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Intervento del Ministro Bonino al side event italiano “Women and Nutrition: Ideas for a Sustainable Future”

(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)






Gentili ospiti, care amiche ed amici


da più parti e in varie sedi si sottolinea l’importanza del processo Post 2015 e del percorso avviato da Rio + 20 per la definizione della futura Agenda Globale di Sviluppo, che sarà varata nel corso della 70° Assemblea Generale delle Nazioni unite del 2015. Con l’Expo 2015 l’Italia può offrire all’ONU sia un’occasione straordinaria per valorizzare un percorso per adesso riservato solo agli addetti ai lavori, sia un momento di riflessione e dialogo proprio nella fase conclusiva del dibattito sulla definizione dei futuri Obiettivi di sviluppo. Vista all’interno di questa cornice, l’azione di WE – Women for Expo, assume una rilevanza che va esplorata in tutte le sue molteplici dimensioni.


L’obiettivo di sostenere, in maniera concreta e propositiva, la centralità delle donne nella nutrizione va, infatti, al di là della sicurezza alimentare o della rivendicazione di un ruolo considerato “naturale” in tutte le culture, ma molto spesso non adeguatamente riconosciuto, e si mostra per quello è: una questione di diritti umani con aspetti non solo sociali, culturali e ambientali, ma anche produttivi.


Si tratta, quindi, di fare in modo che nella futura Agenda per lo Sviluppo le donne possano mettere in gioco i propri saperi e far sentire la propria voce non come passive beneficiarie escluse dai processi decisionali, ma come soggetti propositivi capaci di inventare soluzioni per se stesse e per gli altri, anche in situazioni in cui fino ad oggi è stato impossibile o molto difficile farlo.


Esiste ormai un patrimonio di conoscenze diffuso che dimostra come le pratiche di difesa delle donne facciano emergere nuove figure di attiviste che diffondono conoscenze, rivendicano i propri diritti e dimostrano capacità di negoziazione anche nei paesi più poveri e nelle zone rurali più isolate.


Il processo del post 2015 dimostra però che l’affermazione dei diritti delle donne non è un dato acquisito. Basta ricordare la pagina negativa sui diritti sessuali e riproduttivi nel testo uscito dalla Conferenza di “Rio+ 20” nel 2012.


Occorre quindi avere chiaro il quadro in cui ci muoviamo e anche assumere il carico di queste difficoltà, non solo schierandosi in difesa dei Diritti umani, ma soprattutto creando le condizioni perché le voci delle attiviste del Sud del mondo siano ascoltate con l’attenzione che meritano.


Il tema della nutrizione e dello sviluppo sostenibile è un buon punto di partenza poiché costringe a fare i conti in primo luogo con l’insostenibilità delle situazioni in cui le donne si trovano a esercitare un ruolo che non è il “naturale” compimento di un destino biologico, ma molto spesso il frutto di una discriminazione dalla “cosa pubblica”.


Un ruolo che, tuttavia, ha prodotto e produce in grande parte del pianeta capacità e saperi finora ignorati nei circuiti economici e politici che decidono le condizioni di vita globali. Valorizzare le idee e le soluzioni che le donne mettono in atto per un futuro sostenibile e che nascono dall’esercizio quotidiano del ruolo di “nutrici” non serve solo a impedire l’emarginazione delle donne, ma anche a costruire un futuro migliore.


Questa è la scommessa che Women for Expo intende proporre attraverso il Manifesto di valori, la “CARTA DELLE DONNE”, da compilare collettivamente e da consegnare alle Nazioni Unite, come contributo all’attuazione degli obiettivi di sviluppo Post 2015.


Per il Ministero degli Affari Esteri italiano la collaborazione nell’ambito di WE rappresenta una sfida poiché richiede di mettere al lavoro le molte dimensioni in cui il Ministero opera, dai diritti umani ai processi di mondializzazione, per l’ottenimento di un risultato tanto impegnativo.


Indubbiamente in questo ambito anche l’azione portata avanti attraverso la cooperazione allo sviluppo può dare importanti contributi sia per il ruolo che riveste all’interno della Nuova Alleanza per la Sicurezza Alimentare, in cui i paesi del G8 e i loro partner si sono impegnati dal 2012 ad avviare azioni concrete per l’empowerment delle donne, sia per le esperienze positive già realizzate in molti paesi.


I partenariati costruiti in alcuni paesi e in aree prioritarie quali, America centrale, Etiopia, Mozambico, Libano, Palestina, Senegal e Africa occidentale, forniscono già una buona base di partenza per il coinvolgimento di figure femminili rilevanti e per la definizione di alcune priorità della Carta delle Donne.


C’è, inoltre, da rilevare che da parte italiana si è già dimostrata una particolare attenzione al sostegno dell’imprenditorialità femminile sollecitando molti paesi partner ad abbattere le “barriere” culturali ed economiche che si presentano soprattutto nelle aree rurali.


Altri contributi possono venire dalla collaborazione con il “sistema italiano di cooperazione”, dove non mancano le esperienze delle Università e della società civile per nuove forme d’intervento tra pubblico e privato e per “alleanze transnazionali” che possono dare sostegno alla creatività di molte donne del Nord e del Sud.


Queste esperienze, unite al percorso di riflessione che avviamo oggi con questo evento e che continueremo da qui al 2015 con una serie di appuntamenti che toccheranno tutti i Continenti, ci consentiranno di acquisire un patrimonio di idee e di proposte per un futuro sostenibile, a partire dall’importante contributo che le donne possono dare alla sicurezza alimentare e al diritto di accesso universale al cibo.


E sono proprio queste idee e proposte che, attraverso la Carta delle Donne, intendiamo sottoporre all’attenzione dei singoli paesi e dei fora internazionali durante il processo di definizione degli obiettivi dell’Agenda dello sviluppo Post 2015.


Su questo punto va certamente coinvolta in misura maggiore l’Unione europea, che rimane un attore di rilevanza mondiale per l’entità delle risorse a favore della cooperazione allo sviluppo, per l’attenzione ai diritti fondamentali delle donne e per il suo ruolo nei negoziati in sede ONU.


Sono certa che la Presidenza italiana dell’UE nel secondo semestre del 2014 – quando si terrà anche l’Assemblea Generale per la definizione del documento – potrà offrire significative opportunità in tal senso.


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