Si può ancora guardare all’Europa come modello di pace, stabilità e prosperità? E dove si posizionerà l’Europa in un mondo sempre più globalizzato?
Pensare al futuro dell’Europa in un momento in cui la preoccupazione principale è rappresentata dall’attuale crisi economica e finanziaria, può essere considerato un modo per ignorare i problemi che oggi gettano un’ombra sul progetto europeo. Ma non è così. Il Mercato unico europeo rimane la più grande e più attraente area economica integrata al mondo. Inoltre, l’UE nel suo complesso continua ad essere il principale attore in termini di libero scambio e di cooperazione allo sviluppo. Ancora, l’UE riveste un ruolo di assoluto primato nella tutela dei diritti umani e contribuisce in maniera fondamentale all’impegno per la pace e la sicurezza internazionale. Quanti cittadini europei sono consapevoli del fatto che 24 missioni di mantenimento della pace a guida Ue sono state dispiegate nel mondo? Tutto ciò spiega perché puntare sul futuro dell’Europa deve essere il nostro impegno più convinto ed immediato. Lungi dallo spostare l’attenzione dalla crisi economica e finanziaria, crediamo che il rafforzamento del profilo globale dell’Europa, della sua legittimità democratica e del funzionamento delle sue istituzioni, sia una parte essenziale della soluzione alla situazione attuale. Questa convinzione ha ispirato le nostre attività di riflessione ed analisi, condotte nell’arco di sei mesi nell’ambito del «Gruppo sul futuro dell’Europa»: un gruppo di undici ministri degli Esteri, provenienti da Stati membri dell’Ue tradizionalmente promotori della causa europeista. La convergenza di vedute raggiunta sul presente e sul futuro dell’integrazione europea, come riflessa nel «Rapporto finale», rappresenta una base particolarmente promettente dalla quale muovere per superare le sfide che stiamo affrontando.
In primo luogo, dobbiamo reagire rapidamente nei confronti delle forze estremiste e populiste che mettono a rischio il patrimonio europeo di pace, libertà, crescita e welfare. Ci accomuna un senso condiviso di urgenza. Il paradosso attuale è che l’Unione economica e monetaria, la frontiera più avanzata dell’integrazione europea, minaccia di diventare un fattore di divisione. È inaccettabile, ed è per questo che attribuiamo la massima importanza alle misure miranti a rafforzare la governance dell’Unione economica e monetaria. Il nostro impegno si ispira a due principi che si rafforzano reciprocamente: responsabilità attraverso la disciplina fiscale e solidarietà attraverso la mutualizzazione dei rischi debitori, che possono alla fine condurre all’emissione degli Eurobond. Parallelamente, dobbiamo lavorare per una struttura finanziaria integrata, come delineata nel rapporto del Presidente Van Rompuy presentato al Consiglio europeo di giugno, e per l’attuazione dell’agenda concordata al fine di promuovere la crescita e l’occupazione. La nostra capacità di rispondere efficacemente all’attuale crisi e ai bisogni dei nostri cittadini dipende a sua volta dall’efficacia della nostra azione comune nel ritrovare la strada della crescita. La crescita in ciascun Paese europeo deve essere il risultato di politiche nazionali coerenti con la disciplina di bilancio. Ma c’è anche spazio per politiche condotte a livello europeo. In particolare, noi attribuiamo estrema importanza alle misure volte a sviluppare ulteriormente il mercato unico: migliorarne la governance e l’attuazione può rappresentare la chiave per sfruttare appieno il suo potenziale di crescita. Le sfide che ci troviamo di fronte vanno al di là della dimensione economico-finanziaria. Il potenziamento del profilo globale dell’Ue e l’identificazione dei cittadini europei con le loro istituzioni comuni saranno i criteri cruciali per giudicare il successo della nostra visione di lungo periodo. Sulla scena globale, l’Europa deve continuare a perseguire i suoi interessi legittimi agendo al contempo come una «comunità di valori». Dobbiamo parlare con una sola voce nel far avanzare i principi che guidano la nostra azione esterna: solidarietà, promozione della democrazia, dei diritti umani e della libertà religiosa. La nostra politica estera comune dovrebbe basarsi su un approccio ampio, tale da ricomprendere le sfide globali di quest’epoca, quali il cambiamento climatico, la tutela dei diritti umani, l’accesso alle risorse idriche, l’immigrazione e la cooperazione allo sviluppo. Abbiamo anche bisogno di ulteriori misure per garantire un più efficiente coordinamento intersettoriale dell’azione esterna. Ciò significa anche dare piena attuazione al ruolo di coordinamento sull’azione esterna conferito all’Alto Rappresentante – Vice Presidente della Commissione, i cui poteri devono essere accresciuti.
Ad ogni modo, il ruolo dell’Ue sulla scena mondiale sarà incompleto se non sapremo assicurare il pieno sviluppo della Politica di Sicurezza e di Difesa Comune, con il fine ultimo di una «Difesa Comune». Una politica Ue di Sicurezza e Difesa di ampio respiro rappresenta la via per condividere una porzione più grande delle sfide globali con i nostri alleati e partner, attraverso un approccio complementare tra Nato e Ue. E necessario un grado più elevato di cooperazione, che spazi dalla pianificazione strategica alle forniture, dalla formazione alla tecnologia. Facendo maggiormente ricorso alla collaborazione permanente strutturata, come prevista nel Trattato di Lisbona, dovremmo anche delineare opportunità per andare al di là della messa in comune e della condivisione delle risorse, sposando un approccio basato su un più approfondito livello di integrazione. Man mano che trasferiamo sempre più poteri all’Ue, dobbiamo accrescere la legittimità democratica delle istituzioni comunitarie. A tale fine, sono state presentate diverse opzioni. Alcune possono essere attuate già adesso, come la selezione del Presidente della Commissione tra i principali candidati dei partiti politici europei in occasione delle elezioni per il Parlamento europeo. Altre richiedono una riforma dei Trattati, come il conferimento al Parlamento Europeo del diritto di iniziativa legislativa. Dobbiamo lavorare per dar vita a un autentico «spazio politico europeo», dove i Partiti europei possano confrontarsi sulle questioni cruciali relative al futuro dell’Europa. Istituzioni europee più efficaci e responsabili ci aiuteranno, in definitiva, a rinnovare le basi della nostra integrazione, creando le condizioni per l’identificazione del cittadino europeo con il progetto di integrazione europea. «L’Unione Politica» deve rimanere il nostro obiettivo finale. Le idee per promuovere un’Unione Europea più prospera, più democratica e più assertiva a livello internazionale, sono sul tavolo. Alcune di esse possono essere messe in pratica sulla base del quadro giuridico esistente. In diversi altri casi dovremmo quantomeno avviare una riflessione comune di più lungo periodo e prevedere un adattamento dei Trattati europei. L’Europa non ha altra scelta se non quella di restare unita se intende costruire un vero futuro.