(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)
S.E. Sig.ra Ana Hrustanovic, Ambasciatore di Serbia a Roma
S.E. Sig. Mirko V. Jelic, Ambasciatore di Serbia presso la Santa Sede
Dott.ssa Flavia Barca, Assessore alla Cultura, creatività e promozione artistica
Dottor Claudio Parisi Presicce, Sovrintendente Capitolino ai Beni Culturali ad interim
Signore e Signori,
Sono estremamente lieta di partecipare all’inaugurazione di questa Mostra che celebra i 1700 anni dell’Editto dell’Imperatore Costantino e ringrazio l’Ambasciatore Hrustanovic per il cortese invito.
Le opere dell’artista Veljko Mihailovic qui esposte, oltre a reinterpretare la visione dell’iconografia dell’Imperatore romano e di sua madre rappresentata in alcune delle più antiche chiese d��Europa, sottopongono alla nostra attenzione l’importanza non solo religiosa, ma anche storica e politica dell’Imperatore Costantino per il mondo del suo tempo, per l’Europa e per il mondo occidentale nei secoli successivi.
Nato e cresciuto nel centro di quell’Impero che governò per 31 anni, l’Imperatore Costantino ha nel corso della propria esistenza viaggiato attraverso il mondo allora conosciuto, scoprendo le diversità tra le culture, le lingue e le regole sociali dei popoli, giungendo a comprendere come l’esistenza di diversi credi e culture all’interno del territorio imperiale di allora rappresentasse non una minaccia da contrastare o un fenomeno da perseguitare, ma una ricchezza da difendere, valorizzare e trasfondere nell’enunciazione di principi universalmente riconoscibili, accettati e rispettati da tutti i cittadini
L’eredità dell’Editto di Costantino – anche noto come Editto di Tolleranza, denominazione che io prediligo – ha consentito di riconoscere al principio della libertà di culto una posizione centrale all’interno della società occidentale, sopravvivendo alle infinite e dolorose vicissitudini storiche attraversate dai popoli e dagli Stati del nostro Continente nel corso di diciassette lunghissimi secoli.
Non si è trattato di un percorso semplice né indolore! Basti ricordare le guerre di religione del XVI secolo fino all’olocausto degli ebrei. Solo a partire dal Secondo dopoguerra il principio della libertà di culto è effettivamente assurto al rango di diritto universale, tutelato da Convenzioni internazionali e accolto all’interno del moderno sistema di leggi e nelle costituzioni degli Stati europei.
Guardando oltre le conquiste del nostro continente, ritengo, tuttavia, che ci troviamo dinanzi a un processo ancora incompiuto. C’è ancora molta strada da fare affinché ai diritti del credente, del non credente e del “diversamente credente”, siano riconosciuti pari dignità e cos�� considerati a livello internazionale e fatti propri dagli Stati.
Sono ancora troppe le aree del mondo – spesso proprio quelle alle porte di casa nostra – in cui le tensioni e l’intolleranza religiosa risultano foriere di laceranti conflitti ed efferati crimini. Difatti, più che di “scontro tra civiltà” ho sempre preferito parlare di “scontro tra intolleranze”.
Il percorso sulla via della piena tolleranza è quindi ancora lungo. L’Europa – a cui la Serbia sta avvicinandosi a grandi passi – deve essere attenta custode di questo virtuoso magnetismo e noi, come europei, abbiamo l’imperativo morale di continuare a lavorare affinché i traguardi raggiunti siano preservati e costantemente migliorati.