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Dettaglio intervento

(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)


Signor Co-presidente, caro Ministro Zebari,


Ministri Sumaysim e Alsamerrai,


Sottosegretari Abbawi e Jibril,


Signore e Signori,


rivolgo un saluto a tutti i presenti e un caloroso benvenuto alla delegazione irachena. Sono lieto di dare avvio ai lavori della terza riunione della Commissione Mista Italia-Iraq. La Commissione conferisce ulteriore concretezza alle eccellenti relazioni bilaterali, che negli ultimi anni si sono avvantaggiate della cornice del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione.


Credo però che ci sia un vantaggio ancora più grande – più soft, come si dice in gergo diplomatico – di cui usufruiscono le relazioni bilaterali: la profonda amicizia tra i nostri due popoli, che affonda le radici in civiltà millenarie. Gli italiani hanno grande ammirazione per il popolo iracheno, che ha ereditato la cultura dei Sumeri e il patrimonio assiro-babilonese. I vostri avi hanno inventato la scrittura, costruito le prime città, concepito codici e contratti, elaborato il concetto di qualità della vita. Non è un caso quindi che i rapporti italo-iracheni siano caratterizzati da condivisione di valori e reciproca comprensione.


L’amicizia tra italiani e iracheni è del tutto naturale. Ed è una delle ragioni di fondo che spiega perché abbiamo una comune visione della governance globale, perché l’Italia è primo partner europeo dell’Iraq con 5 miliardi di dollari di interscambio, perché l’italiano sia la seconda lingua europea – dopo l’inglese – studiata dagli iracheni. E perché, d’altra parte, l’Italia sia disposta a compiere ogni sforzo per approfondire e allargare i rapporti euro-iracheni, come avvenuto anche durante i negoziati per l’Accordo di Partenariato e Cooperazione, finalizzati lo scorso 11 maggio.


E’ altresì naturale che l’Italia guardi con fiducia alle prospettive del nuovo Iraq democratico, alla cui nascita abbiamo contribuito con coraggio e generosità. Il mio, il nostro doloroso ricordo va alle vittime del brutale attacco terroristico contro la base di Nassiriya. Dal 2003 l’Italia è sempre stata vicina all’Iraq, sostenendo le istituzioni del Paese, favorendo la riconciliazione nazionale, formando funzionari, magistrati e diplomatici, aiutando a preservare il patrimonio archeologico, promovendo il ruolo delle donne.


In questi nove anni, l’Italia ha inoltre contribuito a ricostruire l’Iraq con 3 miliardi di euro sotto forma di programmi di cooperazione o di condono del debito. E lo abbiamo fatto sempre nel rispetto dell’indipendenza del Paese e del diritto del suo popolo di decidere del proprio destino. Nel dialogo trasparente instaurato con tutte le componenti della società irachena abbiamo promosso i principi di ownership nazionale e della piena rappresentatività di istituzioni inclusive.


Riconosco però che alla base del nostro generoso aiuto all’Iraq e al suo popolo c’è anche un’altra importante motivazione. La stabilità dell’Iraq e il consolidamento delle sue istituzioni democratiche sono cruciali per i nostri primari interessi nazionali, che coincidono con la pace e la sicurezza in un Mediterraneo allargato sempre più fragile e instabile. Confidiamo molto negli sforzi della dirigenza irachena in favore della cooperazione e distensione regionale. Abbiamo accolto con favore il miglioramento delle vostre relazioni con il Kuwait, l’organizzazione del Vertice della Lega Araba a Baghdad e la decisione irachena di contribuire al bilancio dell’Autorità Nazionale Palestinese.


Quando si orienta lo sguardo alle tematiche regionali, risaltano però due scenari particolarmente critici: quello iraniano e quello siriano. In entrambi i casi l’Iraq è un interlocutore cruciale per chiunque intenda favorire con moderazione soluzioni politiche equilibrate. Se l’Iran dovesse continuare a perseguire il progetto dell’arma nucleare, la sicurezza di noi tutti, non solo quella di Israele, sarebbe in pericolo. Occorre allora insistere nella rigorosa applicazione delle risoluzioni dell’Onu con le sanzioni e le pressioni, senza però abbandonare il “doppio binario”. Esistono spazi per riprendere il dialogo e giungere a una soluzione negoziale.


