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Intervento del Vice Ministro Dassù – Presentazione Rapporto ANCE 2013

(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)


· Come sottolineato in apertura dal Segretario Generale, Ambasciatore Valensise, la presentazione in questa Sala del rapporto annuale ANCE sulla presenza delle imprese italiane di costruzioni nel mondo è diventata ormai una tradizione consolidata, a testimonianza di un rapporto di collaborazione testato e maturo.


· Quello delle costruzioni, come abbiamo sentito, è uno dei macro comparti strategici dell’economia italiana, che vale circa il 10% – 12% del PIL, crea milioni di occupati e ha un impatto molto rilevante sulle condizioni generali del Paese. I dati che ci sono stati presentati, ampiamente illustrati nel Rapporto, lo mostrano chiaramente. Il Rapporto documenta soprattutto un trend – che negli ultimi anni sembra rafforzarsi – di particolare interesse per la Farnesina, ossia la crescente importanza del comparto estero.


· Si tratta di un dato di notevole rilevanza, non solo in termini relativi, cioè in rapporto alla sostanziale debolezza del comparto domestico, ma anche assoluti, visto che tra il 2004 e il 2012 il fatturato estero è quasi triplicato (commesse per costruzioni all’estero del valore di oltre 60 miliardi di euro). Questo dato indica che le aziende italiane hanno enormemente rafforzato la loro capacità di investire e radicarsi anche nei mercati esteri più selettivi, da sole o come parte di raggruppamenti di imprese internazionali, e ciò malgrado la congiuntura interna e internazionale avversa. Questo risultato si deve alla disponibilità di tecnologie avanzate – si tratta in effetti di un fattore decisivo della competitività di questo settore – e alla capacità di progettare e realizzare progetti complessi. Ma si deve anche alla determinazione mostrata dalle imprese delle costruzioni, che si riconoscono prevalentemente nell’ANCE, di presentarsi all’estero insieme, come filiera aggregata.


· E’ una scelta strategica, che risponde alle sfide poste dal mercato globale. Come abbiamo sentito, la crescita di colossi delle costruzioni in Turchia, Cina e Brasile, contribuisce a rendere il mercato delle grandi opere civili sempre più affollato: la sostanziale tenuta degli attori tradizionali – aziende europee, statunitensi, giapponesi – unita all’ascesa di nuove aziende targate BRICS, rende la competizione internazionale sempre più accesa e difficile.


· Non si tratta soltanto di un aumento numerico delle imprese concorrenti, ma anche e soprattutto di nuovi e diversi modelli di business organization. L’esistenza di molte aziende di Stato e di grandi gruppi che godono di vantaggi competitivi interni e di un forte sostegno da parte dei propri governi, è un fattore di difficoltà per le imprese occidentali che operano nella logica del libero mercato.


· Il mutare delle condizioni generali dei mercati, peraltro, ha imposto anche al governo un ripensamento dell’azione di promozione del Sistema Italia. Di qui è nata la decisione di stipulare una convenzione tra la Farnesina e l’ANCE e di distaccare un Consigliere Diplomatico presso l’Associazione con l’obiettivo di coordinare le iniziative di promozione all’estero. Ciò ha permesso di creare una concreta ed efficace sinergia fra il MAE e i rappresentanti dell’industria e di impostare una strategia concreta a favore di uno dei maggiori settori industriali italiani, con ricadute rilevanti su di una filiera amplissima, ivi incluse le PMI esportatrici a vario titolo legate al comparto delle costruzioni.


