Uno dei principali rischi per le economie emergenti a forte tasso di crescita è incorrere nella “trappola del reddito medio”: fermarsi dopo aver fatto uscire dalla povertà milioni di persone, attestandosi su uno stadio di sviluppo intermedio. Chi vi rimane invischiato, in genere non ha completato le riforme interne a sostegno della crescita. Tale è la sfida che devono affrontare oggi le economie più vitali del Sudamerica, al momento incapaci di replicare il successo di Corea del Sud, Hong Kong, Singapore o Taiwan, che hanno completato la transizione.
La middle income trap deve essere letta come un processo: suppone che il sentiero di sviluppo di un paese possa fermarsi quando la popolazione giunge alla soglia del reddito medio (oltre i 4mila dollari pro capite). L`ipotesi di fondo è che quando un paese raggiunge tale limite, entra in un periodo di contraddizioni e problemi che, a meno di riforme istituzionali e del mercato del lavoro, impedisce la crescita verso i livelli più elevati di reddito. In questo senso può essere molto importante sostenere la domanda interna – una nuova classe media in espansione può essere il bacino di utenza di prodotti qualitativamente migliori e promuovere la crescita. Il Brasile sta tentando una strada di questo tipo, senza però ancora far fronte alle necessarie riforme istituzionali che devono accompagnarla.
Secondo l`Ocse la sfida economica del prossimo decennio dell`America Latina per uscire dalla trappola del reddito medio è l`aumento della produttività, cresciuta di pochissimo negli ultimi dieci anni. Il lavoro informale è ancora una condizione che riguarda circa il 55% della forza lavoro in Sudamerica, che frena l`aumento della produttività. Un suo incremento permetterebbe di guadagnare in media due punti di Pil all`anno per tutto il continente.
Per uscire da un modello dipendente da esportazioni di materie prime e da lavoro a basso costo (sempre meno disponibile) e muoversi sul sentiero dell`innovazione, è necessario investire in infrastrutture e istruzione. È quello che ha fatto la Corea del Sud ed è quello che devono fare molti paesi sudamericani. Infatti tra le varie cause responsabili della “trappola” va sottolineata la mancanza di forza lavoro qualificata, in particolare manager. Una classe di manager competente e qualificata risulta fondamentale per guidare la struttura economica di un paese nel mondo globalizzato e ciò diviene quasi indispensabile per quelle economie che iniziano ad aprirsi al commercio internazionale.
Dal Brasile al Messico il brain drain degli ultimi decenni, la successiva crescita accelerata e le nuove generazioni ancora alle prese con l`educazione universitaria, hanno provocato una scarsità di profili qualificati. Il Brasile oggi fa entrare più immigrati provenienti dall`Europa che dal resto dell`America Latina. Le rimesse dirette dal Brasile verso il Portogallo sono ormai maggiori di quelle in senso inverso. Il paese ha creato 12,5 milioni di posti di lavoro negli ultimi otto anni. Tuttavia le grandi aziende brasiliane sono disposte a offrire a ingegneri e manager europei il 20% in più rispetto allo stipendio percepito nei loro paesi d`origine. In Messico la popolazione immigrata è più che raddoppiata negli ultimi dieci anni.
Se le economie latinoamericane vogliono continuare a soddisfare le montanti e nuove richieste sociali, dovranno aprirsi sempre di più e diventare sempre più attrattive. L`Italia deve intercettare i bisogni del nuovo ciclo dell`America Latina e presentarsi con partner e risorse per uscire dalla trappola del reddito medio. Le nostre università hanno molti accordi con omologhe sudamericane e sono tra le più ricercate nei programmi di alta formazione finanziati dai governi della regione. L`innovazione della nostra piccola impresa e il suo modello di gestione possono offrire proposte ben replicabili per aumentare la produttività e favorire la transizione.