Sono 26 miliardi di euro. Questo l`interscambio tra l`Italia e i paesi dell`America Latina. Un mercato di crescente importanza per le nostre imprese in una fase in cui l`export gioca un ruolo chiave per superare la crisi economica del Vecchio Continente. Nel corso di un convegno dal titolo «li partenariato strategico America Latina – Unione Europea e le sfide della globalizzazione: le pmi come motore della crescita comune» si è discusso delle sfide e delle opportunità che il mercato sudamericano rappresenta per le aziende italiane. Italia Oggi ne ha parlato con il ministro degli esteri Giulio Terzi di Sant`Agata.
Ministro, che cosa rappresenta l`America Latina per le imprese italiane, in un momento molto difficile come questo?
È un mercato di crescente importanza per gli imprenditori italiani: basti pensare che nel complesso dei paesi dell`America Latina le imprese italiane hanno aumentato le loro esportazioni del 27% nel 2011 rispetto al 2010, importando un 21% in più rispetto all`anno precedente. Un interscambio di 26 miliardi di euro, con una bilancia commerciale attiva per l`Italia per 2 miliardi. Un punto di grande dinamismo per le aziende italiane è rappresentato dalla presenza in grandi progetti infrastrutturali in America Latina. Aumenta infatti la quantità di ordinativi per le aziende italiane attive nel settore delle costruzioni: il 50% dell`aumento del volume complessivo a livello globale nelle costruzioni è avvenuto proprio in Sud America.
Quali sono target di interscambio da raggiungere?
L`accordo tra Ue e Mercosur per esempio, è uno degli elementi sui quali vogliamo insistere perché pensiamo che questa forma di integrazione interregionale sia basilare per il nostro paese. La crescita è insita nel concetto di integrazione regionale soprattutto se si tratta di pmi. L`agricoltura sostenibile, le energie rinnovabili: tutti ambiti nei quali l`Italia ha grandissima esperienza. Occorre radicare la nostra presenza in America Latina, cosa che in parte si sta già realizzando. In Messico abbiamo una presenza molto forte: 1.400 aziende italiane, tra cui molte pmi che stanno consolidando la loro quota di mercato. E poi attenzione a tutti quei paesi che si affacciano sul Pacifico, tutti a forte crescita: abbiamo anche lì una presenza eloquente, che va ulteriormente intensificata.
In tema di crisi, cosa le dicono gli imprenditori? I segnali continuano ad essere negativi per le aziende?
Esiste un`Italia fatta di imprese che esportano. Questa vive la crisi in modo molto meno negativo rispetto alle aziende che si basano esclusivamente sui consumi interni. In questi anni difficili il nostro export è comunque cresciuto: nel bacino del Mediterraneo, nei Brics, dove il tasso di crescita dell`export nell`ultimo biennio si è attestato a +40%. Inoltre, le nostre aziende stanno vivendo una nuova fase nel loro percorso di internazionalizzazione, ovvero processi produttivi che non sono basati interamente in Italia sul piano manifatturiero e nella produzione di servizi, ma che si appoggiano sempre di più all`Italia per essere portati a compimento.
La sfida più grande per queste aziende?
L`innovazione. Mantenere l`occhio su orizzonti sempre nuovi, cercare alleanze e partenariati: parlo di aziende di qualsiasi dimensioni e natura, non solo le big. Non possiamo pensare che l`innovazione sia compito solo delle grandi aziende. Al contrario, dobbiamo incoraggiare gli imprenditori piccoli e medi, avvalendoci di tutti i mezzi a nostra disposizione per esortarli a investire in nuove tecnologie. Necessariamente il prossimo governo dovrà puntare a un sostegno «intelligente» di tutto il mondo imprenditoriale, basato sulla ricerca e innovazione, con un focus specifico sulle pmi.