In Siria¸ la brutale repressione del regime di Assad ha portato il Paese sull’orlo del baratro. La drammatica situazione umanitaria, l’afflusso di profughi nei Paesi vicini, gli scontri lungo la frontiera con la Turchia, i rischi di derive estremistiche richiedono una risposta determinata e coesa della comunità internazionale. L’Italia chiede fermamente che il regime siriano cessi le violenze e avvii la transizione politica. L’Italia è inoltre da mesi in prima linea per assistere con aiuti umanitari la popolazione e per favorire l’unitarietà delle posizioni dell’opposizione siriana. Confidiamo molto anche sulla collaborazione dei Paesi confinanti per giungere al più presto alla soluzione della crisi.


Signore e Signori,


la stabilità del Mediterraneo allargato non può neanche prescindere da un Iraq pienamente ricostruito. Come dicevo, l’Italia è dal 2003 impegnata nella ricostruzione del Paese con numerosi progetti di cooperazione. A tale impegno si aggiunge la disponibilità del sistema produttivo italiano a mettere la propria straordinaria expertise e le proprie avanzate tecnologie al servizio dei processi di modernizzazione e diversificazione dell’economia. Riponiamo quindi forti aspettative nella partecipazione di società italiane ai significativi piani iracheni di sviluppo infrastrutturale.


Un esempio concreto del nostro coerente impegno è l’azione svolta per la realizzazione del porto di Al Faw La Cooperazione italiana ha investito nel capacity building delle Amministrazioni irachene coinvolte in questa opera, alla cui progettazione sta lavorando un consorzio italiano. Mi auguro che tale snodo strategico del sistema dei trasporti possa essere presto realizzato.


Una parte preponderante del ritmo della ricostruzione dipenderà dalla capacità dell’Iraq di sfruttare appieno le enormi ricchezze del suo sottosuolo. L’ultimo rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia prevede un significativo aumento della produzione irachena di petrolio: dagli attuali 3,2 milioni di barili al giorno ai 6 milioni nel 2020. C’è chi ritiene che siano alla portata del comparto petrolifero iracheno obiettivi ancor più ambiziosi. Il mondo produttivo italiano può aiutare l’Iraq a raggiungerli. L’ENI è impegnata a pieno ritmo in uno dei più grandi giacimenti nel sud del Paese. La presenza di ENI può inoltre esercitare un rilevante effetto di attrazione sulle scelte di investimento e di esportazione di tante altre imprese italiane.


Sempre nel settore energetico, l’Italia può offrire le più avanzate tecnologie per ridurre gli sprechi connessi con l’estrazione di idrocarburi. Mentre altre società italiane guardano con fiducia a importanti progetti nel campo della produzione elettrica e delle risorse idriche, come quello della riabilitazione della grande diga di Mosul.


Nel settore della difesa, l’Italia ambisce a un partenariato industriale e tecnologico di alto livello, in particolare nel comparto navale. Alcuni progressi su questioni pendenti da tempo lasciano intravedere la possibilità di giungere a un’intesa definitiva. Vi sono poi tante altre possibilità di collaborazione nel campo ingegneristico, dei macchinari e delle costruzioni, che consentirebbero di sfruttare le complementarietà tra le nostre economie. Tale interesse è confermato dal crescente interesse di numerose PMI italiane al mercato iracheno.


Per approfondire il rapporto bilaterale, puntiamo anche a rafforzare la collaborazione culturale e scientifica. E’ un aspetto al quale credo molto. Per questa ragione, ho disposto il raddoppio delle due missioni archeologiche italiane presenti in Iraq. Il coronamento di tale impegno sarà la creazione a Baghdad di un Centro culturale italo-iracheno specializzato in scienze archeologiche e nel restauro.

Confido che la nostra particolare attenzione sia ricambiata dalla dirigenza irachena con l’impegno a continuare nell’azione di apertura dell’economia e di tutela dei contratti e degli investimenti. La conclusione odierna dell’Addendum al Trattato bilaterale sugli Investimenti è un importante segnale in tal senso. Questa e le altre tre intese che firmiamo oggi sono la conferma che i governi di Italia e Iraq intendono imprimere rinnovato slancio alla cooperazione bilaterale. Nuove proposte potranno emergere anche da questa riunione. Con questo auspicio cedo la parola al Ministro Zebari, che ringrazio ancora una volta per partecipare a questo incontro.