(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)
Grazie a tutti di essere qui oggi,
porto i saluti del Ministro Bonino che ha dovuto accompagnare il Primo Ministro a Bruxelles e che non può essere con noi oggi. Il Ministro ha sostenuto fortemente questo evento perché lingua e cultura sono due patrimoni poco impiegati che l’Italia ha per tornare a crescere.
Ringrazio i miei colleghi sottosegretari, Rossi Doria del MIUR e la Senatrice Giordani del MIBAC, che sono oggi qui per evidenziare la ricchezza del tema dell’insegnamento della lingua italiana all’estero. Ringrazio Serena Dandini, Dacia Mariani, Tosca, Marino Sinibaldi e Fabio Cappelli per essere qui con noi questa mattina.
Anche se la maggioranza degli italiani lo ignora, la lingua italiana è la quarta studiata al mondo e il trend non conosce diminuzioni a nessuna latitudine. Negli Stati Uniti l’iscrizione ai corsi d’italiano aumenta del 15-20% all’anno; in Egitto il numero degli studenti d’italiano nelle scuole superiori è passato da 20.000 a 100.000 negli ultimi tre anni.
Lo studio della lingua italiana in scuole, istituti e associazioni sostenuti dal contributo pubblico coinvolge ogni anno circa 600.000 studenti stranieri, per la maggior parte giovani sotto i 18 anni. Gli italodiscenti sono molti di più perché prosperano scuole di lingua non censite e perché s’impara l’italiano attraverso programmi televisivi, canzoni e il cinema.
Chi impara la nostra lingua non lo fa per un’utilità immediata. Si studia l’italiano per amore della cultura, per avvicinarsi a quella che Thomas Mann chiama “la lingua degli angeli”. Tuttavia dimostra di avere attrazione e rispetto per la nostra cultura e l’italian way of life. C’è un amore diffuso per la “grande bellezza” più di quanto pensiamo.
Siamo alla ricerca di nuovi fattori di crescita: uno di questi può essere la nostra lingua. L’idea è –come diceva Abbado- che lingua e cultura sono ricchezze da esportare. Insegnare di più e meglio l’italiano può ingenerare proventi, aumentare il turismo, favorire gli investimenti in Italia. Gli Istituti italiani di cultura già guadagnano 3,5 milioni di euro l’anno dall’insegnamento dell’italiano.
Solo gli studenti statunitensi in Italia spendono 645 milioni di euro nel nostro Paese.
Ci sono molti aneddoti da chi opera nel settore della cultura su quanto sia grande la domanda d’italiano nel mondo. Queste storie non arrivano al grande pubblico. Comunicare questo patrimonio e le sue potenzialità a tutti gli italiani è l’ambizione del percorso che inizia oggi con questo evento.
Ringrazio perciò ancora della loro presenza Serena Dandini, Tosca, Dacia Maraini, Fabio Cappelli e Marino Sinibaldi. Siete ambasciatori della nostra cultura all’estero e potete restituirci l’immagine ed il valore che l’italiano ha negli altri Paesi.
Abbiamo un’articolata rete che mantiene e fa fruttare il patrimonio della lingua: 80 Istituti Italiani di Cultura, 140 istituzioni scolastiche italiane all’estero, 146 enti gestori, 176 lettori d’italiano di ruolo, i 146 lettori a contratto locale, e le 399 sedi della Società Dante Alighieri. Tutto questo rischia di essere considerato solo un costo, modesto (9 milioni) ma comunque da tagliare se non c’è una domanda nel Paese.
Dobbiamo rendere consapevole ogni italiano di questo capitale per ritrovare il senso e l’entusiasmo per la nostra lingua. L’obiettivo è muovere il Paese e iniziare un cammino che ci porterà agli Stati Generali della Lingua ad ottobre.
Ci lamentiamo che in Italia non c’è coscienza del tesoro che possediamo. Credo che per riappassionare l’Italia alla sua cultura sia necessario dimostrare la felicità della cultura. Con la cultura l’Italia può e deve risvegliarsi dal suo torpore che la rende vecchia e triste, chiusa in se stessa.
Un autore latinoamericano, l’uruguayano Eduardo Galeano, nel suo Libro degli Abbracci, racconta questa storia: “c’era un uomo anziano e solitario che trascorreva tutto il suo tempo chiuso in casa a letto. La gente mormorava che avesse un tesoro in casa ma nessuno sapeva bene cosa fosse. Un giorno entrarono i ladri e scoprirono in effetti un baule nascosto in cantina. Lo portarono via e quando lo aprirono videro che era pieno di lettere. Erano le lettere d’amore che l’uomo, ora vecchio, aveva ricevuto lungo tutta la sua vita. Infuriati volevano bruciarle ma qualcuno li convinse a restituirle. Ad una ad una. Una per settimana. Da quel momento il vecchio attese il postino che ogni lunedì portava la lettera. Gli correva incontro felice e anche San Pietro sentiva battere quel cuore impazzito di gioia, che riviveva”.
Non è questo che dobbiamo fare con il nostro paese? Rispedire tutte le lettere che la storia gli ha regalato, una ad una, perché riviva. Oggi cominciamo con una lettera sulla lingua.