Caro direttore, c`è un popolo dolente che bussa alle porte dell`Europa, un flusso di natura straordinaria con circa 100mila sbarchi registrati dall`inizio dell`anno, molti molti di più rispetto all`anno precedente. Si tratta in larghissima parte di persone arrivate su improbabili natanti salpati dalle coste libiche, con l`intenzione di chiedere asilo. Vengono soprattutto dall`Eritrea, dalla Siria e dalla Somalia, con una minoranza proveniente dai Paesi dell`area saheliana. Registriamo con preoccupazione un notevole aumento di minori non accompagnati, di età compresa tra i 14 e i 17 anni, principalmente dall`Eritrea, dalla Somalia e dall`Egitto. Dopo tanti anni di inerzia e inutili polemiche, l`operazione Mare Nostrum rappresenta una prima risposta, voluta e finanziata solo dall`Italia, di cui essere orgogliosi. Le polemiche che si sono riaccese nelle ultime ore e certe perduranti inerzie nell`Unione Europea non possono mettere in questione questo dato di realtà.
Per non limitarci a soluzioni emergenziali e trovare un`alternativa alla via del mare soprattutto a favore dei richiedenti protezione internazionale, l`Alto Commissariato per i Rifugiati invita gli Stati europei a essere creativi. Trovo pienamente condivisibile l`idea che il senatore Manconi ha proposto su queste colonne lo scorso 30 luglio 2014, e cioè un piano per l`ammissione umanitaria nell`Unione Europea che permetta alle ambasciate Ue di esaminare le domande di protezione internazionale (anche temporanea) direttamente nei Paesi di origine o di transito dei flussi, in modo da evitare la via del mare. Tale meccanismo potrebbe essere particolarmente utile in Paesi di transito come Marocco, Etiopia, Egitto o Sudan. Restano solo problemi di attuazione, legati all`esigenza di riformare la normativa sulla protezione internazionale. Per realizzarsi, tuttavia, tale proposta richiede un negoziato e un accordo europeo. Richiede, quindi, tempo. In attesa che «l`Europa torni ad avere una coscienza del tragico» come diceva Jacques Delors e agisca, l`Italia può già fare qualcosa per ridurre il flusso di coloro che tentano la via del mare.
Credo occorra favorire immediatamente le richieste di ricongiungimenti familiari dei rifugiati riconosciuti dall`Onu, da sottoporre alla nostra rete consolare. In questo caso si può agire in maniera rapida, applicando i trattati e i regolamenti comunitari in modo estensivo per offrire garanzie e ridurre i viaggi della morte. Il nostro Paese potrebbe immediatamente consentire il ricongiungersi di rifugiati Onu con parenti fino al 3° grado, fratelli, zii e nipoti, regolarmente residenti in Italia, a fronte di una fideiussione o di una sponsorizzazione privata. Si tratta di un`azione che può essere realizzata rapidamente, ridurrebbe significativamente le pericolose traversate soprattutto di Eritrei, Somali, Maliani ed Etiopici che sarebbero i gruppi di rifugiati che più s`avvantaggerebbero di questa disposizione. L`Italia conquisterebbe il primato morale della Ue sul tema che potrebbe trascinare la revisione dell`azione dell`Unione. Non sarebbe una forzatura ma l`applicazione in modo corretto, secondo le richieste del Parlamento europeo, del regolamento Dublino III, privilegiando il criterio della riunificazione familiare così come espresso dalla Corte di giustizia europea.
A cento anni dalla prima guerra mondiale, noi europei dobbiamo a chi fugge dai conflitti lo stesso trattamento che abbiamo faticosamente conquistato per noi stessi. È compito dell`Italia, in questo semestre europeo, promuovere l`attuazione solidale in maniera creativa di tutte le disposizioni dei trattati in materia di frontiere, immigrazione, asilo e integrazione dei migranti. Per l`Europa sarebbe inutile ergersi a paladina dei diritti dell`uomo lontano da casa, se non sa metterli in pratica sotto casa sua.