Se lo Stato d’Israele ha amici nel mondo, Giulio Terzi ne è probabilmente uno dei più rilevanti. Egli, che quando era Ambasciatore d’Italia in Israele durante la seconda Intifada ha imparato a conoscere ed amare il Paese, ha aperto le porte di casa sua ad infiniti eventi ed iniziative, ha aiutato a manifestare solidarietà e si è impegnato per promuovere un riavvicinamento tra Israele ed Europa. Oggi, da Ministro degli Esteri dell’Italia, tornerà ad essere ospitato nella stessa casa di Ramat Gan dove risiede l’attuale Ambasciatore, Francesco Talo’.
Terzi, 66 anni, che nel frattempo ha fatto anche l’Ambasciatore d’Italia all’ONU e poi a Washington, è stato richiamato a Roma per fare il Ministro degli Esteri nel Governo di tecnici di Mario Monti, che ha sostituito il Governo crollato di Silvio Berlusconi. Oggi, accompagnato dall’Ambasciatore d’Israele in Italia, Naor Gilon, terrà una serie di incontri con il Presidente Shimon Peres ed i vertici dell’Amministrazione israeliana. Domani si recherà in visita presso la leadership palestinese e poi, analogamente ad altri Ministri europei degli Esteri, andrà ad incontrarsi con il Presidente egiziano Muhammad Mursi.
“È un emozione doppia ritornare in Israele da Ministro degli Esteri”, dice Terzi in un’intervista esclusiva concessa nella vigilia del suo arrivo in Israele. “Israele riveste un’importanza enorme nella politica estera italiana. Nell’ultimo decennio questa politica considera la salda e sviluppata democrazia israeliana come un valore non solo per la regione, bensì per l’intera comunità internazionale. Unendo i miei sentimenti a quelli dell’incarico che svolgo, l’importanza dell’approfondimento dei rapporti e la volontà di partnership sono aumentate, soprattutto in vista degli sviluppi ed i mutamenti avvenuti nella regione negli ultimi due anni”.
Il rapido salto fatto sin dal termine del mandato di Ambasciatore a Tel Aviv, passando dal Palazzo di Vetro all’Ambasciata a Washington, ha approfondito il rapporto di Terzi con organizzazioni ebraiche negli Stati Uniti. Al momento della nomina a Ministro degli Esteri poteva sembrare che l’abbraccio ebraico potesse diventare un peso per chi deve svolgere una politica mondiale anche con il mondo arabo. Terzi dissente fermamente: “Ho stretti ed ottimi rapporti con il mondo arabo”, asserisce. “Alcuni dei miei migliori amici svolgono ruoli governativi nei Paesi arabi. Non ho mai trasformato l’amicizia ad Israele ed al popolo ebraico in una dichiarazione di rifiuto dell’amicizia e della vicinanza al mondo arabo ed all’Islam”.
Tensioni tra un Primo Ministro in carica ed un Presidente americano non sono una novità per il Ministro degli Esteri Terzi. Nel loro incontro di stamattina, il Primo Ministro Netanyahu potrebbe sentire l’ospite italiano raccontare dei tempi in cui era Ambasciatore a Washington e doveva manovrare i rapporti traballanti tra l’allora Presidente del Consiglio Berlusconi ed il Presidente Obama. Il padrone di casa, che questa settimana ha espresso critiche alla comunità internazionale poiché non pone una linea rossa all’Iran, potrebbe sentirsi dire: “La linea rossa è il blocco delle potenzialità nucleari iraniane”.
È evidente da quanto dice Terzi che egli si oppone ad un’offensiva israeliana in questo momento e crede che le sanzioni economiche siano ancora la cosa più giusta. “Le sanzioni al petrolio iraniano sono, secondo me, un punto di svolta”, chiarisce. “Insieme alle sanzioni sul sistema bancario, hanno un’influenza drammatica sull’economia iraniana e hanno creato un’apertura del regime a svolgere un dialogo. Nessuno ha informazioni precise circa i tempi che occorreranno all’Iran per ottenere armi nucleari effettive. La determinazione dell’Europa ed il patto transatlantico ad impedire tale possibilità è, secondo me, molto alta. Bisogna accelerare le pressioni economiche e politiche all’Iran, ampliare quanto già concordato con Paesi come Russia e Cina, coinvolgere Paesi della regione, come la Turchia, ma anche Paesi come Brasile ed India, isolare l’Iran finché non avrà scelta”.
Lei conosce i timori del popolo israeliano di rimanere da solo nella battaglia contro l’Iran.
“La sicurezza di Israele ed il suo diritto alla vita sono parte inscindibile della sicurezza dell’Italia e dei suoi valori esistenziali. Non possiamo immaginare un’offensiva o — peggio ancora — un appello alla distruzione di Israele, senza temere per la nostra stessa sicurezza. Quando trattiamo e discutiamo il programma nucleare militare iraniano, lo facciamo sapendo che si tratta di un argomento delicato anche per la nostra sicurezza”.
