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Intervento del Ministro Terzi alla Quinta Conferenza Banca d’Italia – MAE

(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)



Signor Governatore,


Signore e Signori,


sono lieto di intervenire in apertura dei lavori della V Conferenza Banca d’Italia – Ministero degli Affari Esteri. Questo incontro annuale non è solo un appuntamento del calendario istituzionale, ma è anche e soprattutto un’importante opportunità per elaborare insieme riflessioni e valutazioni sulle dinamiche e le interazioni tra la politica estera e l’economia.


Signor Governatore, Lei e io siamo stati chiamati a dirigere nello stesso periodo dell’anno scorso, in un momento critico per il nostro Paese, le due istituzioni che abbiamo l’onore di rappresentare. Il cambiamento ai vertici non ha peraltro richiesto alcuna fase di assestamento nelle relazioni tra il Ministero e la Banca d’Italia; tanto meno si è registrata alcuna soluzione di continuità. A riprova del fatto che Ministero degli Esteri e Banca d’Italia hanno consolidato negli anni un’eccellente collaborazione nell’interesse del Paese.


Mi vengono allora alla mente le parole del filosofo svizzero Henri-Frédéric Amiel. Parole che Jean Monnet e uno di voi, il rimpianto Tommaso Padoa-Schioppa, citavano spesso: l’esperienza di ogni uomo ricomincia daccapo. Soltanto le istituzioni diventano più sagge: esse accumulano l’esperienza collettiva e, da tale esperienza, da tale saggezza, gli uomini soggetti alle stesse norme non cambieranno certo la loro natura ma trasformeranno gradualmente il loro comportamento.


Banca d’Italia e Ministero degli Esteri hanno messo e continuano a mettere la loro esperienza e la loro “saggezza” al servizio degli italiani. Non è un caso che l’anno scorso, ricordando proprio la figura di Tommaso Padoa-Schioppa, il Presidente della Repubblica abbia reso un comune omaggio alle nostre due Istituzioni. Vorrei ricordare anche quelle parole:


“Parlo di servitori della cosa pubblica, operanti in grandi amministrazioni dello Stato, da quella degli Esteri al Tesoro, e in istituzioni indipendenti di indiscusso prestigio come la nostra Banca Centrale. La vocazione e l’impronta europeistiche della scuola diplomatica italiana, i talenti che essa ha espresso, la sua operosità e capacità di iniziativa, hanno permesso al paese di dare impulsi e contributi preziosi al processo d’integrazione, in particolare nei negoziati per i Trattati europei, da Roma a Maastricht e oltre. Ed essenziale è stato per l’azione politica e diplomatica dei nostri governi l’apporto della Banca d’Italia, dei suoi governatori, dei suoi Direttôrii, dei suoi Servizi: un nutrimento insostituibile di idee e di professionalità”. Siamo molto grati al Presidente per questo suo alto riconoscimento al nostro lavoro.


Nei momenti di difficoltà del Paese, le nostre due Istituzioni hanno sempre risposto. Lo abbiamo dimostrato anche negli ultimi mesi quando abbiamo operato con rapidità ed efficacia. Abbiamo così scongiurato una grave crisi economica e finanziaria, grazie a un lavoro sinergico svolto nell’ambito delle rispettive competenze e autonomie. L’Italia ha superato la fase in cui qualcuno poteva indicarci come un “problema” per la stabilità dell’Europa; siamo ora percepiti come parte della “soluzione”. Ma tali positivi sviluppi non devono farci abbassare la guardia. Come ha detto il Governatore della Banca Centrale Europea, Draghi, “il peggio è passato, ma i rischi restano ancora”.


A Bruxelles sono state fatte scelte importanti: il trattato intergovernativo sul fiscal compact; l’accordo sulle politiche di sostegno dell’economia greca. Ma tutto questo ancora non basta. Dobbiamo investire nella crescita e aumentare la concorrenza e l’integrazione del mercato interno, come abbiamo già cominciato a fare con l’ultimo Consiglio Europeo su impulso del Presidente Monti.


In quest’ottica, Banca d’Italia e Ministero degli Esteri possono fare molto insieme per favorire il rilancio della competitività del Paese, attrarre nuovi investimenti ed evitare dispendiose frammentazioni. La diplomazia italiana intende ispirare i rapporti con le altre Istituzioni e Amministrazioni dello Stato, e anche con le rappresentanze del mondo economico, a tale spirito di collegialità. Siamo infatti consapevoli della necessità di un fermo e credibile coordinamento istituzionale per promuovere e valorizzare all’estero il nostro Sistema Paese.


E uno dei contributi più validi a questa nostra azione, uno degli apporti più decisivi al successo del nostro gioco di squadra, è quello fornito dagli Addetti Finanziari della Banca d’Italia in servizio presso la rete diplomatico-consolare. Lavorano con noi undici Addetti finanziari distaccati presso Ambasciate, Rappresentanze Permanenti e Consolati Generali. Un gruppo di cui siamo molto soddisfatti, così come lo siamo delle collaborazioni con le Delegazioni della Banca a Tokyo, New York e Londra. In tutte le aree geografiche in cui sono impegnati, gli Addetti Finanziari hanno assicurato eccellenti approfondimenti economici e finanziari. Il loro qualificato lavoro si è rivelato per la diplomazia italiana strumento fondamentale di analisi e valutazione della realtà economica globale. Un asset ancor più essenziale, alla luce delle riduzioni di personale alle quali il Ministero degli Esteri deve far fronte.


