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Roma fa inserire la questione pirateria nell’agenda del G8

La libertà di navigazione nelle acque internazionali, e quindi indirettamente la questione pirateria, saranno sul tavolo della riunione che i ministri degli Esteri dei G8 avranno oggi e domani a Washington, in preparazione del vertice a livello di capi di Stato e di governo che si terrà poi a Camp David a metà maggio. L’Italia ha chiesto di aggiungere all’ordine del giorno questo punto, che quindi verrà discusso dal ministro Giulio Terzi con Hillary Clinton e gli altri colleghi. La vicenda dei due marò detenuti in India non verrà trattata in maniera esplicita, ma la speranza è che il tema sia inserito nel comunicato del G8, aumentando così la pressione su Nuova Delhi per trovare una soluzione al problema.


La sintonia con gli americani su questo punto nasce dall’enfasi che Washington vuole mettere al collegamento delle questioni economiche con la sicurezza e la stabilità globale. Senza la prima non esistono le seconde, e viceversa. E siccome i commerci marittimi hanno un’importanza enorme, a partire dalle migliaia di barili di petrolio che si muovono ogni giorno sugli oceani, garantirne la sicurezza è fondamentale per tutti.


Il primo punto per riuscirci è assicurare la libertà di navigazione nelle acque internazionali, secondo principi che ormai sono riconosciuti e accettati universalmente. I paesi impegnati attivamente a garantire questa libertà sono circa 115, con varie missioni che contrastano la pirateria e altre minacce, che possono venire dalla criminalità o anche dalle forze di stati non in linea con la comunità internazionale. Tutti questi paesi hanno un interesse diretto a lavorare in maniera congiunta, e l’Italia vedrebbe con piacere una dichiarazione comune di intenti che vada in questa direzione. Roma poi vorrebbe ribadire la responsabilità degli stati costieri nel facilitare l’opera di contrasto del crimine.


L’India non verrebbe citata direttamente, ma è chiaro che l’episodio dei marò viola la libertà di navigazione e complica la lotta alla pirateria. Tutti gli esperti americani del settore sembrano convergere su una posizione: il comportamento dei militari italiani può anche essere oggetto di indagine, ma la giurisdizione compete a Roma perché il fatto è avvenuto in acque internazionali. Se ci fossero un processo e una condanna all’estero, ciò avrebbe un effetto raggelante sulle già complicate operazioni per contrastare la pirateria. Molti paesi potrebbero usare il precedente come scusa per interrompere o limitare i pattugliamenti, già molto costosi e pericolosi.


L’Italia porterà sul tavolo anche la questione della Libia, sollecitando un coinvolgimento più rapido e deciso della comunità internazionale per favorire la transizione, in modo da dare alla leadership locale la possibilità di dimostrare la sua capacità di far ripartire il Paese. Il ministro Terzi ha già anticipato le linee di una strategia generale per aiutare la Primavera araba a seguire un corso costruttivo, con un articolo pubblicato sul sito internet Huffington Post. Roma ha un ovvio interesse diretto a stabilizzare la Libia al più presto, perché si va verso l’estate, e il disordine potrebbe favorire l’afflusso sulle nostre coste dei barconi dell’immigrazione illegale. L’obiettivo quindi è trasformare questa emergenza in un problema internazionale, a partire dall’impegno dell’Unione Europea. La questione però tocca così da vicino gli Stati Uniti che Alec Ross, Senior Advisor for Innovation del segretario di Stato Clinton, ha rilanciato su Twitter proprio l’articolo di Terzi, consigliandolo come un utile «punto di vista sulle Rivoluzioni arabe dall’altra parte del Mediterraneo».


Gli altri temi a cui tengono gli americani sono ovviamente l’Iran, la Siria, la transizione in Afghanistan, la stabilità dell’Asia a partire dalla minaccia nordcoreana, la sicurezza cibernetica e la lotta al terrorismo. I diritti umani, la libertà delle minoranze e quella delle religioni restano punti che si intrecciano con tutti gli altri, ma la Clinton vuole sottolineare anche l’importanza delle donne nel favorire la pace e gli equilibri internazionali. In questo quadro assume una rilevanza particolare il successo di Aung San Suu Kyi nelle recenti elezioni in Birmania, dove Terzi arriverà il 24 aprile.