Questo sito utilizza cookies tecnici (necessari) e analitici.
Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookies.

Lettera del ministro Alfano – “La forza di un’Unione a cerchi concentrici” (Corriere della Sera)

Caro Direttore, sono sorpreso che tanto scalpore abbiano suscitato le recenti dichiarazioni della cancelliera tedesca Angela Merkel, sull’Europa a due velocità. In Europa, le diverse velocità, i cerchi concentrici e la differenziazione nelle diverse accezioni, sono già una realtà. Il tema, quindi, non è «se», ma come e in quali tempi fare i conti con questa realtà.

Dei ventotto Stati membri dell’Unione Europea, solo diciannove adottano l’euro. La libera circolazione nell’area Schengen riguarda solo ventisei Paesi europei, di cui ventidue della UE e quattro associati. Quanto alla difesa e sicurezza comune, ventotto Stati aderiscono alla Nato (di cui ventisei europei) mentre cinquantasette Paesi partecipano all’Osce e quarantasette al Consiglio d’Europa. Chi si è concentrato solo sull’Unione in questi anni, ha forse guardato solo a una parte della realtà.

È da questa intera realtà che dobbiamo partire per conservare e rilanciare il progetto europeo. In un mondo nel quale cresce la domanda di sicurezza dei nostri cittadini, ci siamo dati un obiettivo prioritario: potenziare il cerchio della sicurezza e della difesa europea. Vi lavoriamo a Bruxelles con l’ambizione di realizzare quanto prima risultati concreti in termini di maggiore efficacia ed efficienza delle nostre forze armate, anche con ricadute importanti sulle nostre industrie europee.

Sessant’anni di integrazione europea non hanno cancellato le nostre diversità, ma le hanno rese una ricchezza capace di superare le divisioni del passato. Vogliamo continuare a costruire un’Europa basata sulla democrazia, sullo Stato di diritto, sulla tutela dei diritti fondamentali. E soprattutto sulla libertà di credo e religiosa in un’Europa che non può, come affermò Benedetto Croce, non dirsi cristiana.

Il nostro primo obiettivo è offrire risposte efficaci alle preoccupazioni più pressanti dei cittadini europei: crescita economica, sicurezza e flussi migratori. Di qui, l’enfasi sul lavoro per i giovani, sugli investimenti paneuropei, sull’innovazione, sul digitale, l’energia e le reti.

Ma anche le strutture istituzionali contribuiscono all’efficienza operativa e alla capacità di governo. Per questo, nell’anno in cui ricorrono i 60 anni dei Trattati di Roma, lavoriamo per proporre ai nostri partner una nuova visione per un’Europa a «cerchi concentrici» in grado di fare avanzare un progetto comune con gli Stati che ci stanno. Solo in questo modo, possiamo superare la stasi attuale ed esser più rapidi nelle decisioni, rispondere alle esigenze dei cittadini e contare di più sulla scena internazionale.

Se non possiamo andare avanti tutti insieme, la strada da percorrere è pertanto quella di un’«integrazione differenziata», fondata sul principio di flessibilità. Solo così ogni Stato membro potrà trovare il proprio livello di integrazione all’interno di una cornice comune, nel rispetto della volontà dei propri cittadini. Solo così sarà possibile conciliare la volontà di chi desidera continuare il percorso di integrazione, con quella di chi preferisce non condividere altre quote di sovranità nazionale.

E’ questa la nuova architettura di governance istituzionale che abbiamo in mente. Faremo la nostra parte per essere protagonisti di un tentativo serio e rigoroso di conservazione e rilancio dell’ideale europeo. Una sfida cruciale e appassionante che ha bisogno, per essere compiutamente affrontata, di tempi e di un orizzonte politico di adeguata durata.

 

Ti potrebbe interessare anche..