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Intervento del Ministro Bonino al Forum Italo – Saudita

(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)


Sua Altezza Reale e caro amico, Principe Saud Al Faisal, ambasciatori, cari ospiti, Signore e Signori,


sono particolarmente lieta di intervenire, insieme al Ministro Al Faisal, alla conferenza organizzata dall’Istituto di ricerca del Ministero degli Esteri saudita e dallo IAI/UAPsullepotenzialitàdella nostra cooperazione bilaterale, presente e futura, nell’ambito del Forum Italo-Saudita per la celebrazione degli 80 anni delle relazioni diplomatiche tra i nostri Paesi.


Permettetemi prima di tutto di ringraziare i rappresentanti delle istituzioni, della comunità d’affari, della società civile saudite per essersi uniti a noi in una ricorrenza che – trascendendo i semplici aspetti protocollari – si colloca nell’alveo di un rapporto bilaterale a tutto tondo e in costante espansione, sia sotto il profilo politico, sia dal punto di vista economico e culturale.


A questo riguardo vorrei brevemente ricordare alcuni significativi aspetti delle relazioni tra i nostri Paesi, cercando se possibile di guardare anche al di là delle cifre e del fatto che l’Italia sia tra i primi partner commerciali europei del Regno, con un interscambio pari a 11 miliardi di euro nel 2012.


Da un punto di vista storico Roma e La Meccasonosnodi centrali di quella vicenda che ha fatto delle religioni monoteiste dei”popoli delLibro” un vero motore della storia,grazie al quale il“Mediterraneo esteso”è divenuto il luogo di eccellenza degli scambi edegli incontritra i popoli. Talora, purtroppo, anche di laceranti conflitti.


Alcune delle sfide cui devono oggi far fronteRoma e Riad sono simili e condivise, a partire proprio dalla priorità che in questa fase storica entrambi i Paesi attribuiscono alla stabilizzazione del fluido scacchiere mediorientale, alla lotta al terrorismo, agli estremismi, alle intolleranze.


Condividiamo con l’Arabia Saudita i principi che caratterizzano il rispettivo coinvolgimento nelle aree di crisi:la sensibilità verso i principiumanitari e della dignità di tutti i popoli,il ruolo crescentedegli organismid’integrazione regionale nella soluzione ditensioni e conflitti. L’Italia è un membroattivo delle Nazioni Unite, fondatore dell’UE, membro del G8 e della NATO. L’Arabia Saudita è sempre più presente nelle istituzioni ONU, membro influente della Lega Araba, del Consiglio di Cooperazione del Golfo, del G20 e assumerà a breve la presidenza dell’Organizzazione della Conferenza Islamica. Come italiani ed europei guardiamo con estremo favore al fatto che un Paese di tal peso si impegni direttamente, prendendo parte attiva e posizioni propositive sulle maggiori questioni internazionali.


In tale contesto, ritengo meriti una specifica menzione la sensibilità con cui l’Arabia Saudita guarda oggi al dialogo interreligioso. Permettetemi di ricordare – esprimendo il massimo apprezzamento ed il pieno sostegno italiano – l’iniziativa di cui si è fatto promotore Sua Altezza Reale Abdullah. Il “Centro Internazionale di Dialogo Interreligioso ed Interculturale” che egli ha voluto fondare a Vienna costituisce un luogo simbolo per la promozione di una migliore comprensione tra fedi e religioni diverse.


Siamo convinti che una buona “governance” mondiale implichi crescenti assunzioni di responsabilità e una più estesa partecipazione da parte degli Stati. Ciò porta in alcuni campi – come ad esempio in economia – alla necessità di coordinare le politiche nazionali e di sviluppare architetture finanziarie internazionali adeguate e trasparenti, che rispondano anche alle legittime aspirazioni delle nazioni emergenti.


Naturalmente ben sappiamo che partner lungimiranti – pur trovando sempre il modo di isolare e incanalare i punti di divergenza – non omettono mai di discuterne in termini franchi e leali. Su pena di morte e condizione femminile- come potrei proprio io non dirlo – permangonodelle differenze di sensibilità che noi auspichiamo possano gradualmente ridursi seguendo quella che lo stesso Principe Faisal ha una volta definito “la lunga marcia” verso caute riforme. Per questo pensiamo che occorra affiancare al dialogo interreligioso, a quello business-to-business e a quello istituzionale government-to-government, anche un dialogo people-to-people che rafforzerebbe ulteriormente i nostri pluridecennali rapporti di amicizia.


Lo affermiamo con convinzione. Non c’è dubbio che lafruttuosa intesa sul terreno politico ha condotto a rilevanti sviluppi nella collaborazione economica bilaterale. Riteniamo da sempre che il mondo imprenditoriale e il settore privato debbano essere autentici protagonisti del nostro percorso comune. Non è un caso che una parte rilevante del Forum sia dedicata a esplorare le potenzialità non ancora pienamente espresse delle nostre relazioni, incoraggiando il cosiddetto “doing business together”. Ma dobbiamo dedicare analoga attenzione ai contatti tra le persone e alle giovani generazioni. Vorrei al riguardo citare due esempi: la firma – che avverrà a breve – di due Memorandum sulla cooperazione culturale e sulla condivisione dell’analisi politica; e la decisione di mettere in cima alla lista delle nostre priorità la collaborazione nel campo della ricerca e della formazione. Questi assi rappresentano la ricchezza dei “pozzi” della conoscenza che dovrà essere estratta dalle future generazioni, in sintesi “il petrolio del futuro”.


Nel momento in cui stiamo celebrando gli 80 anni delle relazioni diplomatiche – otto decadi senza alcuna occasione di conflitto – vorrei appunto concludere con questa nota sul nostro futuro comune:


I principali e più attivi gruppi economici italiani hanno imparato a conoscere sempre meglio le loro controparti saudite mentre i due governi stanno facendo la loro parte per migliorare il “business climate” in modo da consentire lo sviluppo ulteriore di questa collaborazione. Il settore della cooperazione e degli investimenti deve essere ormai esteso ed andare al di là delle classiche aree della petrolchimica e delle costruzioni. In questi giorni l’Italia ha lanciato un programma ambizioso di attrazione degli investimenti. Nuove frontiere devono essere esplorate come la “green economy”, l’IT, il biomedicale e, più in generale, l’economia della conoscenza.


A livello intergovernativoè ottimo ilpotenziale di cooperazione nel settore della difesa e della sicurezza. Ma un terreno fertile su cui investire è costituitoanchedalla società civile: scambi di studenti, formazione a livello accademico e post laurea, cooperazione nei progetti scientifici e tecnologici più avanzati, interazioni tra corpi intermedi della società, quali università, associazioni di categoria e camere di commercio.


Abbiamo un gran bisogno di conoscerci l’un l’altro e parlareapprofonditamente, come gli amici fanno, per costruire insiemepace e prosperità e per contribuire alla stabilizzazione di una regione, quella mediorientale, alla quale, voglio qui sottolinearlo, sono legati a doppio filo gli equilibri del futuro ordine globale.