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Intervento del Ministro Bonino alla presentazione del World Energy Outlook 2013 dell’Agenzia Internazionale per l’Energia

(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)


Sono lieta di partecipare oggi a questo incontro in occasione della presentazione in Italia dell’edizione 2013 del World Energy Outlook (WEO), importante appuntamento per tutti gli operatori, pubblici e privati, impegnati a diverso titolo nel settore dell’energia. Ringrazio dunque l’ENI per aver organizzato questo momento di dibattito e mi complimento con il dott. Birol e con tutti gli autori per l’eccellente lavoro che anche in questa edizione l’AIE ha saputo realizzare.


Le analisi e gli scenari dell’AIE, e soprattutto il WEO, sono un importante quadro di riferimento per i Governi e i policy-maker chiamati a gestire le sfide energetiche, non solo nell’immediato ma anche in un approccio di medio e lungo termine.


Ciò vale in modo particolare per un Paese come l’Italia dove, per le scarse risorse naturali presenti sul territorio nazionale, le questioni energetiche rivestono un ruolo strategico. Proprio per questo vincere la sfida della sicurezza energetica è vitale e lo è ancor di più nell’attuale scenario energetico e geopolitico mondiale in costante mutamento.


E’ per questo che la diplomazia italiana è da sempre impegnata nel mantenere stabili le relazioni con i paesi fornitori di fonti energetiche così come con i cosiddetti paesi di transito.


Ma attenzione: credo che il concetto più utile e attuale di sicurezza energetica sia sempre meno legato a un mondo a blocchi contrapposti tra esportatori e importatori di energia. Le fonti rinnovabili stanno rendendo già più autonoma l’Europa e in particolare l’Italia. Piuttosto, la sicurezza che si dimostrerà critica riguarda l’economicità e la sostenibilità degli approvvigionamenti energetici, nell’ambito delle scelte continentali e globali in termini di mitigazione degli effetti ambientali dell’industria energetica.


Quello della Farnesina è uno sforzo articolato e che, soprattutto oggi, richiede una visione di politica energetica orientata alla diversificazione di fonti, forniture e rotte, cosi’ come allo sviluppo di un mercato e di una politica dell’energia davvero europei, che abbiano come fine ultimo quello di garantire una maggiore integrazione ed efficienza del sistema energetico continentale.


Si tratta di un orientamento strategico che il Ministero degli Affari Esteri e tutta la rete diplomatica perseguono quotidianamente, attraverso la cura dei rapporti con i nostri interlocutori energetici.


Su queste basi, l’Italia ha sviluppato nel tempo un modello di interdipendenza – in sostituzione a un modello di dipendenza pura – bilanciando l’offerta di energia con l’esportazione di altri prodotti, con trasferimenti di tecnologia e con investimenti, al fine di rendere le relazioni bilaterali con questi Paesi più “sostenibili” nel lungo periodo e di migliorarne la capacità produttiva. Questo modello ha consentito al nostro Paese di affrontare, ad esempio, con successo e tempestività le ripercussioni energetiche del “risveglio arabo”.


Sul piano della diversificazione, l’Italia sta portando avanti con convinzione il progetto Trans Adriatic Pipeline (il tratto europeo del Corridoio Meridionale che trasporterà gas azero fino in Italia attraversando Grecia e Albania). Il TAP è anche un successo della diplomazia italiana e dimostra l’ attenzione che oggi il nostro Paese presta alla sicurezza energetica, mettendo pienamente a frutto le potenzialità della propria posizione geografica.


Il TAP ci permette di divenire un hub energetico del Sud Europa e del Mediterraneo, così come previsto all’interno della nostra Strategia Energetica Nazionale. Allo stesso modo, il progetto di South Stream, che l’Italia ritiene complementare al TAP, contribuirebbe ad accrescere la diversificazione delle rotte e a rafforzare la sicurezza energetica nazionale ed europea.


Le sfide attuali sul piano energetico sono tuttavia tali da richiedere all’Italia un impegno non solo di tipo bilaterale ma anche un’attività responsabile e dinamica a livello europeo e sul piano più globale.


L’Europa rappresenta un quadro di riferimento indispensabile per noi come per tutti i nostri partner europei. Per assicurare un adeguato livello di indipendenza e sicurezza energetica non occorre solo che ogni Stato diversifichi le proprie rotte e fonti di approvvigionamento ma è necessario riportare tale azione in ambito europeo. La realizzazione di un mercato dell’energia integrato e per questo stabile, efficiente, economicamente competitivo è un pienamente sostenuto dalla Farnesina e dal Governo. La Commissione europea ha stimato che il risparmio che deriverebbe da una integrazione del mercato dell’energia elettrica – rispetto a dati di auto-sufficienza nazionali – ammonterebbe a 35 miliardi di euro l’anno.


