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Discorso dell’On. Ministro alla Conferenza “Sixty years and beyond: contributing to development cooperation”

(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)

 

Commissario Mimica (Commissario UE per la Cooperazione Internazionale e lo Sviluppo),

Ministro Tanoh (MAE della Costa d’Avorio),

Ministro Le Guen (Ministro francese per la Cooperazione e la Francofonia),

Segretario di Stato Kalnina-Lukasevica (Segretario di Stato MAE della Lettonia),

Ministro Bonino (ex MAE e Commissario europeo),

Ambasciatore Sebastiani (DG per la Cooperazione allo Sviluppo),

Ambasciatori, Direttori Generali, Rappresentanti della società civile, del settore privato e del mondo accademico. 

Rivolgo un forte ringraziamento al gruppo “Ladri di Carrozzelle” che, accompagnati dal “Coro Altavoce” e diretti dal Maestro Federico Capranica, hanno eseguito l’Inno alla gioia ed eseguiranno fra poco la canzone Stravedo per la Vita presentata all’ultimo Festival di Sanremo. Ne approfitto per ricordare il costante impegno della Cooperazione italiana ed europea a favore della disabilità nelle azioni di sviluppo.

Sono molto felice di dare a tutti il benvenuto alla Farnesina. Oggi celebriamo 60 anni di Cooperazione allo Sviluppo europea. Celebriamo l’Europa solidale all’estero, l’Europa primo donatore mondiale di aiuti allo sviluppo.

E’ per tutti noi motivo di orgoglio ricordare che le radici della Cooperazione europea affondano già nei Trattati di Roma.

L’evento di oggi è perfettamente in sintonia con “una Unione orgogliosa dei propri valori” che abbiamo sottolineato nella Dichiarazione di Roma, il 25 marzo scorso, durante le celebrazioni per il Sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma.

Io credo che la Cooperazione europea rappresenti la migliore combinazione fra valori, solidarietà e protagonismo dell’Europa nel mondo. Per 60 anni abbiamo teso la mano al di là dei nostri confini, con la consapevolezza che in un mondo sempre più interconnesso la stabilità, la sicurezza e la prosperità del resto del mondo sono profondamente legate alla nostra stabilità, sicurezza e prosperità.

Nella Cooperazione c’è una parte importante della storia della civiltà europea. Perché civiltà significa saper dialogare con l’altro e la Cooperazione – più di qualsiasi altra politica – vuol  dire riscoprire la ricchezza nell’interazione con l’altro. Attraverso la Cooperazione ci si apre all’altro e al rispetto reciproco, perseguendo l’obiettivo comune dello sviluppo.

Quindi nella Cooperazione c’è la componente più nobile della politica estera: quella più autenticamente animata dall’apertura e dalla volontà di capire l’altro, e di ricercare insieme le risposte alle sfide globali più importanti.

Ma c’è di più: la Cooperazione guarda sempre con speranza al futuro. E’ grazie a questa capacità di credere nel futuro che la Cooperazione ha offerto – e continua ad offrire – forza e vitalità alla costruzione europea.

Come sapete, il Governo italiano ha “invertito la tendenza”:

-l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo è aumentato dallo 0,14% del Reddito Nazionale Lordo nel 2012 (2,1 miliardi di euro)  allo 0,22% nel 2015 (3,6 miliardi).

-in base alle rilevazioni preliminari trasmesse all’OCSE, nel 2016 l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo si dovrebbe attestare allo 0,26% (4,3 miliardi).  

-siamo il quarto donatore fra i Paesi del G7 (a pari merito con il Canada in termini percentuali) ma siamo anche consapevoli che si tratta più di un punto di partenza che non di arrivo: perché il nostro obiettivo è quello di raggiungere lo 0,30% entro il 2020, nella direzione dell’impegno dello 0,7% previsto dall’Agenda 2030.

Oltre ai numeri, la Cooperazione è fatta di tante piccole e grandi storie di chi coltiva il sogno di un mondo migliore. Penso a tanti giovani europei in Africa, e in altre parti del mondo, che hanno scritto e continuano a scrivere oggi la prestigiosa storia della Cooperazione europea.

Tanti giovani cooperanti sono i nostri Ambasciatori nel mondo, perché spesso operano in contesti di crisi, fragilità e vulnerabilità, dove può essere persino impossibile essere presenti come istituzioni.   

E sempre nei giovani, riscontro la forte consapevolezza che la Cooperazione è una materia complessa, che non affronta mai un singolo tema in isolamento, ma tanti insieme “nell’intreccio dello sviluppo”.