· Il sostegno del Ministero degli Affari Esteri è importante perché il settore è per sua natura fra i più complessi. Non si tratta solo di semplice supporto all’export. Le aziende di costruzione italiane, infatti, si posizionano fisicamente e investono in altri paesi, dei quali condividono le vicissitudini per diversi anni. Il rapporto con il le dinamiche interne dei vari contesti e il quadro geopolitico generale, in modo da Ministero e con la rete diplomatico-consolare è essenziale per leggere correttamente indirizzare le scelte di mercato e tutelare gli investimenti esistenti. Penso, tra gli esempi recenti, al rapido evolversi della situazione del Nord Africa, che, nonostante un significativo calo, continua ad essere la regione di maggior concentrazione delle commesse italiane (quasi 138 cantieri attivi, pari al 19,6% del totale). Oppure all’azione diplomatica che ha portato alla selezione del gasdotto TAP, importante infrastruttura energetica che porterà in Italia il gas del Caspio e certamente offrirà opportunità interessanti alle nostre aziende del settore; per citarne una, la costruzione praticamente da zero della rete gas albanese: chi meglio di noi potrebbe occuparsene? La collaborazione con l’Azerbaijan sul TAP, inoltre, ha consentito un rafforzamento senza precedenti dei rapporti politici con quel Paese – il Presidente Letta vi ha effettuato una visita ufficiale in agosto – , creando le condizioni per la missione che faremo insieme a Baku in novembre. Cito questo caso particolare per dirvi brevemente che stiamo compiendo uno sforzo complessivo, come MAE, per riorientare la rete diplomatica verso i mercati emergenti. La diplomazia al servizio della crescita è un impegno che abbiamo preso molto seriamente e da cui derivano scelte operative: stiamo aprendo una nuova ambasciata in Turkmenistan, abbiamo chiuso una serie di consolati in Europa e ne stiamo aprendo di nuovi in Vietnam e in Cina. E’ uno sforzo di “aggiornamento” della rete diplomatica/consolare che continuerà.


· Non è vero che in Italia è impossibile fare sistema. E’ difficile, ma non è impossibile. Credo si possa dire che la collaborazione in questo settore è una storia di successo, il cui merito va in primo luogo alle imprese, ma anche al governo e a tutti gli enti – SACE, SIMEST, ICE, Cassa Depositi e Prestiti, Istituti di Credito etc. – che collaborano stabilmente con l’ANCE. Molto è stato fatto ed i risultati del rapporto annuale sono una testimonianza dello sforzo complessivo realizzato. I piani ambiziosi per il 2014, d’altra parte, indicano che le nostre aziende non hanno una visione statica ma vogliono invece continuare a esplorare nuovi mercati.



· Il sistema naturalmente è perfettibile. Vi sottopongo, concludendo, alcuni spunti:


1) Primo, l’esigenza di rendere più accurata la nostra capacità di early warning, non solo per quanto riguarda le situazioni politiche ed economiche dei vari paesi (l’economia funziona in effetti per cicli: ad esempio, una parte dei Brics sono oggi di fronte a un rallentamento, per molti versi dovuto alla cosiddetta “middle income trap”) ma anche e soprattutto per il monitoraggio dei flussi finanziari provenienti da banche di sviluppo e fondi sovrani, come anche dalla finanza islamica, diretti alla realizzazione di infrastrutture nei mercati terzi. Una sempre più stretta collaborazione con Banca d’Italia e con la sua rete di addetti finanziari sarà importante n questo senso.


2) Un secondo, connesso, aspetto riguarda i finanziamenti: lo sviluppo del Sistema di Export Banca, che coinvolge la SACE e la CDP, è una priorità, nella misura in cui potrà aumentare la capacità di costituire pacchetti finanziari (e assicurativi) competitivi a sostegno delle nostre imprese che partecipano ai tender internazionali. È forse questa una delle sfide maggiori, sulla quale le imprese ripongono forti aspettative.


3) Terzo, l’opportunità di prepararsi per tempo a competere in un’area transatlantica integrata, nell’eventualità – che tutti auspichiamo – di una conclusione positiva del negoziato sulla Transatlantic Trade and Investment Partnership tra Unione Europea e Stati Uniti. La quota statunitense sul totale delle commesse è in rapido aumento, partendo da valori tutto sommato modesti, ma le potenzialità, nell’ipotesi di una maggiore apertura del mercato, sono notevoli. Allo stesso tempo, evidentemente, c’è da considerare le strategie difensive per tutelare le nostre quote dei mercati europei. Qui, un dato decisivo sarà l’evoluzione dei prezzi dell’energie. Se il differenziale Usa-Europa resterà troppo forte, l’effetto sarà di fatto una tendenza alla delocalizzazione dei nostri settori Energy intensive negli Stati Uniti.


4) Il quarto punto e ultimo punto riguarda il rilancio del mercato interno. Non si può pensare di rendere sostenibile la proiezione esterna delle nostre imprese senza il sostegno di una solida base domestica alle spalle. Il Piano Destinazione Italia, alla cui redazione la Farnesina ha partecipato, come anche l’azione messa in campo da EXPO S.p.a., si muovono in questa direzione, puntando ad attrarre capitali esteri per un ambizioso piano di investimenti infrastrutturali, ma anche a liberare le energie delle nostre stesse aziende creando un business environment più favorevole.