Io stesso mi sono più volte avvalso nei miei incontri dei preziosi contributi e dei dati forniti dagli Addetti finanziari. L’ho fatto nel contesto dell’azione di public diplomacy intrapresa fin dai primi giorni del mio mandato per far conoscere agli interlocutori stranieri l’impatto positivo sui conti pubblici delle riforme strutturali adottate dal Governo. A tale proposito, vorrei sottolineare che nei miei colloqui al più alto livello ho sempre registrato grande apprezzamento e riconoscimento del ruolo che la Banca d’Italia svolge a salvaguardia della credibilità del Paese. Sono convinto che la percezione dei governi stranieri e le reazioni dei mercati globali alla crisi del debito pubblico sarebbero state molto più incerte e volatili senza l’autorevolezza e la reputazione della Banca d’Italia e dei suoi vertici.


D’altronde, gli attori finanziari valutano l’efficacia delle misure di un Paese non solo in base al loro contenuto, ma anche alla sensazione che essi hanno dell’attendibilità e credibilità delle sue istituzioni. Oggi il valore reputazionale delle istituzioni di un Paese non è di minore importanza rispetto alle sue politiche. Anzi, il successo di queste dipende in buona parte dal primo. E dalle mie numerose missioni all’estero svolte in questi mesi di governo ho avuto la conferma che Banca d’Italia e diplomazia operano insieme come moltiplicatore di credibilità del Paese.


Su queste basi, il Ministero degli Esteri ha proposto alla Banca d’Italia, al Ministero dell’Economia e all’Istat di realizzare insieme un’azione informativa stabile sullo stato dell’economia italiana. Si tratta, nelle nostre intenzioni, di una sorta di “prontuario” di dati a beneficio delle nostre Ambasciate, degli addetti finanziari e soprattutto dei nostri interlocutori stranieri per fornire un costante e autorevole aggiornamento dei fondamentali dell’Italia e delle riforme adottate.


La collaborazione tra Ministero degli Esteri e Banca d’Italia è essenziale in tanti altri settori. Ad esempio, le sfide dell’agenda globale ci impongono di agire per tempo, con una “diplomazia anticipativa” e non più solo reattiva. Il diplomatico contemporaneo non può più agire come Epimenide di Creta, che profetava sul passato. Altrimenti rischia di rimanere vittima di logiche incrementali,con ilrisultato diandare continuamente “all’inseguimento” degli eventi piuttosto che di comprenderne le cause e orientarne ladirezione. Serve un approccio proattivo, che anticipi i mutamenti globali prima che ne emergano tutte le criticità. E in questa logica, i contributi e le analisi degli addetti finanziari sono indispensabili per la nostra diplomazia e per stimolare la sua capacità di visione e previsione.



Nell’ambito della stretta collaborazione tra Banca d’Italia e Ministero degli Esteri, vorrei inoltre menzionare il tema della proiezione internazionale delle banche italiane. La loro limitata presenza in alcuni importanti mercati di esportazione induce spesso gli operatori economici italiani a rivolgersi a banche straniere per ottenere sostegno alle strategie di espansione all’estero. Il Ministero degli Esteri sostiene allora i processi di internazionalizzazione delle banche italiane con il duplice obiettivo di assicurare la massima tutela ai nostri istituti di credito che operano all’estero e di favorire la loro presenza in aree assai dinamiche, come quelle dell’America Latina e dei Paesi dell’ASEAN. In quest’ottica, la scorsa settimana abbiamo organizzato alla Farnesina un Forum volto ad accrescere la consapevolezza del nostro sistema produttivo delle enormi potenzialità offerte dal sud est asiatico.


Dedichiamo naturalmente particolare attenzione anche al Mediterraneo e ai nuovi scenari, che so essere uno dei temi di approfondimento di questa Conferenza. Abbiamo chiesto l’aumento dei finanziamenti dell’Unione Europea destinati al Vicinato meridionale e un più ampio mandato per BEI e BERS. Lo stesso vale per il G8, dove ci siamo adoperati per una rapida mobilitazione delle risorse promesse nell’ambito del Partenariato di Deauville. Abbiamo anche promosso la costituzione di un Centro euro-mediterraneo e stiamo elaborando uno strumento finanziario, con partecipazione di banche e fondi, il “Mediterranean Partnership Fund”, per il sostegno alle piccole e medie imprese dell’area. Ho inoltre voluto rilanciare con un taglio operativo il Dialogo 5+5 riunitosi a febbraio a Roma.


In conclusione, vorrei menzionare alcune delle altre iniziative, che sono il frutto dell’intensa collaborazione tra Ministero degli Esteri e Banca d’Italia. Mi riferisco a quella diretta a ridurre il costo di trasferimento delle rimesse degli emigranti, alla collaborazione nella materia delle sanzioni economiche internazionali e delle valutazioni del loro impatto sul nostro sistema produttivo, all’elaborazione di strumenti finanziari innovativi. E vorrei chiudere, citando le parole di un altro indimenticabile Governatore, il Presidente Carlo Azeglio Ciampi: “è necessario – scrive nel suo ultimo libro A un giovane italiano– sentire l’incarico assunto prima di tutto come dovere civico”. Questa profonda sensazione guida e continuerà a ispirare l’azione di quanti lavorano per il Ministero degli Esteri e la Banca d’Italia.