Prendiamo ad esempio un tema molto caro all’Italia come quello dei grandi fenomeni migratori. L’Italia ha agito con grande determinazione per collocarlo nell’agenda europea di sviluppo, divenendo anche uno dei primi Paesi Membri nella gestione di fondi del Trust Fund UE per l’Africa.

Abbiamo operato per costruire un modello incentrato sulle molteplici cause profonde delle crisi migratorie: attraverso partnership con i nostri paesi partner – di origine e di transito – che offrano alternative ed opportunità di crescita, di lavoro e di integrazione nelle regioni di appartenenza. E crediamo sia importante partire dai giovani e dalle donne, per interrompere le migrazioni forzate e l’orribile traffico di essere umani.

Stiamo lavorando bilateralmente a rinforzo della Cooperazione europea, ad esempio con il “Fondo Africa” che ho lanciato alcune settimane fa, focalizzato su Libia, Tunisia e Niger, ma che include anche altri Paesi importanti come Costa d’Avorio, Eritrea, Egitto, Etiopia, Ghana, Guinea, Nigeria, Somalia, Senegal e Sudan.

Ho dato ieri indicazioni di realizzare, a valere sul Fondo Africa, 8 progetti di Cooperazione per un valore di 21 milioni di euro.

Il nostro è uno sforzo fondato sul dialogo e sul partenariato, dove lo spirito è quello di combinare solidarietà, sviluppo e sicurezza, ponendo la protezione e la dignità dell’individuo sempre al centro di ogni sforzo.

Vorrei concludere con tre punti forza, a mio avviso, della Cooperazione europea:

Primo: la leadership e la credibilità della Cooperazione europea a livello mondiale, che deriva anche da una responsabilità quale primo donatore al mondo. Non è per caso che l’UE ha svolto un ruolo chiave nella definizione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e oggi svolge un simile ruolo nell’attuazione dell’Agenda 2030 e dei suoi 17 obiettivi.

Secondo: la pluralità degli attori della Cooperazione europea, che ne costituiscono la sua maggiore ricchezza, in quanto attori del dialogo e del cambiamento: i Paesi partner; le Istituzioni ed i Servizi dell’Unione; gli Stati Membri e i loro Ministeri o Agenzie di Cooperazione; i Parlamenti; la società civile; il mondo accademico; il settore privato; le istituzioni finanziarie e le banche di sviluppo.

Il processo di revisione del Consenso europeo per lo sviluppo (da concludersi a giugno) è la massima espressione di questa inclusività. Voci tra loro diverse, ma unite da un comune obiettivo: quello della eliminazione della povertà in tutte le sue forme e della promozione dello sviluppo inclusivo e sostenibile, in un quadro universale rispettoso dei diritti umani, in cui le sfide sono sempre più comuni e le responsabilità condivise.

Terzo: il fatto di lavorare sempre in squadra, specialmente sul terreno, attraverso le formule della programmazione congiunta e della cooperazione delegata.

L’Italia, ovunque abbia una presenza, è protagonista della programmazione congiunta con l’UE per  individuare – insieme – priorità comuni di sviluppo nei Paesi partner.

L’Italia ha inoltre triplicato i fondi derivanti dai programmi UE in cooperazione delegata nel corso del 2016, raggiungendo i 130 milioni di euro, cioè quei fondi gestiti dalla nostra Cooperazione per conto dell’UE.

Ricordo poi che la Cooperazione allo Sviluppo è un ambito molto importante della Presidenza italiana del G7, che ha posto grande enfasi sul Mediterraneo e sull’Africa.

Al Vertice G7 di Taormina abbiamo programmato una sessione di outreach con l’Africa che vedrà la partecipazione dell’Unione Africana e di diversi Capi di Stato e di Governo. Affronteremo tematiche trasversali quali: sviluppo sostenibile, innovazione, infrastrutture, energia, crisi migratoria e sicurezza alimentare.

Questo è un anno cruciale nei rapporti fra l’Africa e l’UE, con il V Summit Africa-UE previsto a novembre ad Abidjan. L’Italia è in prima linea affinché ad Abidjan si tracci una nuova e ricca partnership tra i nostri due continenti, con grande spazio al tema dei giovani, la nostra migliore speranza di crescita!

Sono convinto che il perno della nostra azione debba essere rivolto verso il Mediterraneo e l’Africa. Lo sviluppo del Mediterraneo e dell’Africa è la nostra principale sfida del XXI secolo, che si traduce in sicurezza e prosperità anche per tutti noi. Sono fiducioso che insieme, con un’Europa forte e solidale, si possa realmente fare la differenza.