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Messaggio del Ministro per la Conferenza “Le persone LGBTnella realta’odierna”

Carissime, Carissimi,


avrei davvero voluto condividere con voi questa giornata di riflessione così importante, per la quale voglio ringraziare l’Unar, la CIDU e tutti gli organizzatori.


Come saprete, sono impegnata in questi giorni in una visita ufficiale negli Stati Uniti, ma non voglio rinunciare a farvi avere, anche a distanza, un mio saluto caloroso e sincero, augurarvi buon lavoro e confermarvi la mia personale attenzione e quella di tutto il Ministero degli Esteri.


Credo sia particolarmente importante e significativo che la Conferenza di oggi sia ospitata in questa sede istituzionale, a conferma di una volontà del Governo di compiere significativi passi avanti sia nella riflessione pubblica sia nell’elaborazione di proposte concrete in materia di diritti e libertà civili fondamentali.


Quanto siano urgenti parole e atti concreti in questa direzione ci è quotidianamente ricordato dagli episodi di discriminazione, di sopraffazione, di gravi limitazioni delle libertà individuali, di violenza, di cui sono vittime ancora tante, troppe donne e uomini in Italia e nel mondo, in ragione del loro orientamento sessuale, della loro identità di genere, del modo in cui vivono la loro dimensione delle relazioni umane e degli affetti.


Discriminazioni, abusi e violenze appaiono inconcepibili e intollerabili, così fuori dal tempo, così antistorici, di fronte a una modernità che sta rivoluzionando le relazioni sociali nel mondo intero e rende le nostre società sempre più aperte. Ma sappiamo che non è, non sarà, un percorso facile: la storia e l’attualità ci ricordano quanto siano forti le resistenze al pieno riconoscimento dei diritti di tutti.


Non a caso l’incontro di oggi si tiene alla vigilia della Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia che, è bene ricordarlo, è stata istituita per celebrare la rimozione dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità avvenuta solo 24 anni fa.


Abbiamo di fronte ancora una lunga strada da percorrere per abbattere pregiudizi, per affermare il principio elementare e universale che ciascuna donna e ciascun uomo in qualsiasi parte del mondo merita di vedersi riconosciuti su base paritaria gli stessi diritti e doveri, senza subire discriminazione alcuna.


Sono convinta che sia necessaria un’assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni, chiamate a fare scelte chiare e atti concreti conseguenti. Ce lo ricorda l’art. 3 della Costituzione Italiana, che quella responsabilità pubblica la racconta con una forza evocativa e una chiarezza di intenti che, a distanza di oltre 65 anni, mantiene un valore e un’attualità straordinarie: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.


Siamo dunque chiamati a fare la nostra parte, anche con scelte coraggiose e innovative, per colmare la distanza tra società e istituzioni, tra una dinamica di apertura che – nonostante pregiudizi e discriminazioni – pure viene avanti, e norme inadeguate, figlie di un’altra epoca.


In Italia e in Europa sono ancora troppi i vuoti normativi in materia di crimini d’odio perpetrati sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, ma soprattutto è sempre più urgente collegare il pieno riconoscimento di diritti individuali fondamentali ad interventi strutturali di riforma e di modernizzazione dello Stato sociale, della Pubblica Amministrazione, del mercato del lavoro.


Il Governo italiano intende essere in prima linea nella lotta alle discriminazioni e nella promozione di una nuova stagione di diritti civili.


Non a caso nei giorni scorsi il Sottosegretario di Stato Ivan Scalfarotto si è recato a Malta, insieme ai rappresentanti di altri 16 governi europei, per sottoscrivere una dichiarazione di intenti in materia di tutela dei diritti umani e di parità di trattamento per le persone LGBTI.


Allo stesso modo, a partire dal Ministero degli Esteri, vogliamo animare un confronto pubblico aperto e costante – di cui la Conferenza di oggi rappresenta una tappa importante e per nulla scontata – che porti a compiere scelte concrete per il rispetto della dignità e la promozione dei diritti di ogni donna e uomo nella nostra società, contro ogni forma di discriminazione e violenza.


C’è tuttavia una responsabilità collettiva più ampia, accanto a quella delle istituzioni: è una sfida che chiama in gioco non solo la politica e le istituzioni, ma il mondo dell’informazione, della comunicazione, della cultura, della formazione, del lavoro, dell’associazionismo. Realtà a cui, anche dalla Conferenza di oggi, vogliamo rivolgere un appello positivo a compiere insieme questo cammino, che richiede scelte politiche, azioni amministrative, ma anche un lungo e profondo lavoro culturale nella nostra società, a partire dalle generazioni più giovani.


Credo che in quest’opera, che richiederà tenacia, coraggio e voglia di cambiare, avremo tutti bisogno di far tesoro delle parole pronunciate nel 2012 dal Presidente degli Stati Uniti Barack Obama alla LGBT Pride Month Receptionalla Casa Bianca:


“Io non vi consiglierei mai di avere pazienza, non è giusto come non era giusto dire alle donne di essere pazienti un secolo fa o agli afroamericani 50 anni fa dopo decenni di inazione e indifferenza, ora avete tutta la ragione e il diritto di chiedere, a voce alta e con forza, l’uguaglianza”.


Sull’affermazione e sull’effettivo riconoscimento di principi fondamentali di uguaglianza, di giustizia, di libertà, di rispetto della dignità umana, non si può avere pazienza, non si può e non si deve temporeggiare.


Per la mia parte e per la mia responsabilità, mi troverete sempre al vostro fianco, certa che, insieme, sapremo realizzare l’impegno concreto e ambizioso delle istituzioni e dell’intera società per cancellare ogni forma di discriminazione e pregiudizio, per riconoscere a tutti e a ciascuno pari diritti e pari dignità.


Buon lavoro e a presto,


Federica Mogherini