«Con Sandro Fucito ho collaborato varie volte, non ho mai fatto mancare all’amico Sandro la disponibilità della Farnesina per iniziative e eventi del comune di Napoli sui diritti umani». La premessa del sottosegretario agli Esteri, Enzo Amendola, non tragga in inganno. Vuol solo rimarcare l’assenza di un pregiudizio da parte sua nei confronti dell’amministrazione più antirenziana che ci sia. «Proprio per questo – continua il dem – spero che Fucito, che rappresenta il consiglio comunale, ritiri immediatamente la solidarietà alla Costituente venezuelana».
La vicenda è questa: in due occasioni il presidente del consiglio comunale partenopeo ha incontrato delegati del consolato venezuelano. E espresso, secondo il governo Maduro, solidarietà e sostegno alla Costituente venezuelana. Sul sito del Ministerio del Poder Popular para Relaciones Exteriores campeggia la foto dinanzi al portone di via Verdi.
Sottosegretario, cosa c’è di sbagliato nell’esprimere solidarietà al Venezuela in questo momento?
«È un grosso errore sia dal punto di vista politico sia dal punto di vista dei diritti umani, che Fucito tanto vuole difendere. La Costituente di Maduro ha cancellato il Parlamento, ha dato l’avvio all’assalto di organi costituzionali come la Procura generale, è stata accompagnata da uccisioni e arresti sommari degli oppositori. È quella l’assemblea che Napoli sostiene? Un’assemblea che non è riconosciuta da tutta l’Unione europea, dalla gran parte dei paesi latino-americani. Anche la Santa Sede, che ha mediato in questi ultimi mesi, ha espresso il più grande rammarico».
Ma Fucito, esponente della sinistra, non può esprimere una sua opinione personale?
«Fucito è presidente dell’intero consiglio comunale di Napoli. Rappresenta un’intera istituzione. E poi mi piacerebbe discutere con Sandro su quale sia il suo concetto di rivoluzione. Se la rivoluzione è cancellare gli organi costituzionali il termine più appropriato è deriva autoritaria. Accompagnata da gruppi militari e paramilitari che sparano su chiunque la contesti. Faccio notare che l’Italia ha anche una grande responsabilità e abbiamo sempre lavorato per una mediazione, ma quello che è avvenuto nelle ultime settimane ha rotto tutti gli argini del dialogo politico».
Uno dei leader dell’opposizione Antonio Ledezma, sindaco di Caracas, è di Grottaminarda.
«Appunto. Noi siamo preoccupati per i più di 130 mila venezuelani con passaporto italiano, molti di questi da mesi vivono in condizioni di indigenza totale, tanto che abbiamo dovuto d’emergenza inviare fondi di assistenza. Abbiamo dovuto rafforzare i dispositivi dell’ambasciata. Mi aspetterei dal presidente del consiglio comunale di Napoli, prima di parlare, di andare ad accertarsi».
La posizione di Fucito in Italia non è tanto isolata.
«II sostegno al Venezuela e al chavismo ha affascinato la sinistra radicale e i 5 stelle. Uno stereotipo figlio di battaglie latino-americane finite, di un antimericanismo a prescindere. È figlia di un mondo che non c’è più. Mentre la violenza nello sciogliere organi costituzionali eletti dal popolo e nello sparare sugli oppositori è una delle tragedie più antiche e più moderne al tempo stesso. E la sinistra invece di guardare alle bandiere, dovrebbe vedere chi usa le armi».
Un ente locale deve fare politica estera?
«Noi, e Sandro lo sa, come sistema Italia chiediamo alle autonomie locali di farsi portavoce di azioni di cooperazione e gemellaggio. Napoli invece si è caratterizzata per portare un messaggio di scontro, senza saper leggere la sofferenza dei popoli e il Venezuela è il caso più emblematico. Le città devono essere strumento per costruire ponti, non per erigere barricate ideologiche e una città come Napoli, da sempre aperta con la sua cultura e la sua intellighenzia ai rapporti più vari, sarebbe grave se diventasse solo il megafono dei volantini più ideologicamente consumati della sinistra di decenni fa».