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Giro: “I ragazzini migranti per sopravvivere” (Avvenire)

Bambini soli, che cercano di passare la frontiera senza adulti, possibili vittime di ogni traffico, minacciati di morte. È questo il volto della nuova emigrazione: quello di un bambino che sale sul treno della morte, la “bestia”, tra Messico e Stati Uniti ma anche sui barconi che approdano a Lampedusa o in altri porti italiani. “Minori non accompagnati” in gergo tecnico: significa lasciati indietro dai loro genitori già oltrefrontiera che provano a raggiungere; oppure mandati in avanscoperta. Spesso vengono da terre dove la violenza detta legge: le famiglie sperano così di salvarli da un destino feroce, quello delle maras centroamericane come quello del reclutamento sotto le armi nel Corno d`Africa. In Centroamerica è crisi: nei primi sei mesi del 2014 la crescita degli arrivi di bambini alle frontiere degli Stati Uniti ha assunto le dimensioni di una «emergenza umanitaria», dice il presidente Obama rivolgendosi al Congresso. Sono quasi 60mila, raddoppiati rispetto allo scorso anno. Si tratta di un fenomeno che dal 2003 ha già investito Messico, Panama e Costa Rica, dove il numero dei minori richiedenti asilo è cresciuto di sette volte. L`onda degli arrivi di questi piccoli ha scatenato un acceso dibattito negli Usa. Alla richiesta della Casa Bianca di fondi straordinari (3,7 miliardi di dollari) per far fronte all`emergenza, il Congresso – a maggioranza repubblicana – risponde con un`istanza di modifica della legge che garantisce protezione legale ai minori non accompagnati, rendendone più difficile il rimpatrio. Paradossalmente era stata l`ultima disposizione di George W. Bush, volta a tutelare i minori a rischio. Secondo i repubblicani oggi è un incentivo ai trafficanti. Per cercare di arginare il flusso le autorità americane si sforzano di comunicare, annunciando una politica di tolleranza zero verso i minori. Lo stesso Obama ha dichiarato che la maggior parte verrà rimpatriata, ma secondo le stime Hcr oltre la metà potrebbe ottenere lo status di rifugiato. In America Latina il fenomeno dei bambini che emigrano da soli ha radici sociali. Talvolta è una forma di ricongiungimento familiare con genitori irregolari già negli Usa. Più spesso è un modo per dare un`opportunità ai figli, salvandoli dalla violenza criminale delle gang. Oggi è difficile crescere in certe periferie centroamericane, senza finire intrappolati nelle maglie della manovalanza del narcotraffico. Il 50% dei bambini proviene dall`Honduras, Paese piagato da una violenza criminale che assassina ogni giorno moltissimi minori. Piuttosto che vederseli uccidere sotto casa, le madri li mandano verso l`ignoto, sperando che qualcuno sopravviva. Solo da San Pedro Sula, la città più pericolosa del Centro America, proviene il 5% del totale. Per questi bambini honduregni viaggiare da soli (o con i trafficanti, i coyotes), salire sulla “bestia”, attraversare il deserto che separa Messico e Usa, è comunque meno pericoloso che restare a casa. Migrare diviene così una strategia di sopravvivenza. Il fenomeno della violenza giovanile e contro i giovani deve essere arrestato, sostenendo l`azione pubblica di Stati ancora troppo deboli per farvi fronte. Si tratta di un problema regionale a cui dare la massima priorità. A fine giugno la conferenza regionale sull`immigrazione a Managua (con Usa, Canada, Messico e gli Stati centroamericani) ha adottato una dichiarazione d`impegno per la prevenzione. L`Europa non può restare indifferente di fronte a un fenomeno che conosce, seppur con numeri più bassi. L`esperienza europea di reintegrazione dei minori a rischio è diversa da quella che ispira l`azione americana, e può essere messa a disposizione. L`Unione Europa approverà il 22 luglio la strategia di sicurezza centroamericana dove la questione della violenza minorile sarà centrale. In quell`occasione i Paesi europei potranno dare un segnale concreto di sostegno a tale emergenza. L`Italia, presidente di turno dell`Ue, ha la legittimità per chiedere un supplemento d`azione agli altri Stati membri: da anni siamo attivi nella regione centroamericana con un programma a sostegno della sicurezza e contro la criminalità organizzata. Accanto a tale azione consolidata, l`Italia ha avviato programmi per la riabilitazione dei minori in conflitto con la legge in El Salvador e Guatemala, previste anche nel prossimo decreto missioni.