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Giro: «per il nuovo Centro servono popolarismo riformismo e liberalismo» (Il Messaggero)

La parabola del berlusconismo pone ai moderati la madre di tutte le sfide: riunire sotto uno stesso tetto storie e culture diverse. È possibile? È la domanda al centro del dibattito che il Messaggero ha aperto sul futuro dei moderati italiani. Mario Giro, sottosegretario agli Affari Esteri – nonché fratello di Francesco, l`esponente del Pdl di questa galassia rappresenta una componente essenziale: il mondo e i valori della comunità cattolica di Sant`Egidio, per la quale ha ricoperto ruoli importanti, viaggiando spesso in Africa, prima di candidarsi nelle scorse elezioni con Scelta Civica.


La premessa per dare vita a una casa dei moderati è che il Berlusconismo stia alle battute finali. Lei lo pensa?


«Io penso che nessuno abbia l`autorevolezza per dire a Berlusconi cosa fare o per indicare il futuro del suo partito e del suo movimento. In queste ore sento fare molti discorsi che, a dire il vero, mi sembrano un po` prematuri. Bisogna vedere in questo governo anche un`occasione storica. Ci lavorano forze diverse, era l`unico possibile. Come ha detto Enrico Letta, questo governo è il compimento del governo Monti».


Scelta Civica deve continuare a vivere oppure ha esaurito il suo compito?


«Scelta Civica è nata nella prospettiva della fine del bipolarismo. Anche se alcuni pensano che il bipolarismo sia già scritto nel nostro futuro. Io no. Io non credo nel bipolarismo e penso che un Terzo polo già esista e sia quello dell`astensionismo. Per raccogliere la richiesta che viene da questo polo enorme occorre però sintonizzarsi con le aspirazioni più profonde degli italiani. E in questo senso credo che possa esistere un`area centrale, un`area che si ponga il problema di coniugare solidarismo, sociale, e un`idea liberale dello Stato».


Qualcuno propone di riunire queste varie anime in un unico solco, quello del Ppe. Lei che cosa ne pensa?


«Mi sembra ancora presto per fare una scelta di questo genere. E non credo ci si debba limitare al nominalismo. Parlare di moderati e di moderatismo non mi convince. Ci faccia caso: popolarismo, liberismo e riformismo sono sostantivi mentre “moderato” è già un aggettivo. Finora, lo ammetto, non siamo stati abbastanza bravi. Ci siamo fatti prendere anche noi da questi dibattiti nominalisti. È come se osservassimo gli avvenimenti dal buco della serratura. Serve invece una svolta culturale e politica, la competizione mondiale in futuro non si giocherà sulla crescita ma sul modello sociale. Nei Paesi emergenti, penso in particolare all`America Latina o all`Asia, c`è un ceto medio, circa 2 miliardi di persone che non ha un leader ma pone forte l`esigenza di un nuovo modello sociale. Chiede nuovi diritti, welfare, equità. Da noi il ceto medio comincia ad avere problemi. Lo vediamo nelle nostre mense».


Ma se domani si andasse a votare lei cosa farebbe?

«C`è un 50% che non ha votato. Mi rivolgerei a questa area, gli direi di alzare lo sguardo».

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