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Mogherini: “Un’alleanza internazionale per la Libia” (Corriere della Sera)

Caro direttore, sono passati tre anni dalla caduta di Gheddafi e la nuova Libia attraversa ancora una fase di estrema difficoltà. In giorni in cui il governo e l`opinione pubblica seguono con preoccupazione la situazione ucraina, sentiamo comunque il dovere di non diminuire l`attenzione nei confronti del Mediterraneo. Ieri a Parigi abbiamo discusso con gli altri ministri degli Esteri del gruppo di supporto sul Libano e oggi ospitiamo alla Farnesina la Conferenza di Roma sulla Libia con la partecipazione di 40 tra Stati ed organismi internazionali.


Per alcuni la Libia è uno Stato fallito, ma in realtà il giudizio è poco appropriato perché non è ancora uno Stato. Quarantadue anni di dittatura gheddafiana hanno lasciato poco più che macerie: assenza di istituzioni; economia basata sulla rendita petrolifera; una rete di protezione sociale pressoché inesistente; demonizzazione dei partiti politici.


Le grandi ricchezze naturali del Paese e il tradizionalismo moderato del suo Islam suscitavano speranze che il clima gioioso della libertà ritrovata avvalorava.


Purtroppo il quadro politico-istituzionale si è deteriorato e le elezioni del 7 luglio 2012 non hanno dato i risultati sperati.


Il governo è alla paralisi ed è ormai un esecutivo di minoranza da cui il partito Giustizia e Costruzione, vicino ai Fratelli Musulmani, si è ritirato, mentre il Congresso è fortemente diviso e instabile. La popolazione in tutta la Libia è profondamente scontenta e non riconosce alcuna legittimità alle attuali istituzioni democratiche. Invece di crescita economica e apertura verso l`estero, i tanti giovani del Paese si confrontano oggi con l`aumento della disoccupazione, il terrorismo, la violenza di bande che gestiscono i traffici di droga e di esseri umani.


Come ridare una speranza al popolo libico e mettere fine a questa dolorosa transizione nell`interesse non solo della Libia ma di tutta l`Europa? Non esistono scorciatoie, la comunità internazionale e i Paesi amici possono aiutare, ma sono gli stessi libici a dover definire un nuovo patto sociale e costruire insieme il futuro sulla base di un progetto nazionale dotato di una larga condivisione politica.


Nonostante l`assalto al Congresso da parte di alcuni manifestanti domenica scorsa, la Libia partecipa alla Conferenza di Roma con un`ampia e composita delegazione composta dal Presidente del Congresso, dal Primo ministro, da ministri e parlamentari e dal Segretario generale dell`iniziativa del dialogo nazionale.


Il clima è certamente teso ma le autorità e l`opinione pubblica hanno compreso che è necessario dare un forte segnale alla comunità internazionale e fornirle una base minima d`intesa che permetta agli aiuti offerti di sortire effetti concreti. Qualunque problema oggi in Libia è innanzitutto politico prima che tecnico. Soltanto il dialogo e la riconciliazione nazionale potranno permettere di trovare una soluzione alla grave crisi del Paese. Nessun aiuto, per quanto efficace, potrà sostituirsi alla riuscita della transizione politica ed alla costruzione dello Stato. Noi continueremo a fare la nostra parte: i ministri saranno accolti a Roma da un gruppo di giovani militari libici che l`Italia sta addestrando con successo a Cassino. Oggi a Roma la comunità internazionale lancia alle forze politiche e all`opinione pubblica libiche il forte segnale che l`aiuto internazionale può realizzarsi solo se i libici creano le condizioni politiche che consentano di assorbirlo. Ci auguriamo che dalla Conferenza di oggi venga la spinta affinché le diverse componenti del Congresso accelerino la conclusione di un accordo sulla data delle prossime elezioni. La Libia merita un futuro migliore e la comunità internazionale è pronta a fare tutto il possibile per accompagnare la sua rinascita.