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Germania, un mercato di punta per l’agroalimentare europeo e globale

Germania, un mercato di punta per l’agroalimentare europeo e globale
Germania, un mercato di punta per l'agroalimentare europeo e globale

La Germania si conferma un attore di primo piano nel settore agroalimentare, a livello europeo e internazionale. Non solo è il terzo importatore e il quarto esportatore a livello mondiale, ma, con una produzione agricola che ha raggiunto i 76,3 miliardi di euro nel 2023, si posiziona al secondo posto tra i produttori dell’Unione Europea (UE), subito dopo la Francia. Un dato significativo che sottolinea l’importanza strategica del settore per l’economia tedesca.

L’export agroalimentare tedesco, che, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), ha toccato i 92,5 miliardi di euro nel 2023, è trainato principalmente da cereali, ortaggi e prodotti caseari. Il 73% delle esportazioni rimane all’interno dell’Unione Europea, con Paesi Bassi, Francia, Polonia e Italia come principali partner commerciali.

La Germania rappresenta per l’Italia una destinazione privilegiata per l’export agroalimentare, con un valore di oltre dieci miliardi di euro nel 2023. Prodotti da forno, vino e frutta sono tra le principali voci delle esportazioni italiane verso la Germania. Allo stesso tempo, l’Italia importa dalla Germania prodotti agroalimentari per un valore di quasi otto miliardi di euro, mantenendo comunque un saldo commerciale positivo di oltre due miliardi di euro.

Del resto, numerose industrie alimentari italiane, tra cui Barilla, De Cecco, Caffo, Campari, Ferrero, Francia Mozzarella, Illy, Lavazza, Saquella e Zuegg, hanno una presenza significativa nel mercato tedesco attraverso stabilimenti propri, mentre la partecipazione italiana alle principali fiere di settore, come Anuga, la Fiera internazionale del dolciario (ISM) di Colonia, la Settimana verde internazionale (Internationale Grüne Woche), Fruit Logistica e la Prowein di Düsseldorf, contribuisce a promuovere le eccellenze italiane e a consolidare localmente la presenza del Made in Italy.

I legami tra i due Paesi nel settore agroalimentare si estendono a molteplici ambiti. La collaborazione si concentra su innovazione, sostenibilità e tecnologie avanzate, come dimostra il Piano d’Azione italo-tedesco del novembre 2023, focalizzato su energie rinnovabili applicate all’agricoltura e sull’uso di biogas e biometano. Anche la meccanizzazione agricola rappresenta un importante terreno di collaborazione bilaterale e aziende leader come CNH Industrial, Maschio Gaspardo e Same Deutz-Fahr (Italia) e Class (Germania) operano attivamente in entrambi i Paesi, attraverso filiali, accordi di collaborazione e reti di distribuzione. Inoltre la principale Associazione tedesca rappresentativa degli interessi del settore meccanico (VDMA) ha aperto dallo scorso anno un ufficio a Castel Maggiore, in provincia di Bologna.

Nel contesto del solido rapporto esistente nel settore agroalimentare e alla luce della congiuntura economica negativa che sta attraversando la Germania, si rivela quindi fondamentale mantenere una forte rappresentanza italiana nelle manifestazioni fieristiche di riferimento, contrastare i vari fenomeni di concorrenza sleale suscettibili di sottrarre significative quote di mercato ai prodotti italiani e monitorare eventuali fattori che potrebbero alterare il prestigio del “Made in Italy”, in particolare con l’adozione dell’etichettatura Nutri-Score da parte delle principali catene di supermercati tedesche. 

 

Etichettatura Nutri-Score, un punto

Il Nutri-Score è un sistema di etichettatura nutrizionale fronte pacco che classifica i prodotti con un punteggio da A a E (verde scuro a rosso), in base alla loro qualità nutrizionale complessiva. Creato dall’Agenzia nazionale francese per la sanità pubblica nel 2017, questo meccanismo di tipo “semaforico” è stato adottato da diversi Paesi europei, inclusa la Germania (dal 2020), con l’obiettivo di aiutare i consumatori a fare scelte alimentari più sane e consapevoli. Tuttavia, il sistema di etichettatura francese è particolarmente controverso in Italia perché, oltre a non portare comprovati benefici in termini di salute dei cittadini europei, la sua affermazione sarebbe suscettibile di arrecare seri danni agli interessi dell’industria agroalimentare italiana ed europea, penalizzando prodotti genuini e di alta qualità tipici della Dieta Mediterranea, come olio d’oliva, formaggi e salumi, collocati nella zona semaforica tra l’arancio e il rosso,  e favorendo il consumo di alimenti industriali e ultra-processati.

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