Lei ha vissuto al Cairo e lavorato diversi anni in Medio Oriente; conosce molto bene la regione. E l`Italia è uno dei paesi che ha criticato più fortemente il colpo di stato in Egitto. Cosa pensa della situazione attuale e quali le prospettive per il futuro?
«Non ho mai pensato che, dopo la caduta di Mubarak, il cammino egiziano verso la democrazia sarebbe stato lineare e scontato, ma certamente la fase attuale è una drammatica involuzione. Adesso gli sforzi della comunità internazionale sono concentrati sull`obiettivo di indurre tutte le parti ad una tregua, con la cessazione di ogni violenza e la fine dello stato di emergenza. Quello che tutti vogliamo è che l`Egitto riprenda la strada della transizione democratica, nella consapevolezza che non sarà facile crearne le condizioni».
Quale sarebbe la soluzione migliore? Ci sono dei contatti tra l`Italia/UE e vari gruppi egiziani per trovare una soluzione politica?
«L`obiettivo immediato è la cessazione delle violenze e la ripresa del dialogo. Quello che l`Europa chiede è un processo inclusivo, un dialogo che coinvolga i diversi attori rappresentativi della società egiziana nella sua complessità. Ci stiamo impegnando per favorire l`abbassamento della tensione e la prevalenza delle componenti più moderate delle varie forze politiche in campo nel Paese. Chiediamo anzitutto che cessino la repressione e gli arresti, e che sia restituita la libertà ai leader della Fratellanza Musulmana non coinvolti nelle violenze. Allo stesso tempo chiediamo alla Fratellanza Musulmana di non continuare a sobillare la piazza, e di evitare le derive violente e settarie. Rimane valida la disponibilità dell`Europa a continuare a mediare affinché si aprano spiragli di dialogo politico».
Lei in questi giorni ha incontrato i suoi omologhi di Qatar e Turchia. Quale è l`importanza di queste riunioni? «Sono stati due incontri molto importanti, abbiamo avuto la possibilità di confrontarci sui principali dossier regionali, a cominciare dalla crisi egiziana. Sia la Turchia sia il Qatar possono svolgere un importante ruolo di pressione sulle parti allo scopo di promuovere una via d`uscita alla crisi negoziata ed inclusiva. La Turchia è un attore fondamentale degli equilibri geopolitici regionali. L`Europa deve lavorare anche con Ankara».