Palermo e la Sicilia hanno ospitato 300 delegati, provenienti da 64 Paesi e hanno rimesso il Mediterraneo al centro del dibattito politico mondiale. In virtù della sua storia millenaria e della sua apertura alle diverse civiltà, abbiamo scelto Palermo per ospitare la Conferenza ministeriale sul Mediterraneo dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE). L’OSCE si estende da Vancouver a Vladivostok e copre un’area del mondo popolata da un miliardo di persone. Ma agli incontri di Palermo abbiamo invitato anche rappresentanti di Paesi partner della sponda sud del Mediterraneo, con arabi e israeliani fianco a fianco. Per la prima volta più di 30 Ministri e Vice Ministri hanno preso parte a un evento OSCE di questa portata, presieduto dall’Italia. I tanti ospiti internazionali sono rimasti entusiasti dell’accoglienza ricevuta da noi siciliani e hanno compreso lo «spirito di Palermo» riflesso sulla Lapide Quadrilingue, custodita nel Palazzo della Zisa, che riporta in ebraico, in latino, in greco e in arabo i diversi sistemi di datazione del mondo. Quell’emblema dimostra il rispetto per tutti i popoli e tutte le religioni, che ha da sempre caratterizzato la Sicilia e i siciliani. Il messaggio politico della Conferenza è stato chiaro e unanime: anche se il Mediterraneo è solo 1% della superficie del globo, qui si gioca una partita di sicurezza mondiale. A Palermo abbiamo deciso, allora, di costruire un autentico partenariato tra i 57 Paesi dell’OSCE e tutti i Paesi del Mediterraneo coinvolti. Questo partenariato, per noi, deve avere tre elementi fondanti:
1. Dialogo politico, ma anche sicurezza e solidarietà. In questi anni l’Italia, in un mondo in cui non esiste il rischio zero, ha coniugato accoglienza e rigore, dimostrando che è possibile salvare vite umane, e allo stesso tempo combattere il traffico di esseri umani. Per questo, a Palermo, abbiamo firmato un’intesa con le Nazioni Unite, da noi finanziata con 2,7 milioni di euro, contro gli «agenti di viaggio della morte».
2. Più collaborazione a livello di intelligence con i nostri partner mediterranei per il controllo delle rotte migratorie, anche alla luce del rischio del possibile rientro in Europa dei Foreign Fighters, dopo la sconfitta militare di Daesh in Iraq e la liberazione di Raqqa in Siria.
3. Più investimenti in cultura per ridurre la pericolosa faglia apertasi nel Mediterraneo, nella quale proliferano fanatismo, estremismo violento e terrorismo. Per questo, abbiamo dato il via a un grande programma di 500 nuove iniziative culturali, con l’obiettivo di realizzare un Erasmus nel Mediterraneo. Lo «spirito di Helsinki», 40 anni fa, ispirò il riavvicinamento fra Est e Ovest del mondo in un periodo di guerra fredda. Lo «spirito di Palermo» da oggi alimenta e rafforza il dialogo per la pace e la sicurezza nel Mediterraneo.