Ovviamente non ci sfugge che creare un mercato dell’energia pienamente integrato a livello europeo implichi un sforzo colossale. Creare infrastrutture interconnesse, proseguire nel “market coupling”(sistema attraverso il quale l’utilizzo delle capacità di trasmissione tra diversi paesi è determinato contestualmente agli scambi tra i mercati elettrici degli Stati Membri, ndr) ed istituire un quadro regolamentare armonizzato e stabile, non sono obiettivi di facile realizzazione, a cominciare dai costi che la Commissione europea valuta in circa 200 miliardi di euro entro il 2020. Ma se guardiamo a come alcuni Stati membri già collaborano su norme tecniche – o sui “grid codes” – come pure su di un set comune di accordi commerciali, allora si può dire che la strada per una maggiore integrazione sia stata già di fatto imboccata.


L’Italia è inoltre un attore attivo nei molti fora multilaterali che seguono le tematiche energetiche (AIE, Conferenza delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico; G8, G20, OCSE). Uno dei nostri obiettivi è di coniugare le necessità energetiche con l’interesse per la salvaguardia ambientale e proseguire la leadership europea in questo campo.


Siamo di fronte a un mondo in profonda trasformazione e dobbiamo essere capaci di dare risposte chiare e soluzioni innovative, con più coraggio e visione strategica di quanto abbiamo fatto finora. Dobbiamo – tutti quanti noi – saper guardare più lontano, studiando nuovi schemi e impostando nuove politiche.


Sono almeno due i mutamenti meritevoli di attenzione che rivoluzionano lo scenario energetico globale e quindi anche italiano: lo spostamento verso Cina, India e Medio Oriente del centro di gravità della domanda di energia e la progressiva autosufficienza energetica degli Stati Uniti, grazie allo shale gas e allo shale oil, e la loro crescente capacità di esportazione di gas e petrolio.


Si tratta di cambiamenti rilevanti che inducono a una riflessione sulle prospettive concrete per il nostro Paese di farvi fronte.


Il nuovo panorama energetico mondiale impone di estendere e rafforzare questo modello di interdipendenza mutualmente vantaggioso anche alle relazioni con altri produttori emergenti per noi sempre più rilevanti.


Si pensi all’Africa sub-sahariana – a cui sarà dedicato il WEO 2014 e dove le recenti scoperte di idrocarburi in particolare in Mozambico e in Angola rendono il continente africano un potenziale game changer nello scacchiere mondiale – così come al Medio Oriente o come già detto all’Asia Centrale e al Sud America, dove il Brasile, a cui è dedicato il focus energetico del WEO 2013, diventerà un grosso esportatore di petrolio e più in generale uno dei maggiori produttori di energia.


L’Italia deve essere però capace di guardare oltre, di guardare cioè a quei Paesi, a quelle economie che stanno vivendo una trasformazione importante al proprio interno e non meno nel settore energetico, non solo come produttori ma anche come consumatori di energia. E’ proprio in questi Paesi, quali appunto quelli dell’Africa sub-sahariana, che la Farnesina è pronta sempre più a cogliere le opportunità inesplorate e a utilizzare il margine di manovra ancora presente per esprimere il dinamismo della propria politica estera nel sostegno alle tante imprese italiane attive nel settore energetico e nella promozione di un nuovo modello di sviluppo.


Un mondo ricco di sfide e cambiamenti significa anche un mondo pieno di opportunità per chi le sa cogliere al momento opportuno. Il ruolo della diplomazia italiana è proprio quello di saper cogliere le occasioni che il nuovo scenario globale porta con sé, così come indicato nel progetto “Destinazione Italia” promosso dal Presidente del Consiglio Enrico Letta.


A tal proposito, l’Italia sta già affrontando i temi della sicurezza energetica e della sostenibilità ambientale attraverso l’impiego delle energie rinnovabili e il costante miglioramento dell’efficienza energetica, in linea con quanto previsto dal Consiglio europeo sull’energia dello scorso maggio, con un occhi molto attenti ai nostri comparti industriali e in coerenza con la Strategia Energetica Nazionale lanciata dal Governo che ha preceduto quello in carica.


Il tessuto industriale italiano odierno è ricco di aziende leader a livello internazionale nel settore energetico e non solo nel comparto “oil and gas”, ma anche nel settore delle energie rinnovabili, delle reti di trasmissione elettrica e dei sistemi per l’efficienza energetica. Aziende che dispongono di elevate dotazioni di capitale e know how che le rendono competitive in molteplici contesti.


Rimanendo in tema di energie rinnovabili, secondo le analisi del WEO esse rappresenteranno la metà della generazione elettrica globale nel 2035. Si tratta di un’evoluzione che deve essere in gran parte ancora compiuta e che proprio per questo riserva al nostro Paese spazi ancora largamente inesplorati in molte regioni del mondo.


E’ arrivato il momento di fare di queste capacità aziendali e di queste conoscenze tecniche un motore di crescita per la nostra economia e per il Paese tutto. L’EXPO di Milano, dedicata al tema “nutrire il pianeta, energia per la vita”, sarà una vetrina unica per mettere in evidenza tali eccellenze italiane.

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