ROMA. «Sono pronta a partire in qualsiasi momento per strappare Rossella ai predoni del deserto». Margherita Boniver ha appena ricevuto dal ministro degli Esteri Giulio Terzi, a titolo onorifico, due incarichi in ambiti di particolare rilevanza strategica per l’attività della Farnesina e per la proiezione internazionale del Paese: Inviato speciale per le emergenze umanitarie.
Il compito per la senatrice socialista eletta per la prima volta nel 1979 e più volte ministro, sarà complesso. Si dovrà anche occupare delle conseguenze dei cambiamenti climatici nei Paesi del Sahel e del Corno d’Africa, e da ieri fa parte della Commissione per la revisione della spesa: un organismo ristretto che nell’ambito del controllo della spesa pubblica ha il compito di ridurre i costi della Farnesina.
Soddisfatta? In parte prosegue il lavoro fatto con il ministro Frattini.
«Sono molto, molto contenta. Spero di poter svolgere al meglio questi incarichi, molto graditi».
In primo piano c’è l’impegno per la cooperazione internazionale e le complicazioni che derivano dal fenomeno dei sequestri di persona. Non è materia nuova per lei.
«Infatti, di Rossella Urru mi sono già occupata nella precedente missione. Il caso della ragazza si è inserito nella vicenda di altre persone sequestrate mesi prima e delle quali mi stavo occupando».
Quali i passaggi principali di questo lavoro?
«Io ho fatto una serie di missioni politico-diplomatiche per conto del ministero, tutte concentrate su cittadini italiani sequestrati oppure, come una missione drammatica in Congo Kinshasa per questioni umanitarie».
Molti governi si sono affidati a lei.
«C’è una prevalenza di missioni legate al sequestro di cittadini italiani. Infatti questa attività l’ho svolta anche quando c’era un governo diverso, nel 2007: alla presidenza del Consiglio c’era Prodi e alla Farnesina D’Alema. Durante il sequestro di un religioso, D’Alema mi chiese di andare nelle Filippine e lo feci molto volentieri».
Anche della nave Buccaneer, sequestrata nell’aprile 2009, si occupò lei.
«Sì, la nave sequestrata in Somalia. II caso fu risolto».
Quale è oggi il punto nel dramma dei sequestri?
«Sempre lo stesso. Nel senso che appena c’è un sequestro di un cittadino italiano scattano automaticamente dei protocolli molto sofisticati, anche complessi, nel senso che il governo italiano, qualsiasi sia il colore, diversamente da molti altri governi, può intervenire immediatamente e in prima battuta per cercare di ottenere la liberazione senza condizioni di questi cittadini sequestrati».
E’ stato cosa anche per la Urru?
«Anche nel caso di Rossella, sequestrata insieme ai cooperanti spagnoli, si è immediatamente attivato quel meccanismo per cui Palazzo Chigi, il ministero degli Affari esteri, della Difesa, i Servizi, che sono elemento essenziale di intelligence, si è attivato tutto nel giro di poche ore e come sempre accade quando queste persone sono sequestrate in Paesi mediterranei c’è una eccellente collaborazione a tutti i livelli, nella fattispecie con l’Algeria, e con tutti i Paesi limitrofi».
Nessun allentamento sul caso di Rossella?
«II lavoro per ottenere la liberazione di Rossella Urru viene fatto sia in Italia, sia a livello internazionale e sia a livello algerino in una intelligence che è costante».
Pensa a una missione imminente?
«Una missione politico-diplomatica eventualmente da me guidata verrà decisa da ministro e Unità di crisi quando questa missione può essere reputata utile. Già dal mese di dicembre ho dato la mia disponibilità a partire ad horas».
Dagli elementi raccolti nella missione precedente fino a oggi, con gli arresti in ambienti dei sequestratori, ritiene si siano fatti passi avanti significativi?
«Decisamente direi. II fatto che sia stata definita la matrice del rapimento e quindi le personalità dei rapitori, i cosiddetti affiliati all’Aqmi, la cellula di Al Qaeda per il Maghreb islamico, e il fatto che si presume che anche queste persone sequestrate (dico “anche” perchè sono diverse dozzine i sequestrati, di diverse nazionalità) siano state portate probabilmente in quel vastissimo territorio al nord del Mali, indica che è stato fatto un eccellente lavoro di intelligence».
Ma ci può essere un rischio drammatico?
«Fino a ora questo tipo di rapimento non ha mai recato pericolo di vita».
Si può essere ottimisti?
«Ottimisti quando c’è la liberazione imminente. Fino a che tutto questo non arriva occorre essere operosi».
E questo è garantito?
«Mi sento di rassicurare tutti quanti, l’operosità di tutti i vari ispettori a nostra disposizione, compresi quelli internazionali è assicurata».
C’è tanta preoccupazione in Sardegna.
«Lo comprendo e lo so: Rossella è giovane carina, ha fatto un lavoro meraviglioso».
Il silenzio genera timori nella comunità.
«Non ci deve essere nessuna preoccupazione rispetto al silenzio che viene avvertito nella comunità. Vuol dire che l’attività è in corso. Immagino che i parenti di Rossella siano costantemente in contatto con la Farnesina, quindi ai parenti non sfugge che tutto quello che è stato fatto finora si continuerà a fare. Tutta questa grande massa di informazioni deve essere tenuta riservata per ovvi motivi».
Qualche rischio, tuttavia va messo in conto.
«Ogni sequestro è una storia a sé. Sono sempre storie estremamente drammatiche, bisogna essere estremamente rigidi».