In termini analoghi si esprime anche parlando della possibilità di un attacco terroristico contro obiettivi israeliani ed ebraici in Italia, come avvenuto a Burgas in Bulgaria.
“Il terrorismo non manda mai preavvisi, altrimenti non sarebbe il terrorismo che conosciamo”, dice preoccupato. “Nella lotta contro il terrorismo, investiamo nella prevenzione, nell’assistenza a Paesi che condividono i nostri obiettivi”.
Perché non includere Hizbullah nell’elenco europeo delle organizzazioni terroristiche?
“L’inclusione di Hizbullah nell’elenco europeo delle organizzazioni terroristiche è una possibilità, se ci sono prove materiali. Nel 2003, quando abbiamo incluso Hamas nell’elenco delle organizzazioni terroristiche, la questione era molto complessa sotto l’aspetto diplomatico e giuridico. L’inclusione di Hizbullah in un tale elenco europeo sarebbe ancora più complessa, date le caratteristiche dell’attività svolta dall’organizzazione”.
Al Medio Oriente Terzi dedica molto tempo, soprattutto a quanto sta avvenendo in Siria. Chiedo se la comunità internazionale sia fallita nell’affrontare gli eventi lì, ed il Ministro italiano si ferma un attimo, ammette onestamente ed esprime riserva: “La comunità internazionale non è riuscita finora a risolvere la situazione in Siria, ma la situazione poteva essere molto peggiore senza di essa. Non siamo stati lì a guardare la Primavera Araba dalla finestra. È possibile che non si ottengano soluzioni rapide a tutte le crisi che sono scoppiate, perché le condizioni non sono pari”.
Sembra che il mondo libero abbia perso il controllo degli avvenimenti nell’arena internazionale, come evidenziato nello spettacolo dell’orrore dell’Iran e dei suoi amici la scorsa settimana nella conferenza dei Paesi non allineati.
“Io spero in un ruolo più decisivo dell’Europa, che significherebbe una politica comune sulle questioni di esteri e sicurezza. Abbiamo fatto molti progressi in questo senso. Se devo indicare un vuoto — è proprio questo”.
Come voterà l’Italia se l’Assemblea dell’ONU discuterà una richiesta palestinese di fondare uno Stato in maniera unilaterale?
“Spero che la questione non arrivi alla votazione. Secondo la mia valutazione, alla luce degli sviluppi regionali è necessaria una nuova dinamica per la soluzione del conflitto israelo-palestinese”.
Già dopodomani è possibile che il Ministro degli Esteri italiano trasmetta messaggi da Gerusalemme al Cairo, sua prossima meta. Nel suo precedente incontro con il Presidente egiziano, ancor prima dell’attacco terroristico nel Sinai, aveva colto l’occasione per presentargli le posizioni dell’Italia. “Attribuiamo importanza ai nostri rapporti con il nuovo Egitto, la nuova Libia e — auguratamene entro breve — anche con una nuova Siria”, dice. “Nel nostro incontro, ho sentito da parte di Mursi un approccio pragmatico ed una disponibilità a promuovere gli interessi comuni all’Egitto ed all’Europa su una base di Stato del diritto e garanzie economiche. Quando gli ho esposto il quadro della situazione nel Sinai, ho avuto la sensazione che fosse deciso ad assicurare il controllo dell’Egitto anche in questo territorio. È stato un incontro estremamente positivo”.
Il viaggio di Mursi a Teheran ed il deterioramento dello stato della donna e delle minoranze in Egitto non La preoccupano?
“Teniamo a chiarire che i principi base della nostra politica estera sono il rispetto di accordi internazionali, i rapporti con i vicini ed il rispetto delle minoranze. La diplomazia egiziana trova una forte continuità nell’attuale Amministrazione. Bisogna vedere a quali risultati di fatto porteranno la decisione di partecipare alla conferenza dei non allineati e la chiara posizione espressa circa la Siria”. L’anno prossimo ci saranno le elezioni in Italia, ed il Governo di tecnici sarà sostituito dai politici. Agli israeliani che sognano un regime simile, Terzi spiega che il modello italiano si basa su un Governo formato all’ombra di una crisi senza precedenti. “Il cittadino italiano si riavvicinerà alla politica oppure ne prenderà le distanze se fino alle elezioni saranno eseguiti cambiamenti nel sistema e saranno portate a termine riforme contro la corruzione e, altrettanto, nella giustizia”.
Lei cosa farà l’anno prossimo, dopo le elezioni?
“L’unica cosa che mi auguro è di avere un po’ di tempo per portare i miei gemelli al parco giochi”.