. Più in generale, il Paese è ben posizionato per attrarre investimenti internazionali, soprattutto finalizzati alla transizione verde e digitale”.

 

La Thailandia può essere considerata anche un hub da cui partire per il resto del Sud-est asiatico?

“Assolutamente. Grazie alla sua posizione geografica strategica e alla partecipazione attiva nell’integrazione economica regionale, la Thailandia funge da porta d’accesso per il mercato dell’ASEAN e anche verso la Cina meridionale, coprendo un’area di mercato di oltre seicento milioni di persone. È quindi un hub naturale per le aziende che desiderano espandere le loro operazioni nel Sud-est asiatico. Questo Paese, con la sua forza lavoro ben istruita e il suo ecosistema industriale maturo, rappresenta un’opportunità unica per le aziende italiane che cercano di espandersi in Asia. Il Paese beneficia anche di una rete di accordi commerciali che facilita l’accesso a mercati vicini come la Cambogia, il Laos e il Vietnam. Inoltre, la cooperazione ASEAN in aree come i sistemi di pagamento transfrontalieri e la tassonomia verde favorisce ulteriormente l’integrazione della Thailandia con i Paesi dell’area”.

 

Alla luce di queste tendenze macro, quali possono essere gli spazi che le imprese italiane possono o dovrebbero tenere d’occhio anche in ottica di investimenti?

“Le imprese italiane dovrebbero monitorare attentamente i settori emergenti in Thailandia, come quello delle energie rinnovabili, l’industria dei veicoli elettrici, il settore sanitario e quello delle infrastrutture. La domanda di soluzioni sostenibili è in crescita, in quanto il governo si è posto degli obiettivi ambiziosi in termini di emissioni e intende promuovere il modello di Bio-Circular-Green Economy. Il settore sanitario è un’altra area di grande interesse, con la Thailandia che si afferma sempre più come hub regionale per il turismo medico e l’assistenza sanitaria avanzata, dischiudendo interessanti opportunità per le imprese italiane. Anche la meccanica di precisione, l’automazione industriale e l’agroalimentare di alta qualità offrono opportunità significative”.

 

Da un punto di vista prettamente commerciale, la Thailandia può rappresentare uno sbocco per alcune categorie di prodotti del Made in Italy?

“Certamente. Il Made in Italy ha una reputazione eccellente in Thailandia, con un forte appeal in settori come la moda, il lusso, l’agroalimentare e l’arredamento. La crescente classe media thai è sempre più interessata ad acquistare prodotti di alta qualità come quelli italiani. Inoltre, l’Italia si sta affermando anche in Thailandia come un Paese all’avanguardia nei settori ad alta tecnologia. Al contempo, vi è un forte interesse nei confronti della nostra industria della difesa e delle sue soluzioni all’avanguardia. Stiamo poi lavorando con le autorità thai per ottenere le autorizzazioni all’esportazione di nuovi prodotti agroalimentari italiani e promuovere così le nostre eccellenze del settore. Infine, vorrei ricordare che è in fase di negoziazione l’accordo di libero scambio con l’Unione Europea, che faciliterà ulteriormente gli scambi commerciali e potrà aprire nuovi sbocchi per il Made in Italy”.

 

Ci può fare un quadro della presenza italiana attuale in Thailandia?

“La presenza italiana in Thailandia è ben radicata e in crescita costante. Vi sono un centinaio di aziende costituite da italiani che operano stabilmente nel Paese, maggiormente piccole e medie imprese nei settori agroalimentare e dei servizi. Inoltre, vi sono una decina di investimenti produttivi italiani in diversi settori strategici, con aziende come Danieli, Luxottica, Ducati, Vittoria, Panapesca e Frigel (e presto anche Brembo) che hanno deciso di produrre nel Paese. Vi sono poi aziende come Generali nel settore dei servizi assicurativi o SPEA in quello delle nuove tecnologie, mentre i principali brand italiani hanno una presenza commerciale nel Paese”.

 

Quali suggerimenti darebbe a una impresa che volesse operare in Thailandia e quali gli strumenti a disposizione?

“Suggerirei alle imprese italiane di avvalersi della rete di supporto fornita dalle istituzioni italiane, in primis l’Ambasciata, insieme a ICE e Camera di Commercio e di sfruttare le opportunità offerte dai vari accordi commerciali di cui la Thailandia è parte. È fondamentale anche stabilire partnership locali per comprendere meglio le dinamiche del mercato. Infine, consiglierei di prestare particolare attenzione alla conformità con le normative locali e alla sostenibilità, dato l’interesse crescente verso pratiche aziendali responsabili e ambientali”.

 

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