Con la XIII Conferenza degli ambasciatori d’Italia, in programma a Roma da oggi a venerdì, la Farnesina riunisce la sua rete diplomatica sparsa nel mondo per fare il punto sui dossier più importanti e le strategie finalizzate alla tutela degli interessi nazionali. Degli oltre cento ambasciatori che si confronteranno con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, cinque sono siciliani. Si tratta di Liborio Stellino (Emirati Arabi), Placido Vigo (Venezuela), Federico Failla (Corea del Sud), Carlo Lo Cascio (Serbia) e Lorenzo Fanara (Tunisia). Quest’ultimo – 49enne agrigentino, con esperienze a Mosca, Londra e Bruxelles e un passato da avvocato – è l’ambasciatore che opera nello Stato più vicino all’Isola: appena 70 miglia ci separano dal Paese nord africano, ritenuto «strategico per l’Italia» sia dal punto di vista commerciale sia sul fronte sicurezza.
Ambasciatore Fanara, la Tunisia con la Sicilia fa parte della macro-regione EuroMediterranea. Al di là della retorica, come si diventa strategici nel Mediterraneo e come si attua una cooperazione tra Paesi vicini?
«La Sicilia è un ponte tra Europa e Africa. La Tunisia è la prima porta di accesso all’Africa. Per valorizzare la collocazione geografica occorre visione. Italia e Tunisia l’hanno avuta, ad esempio, nel settore energetico. Eni e governo tunisino hanno da poco rinnovato fino al 2029 la concessione per il gasdotto Transmed. Un’infrastruttura cruciale, così come il progetto Elmed: l’interconnessione dei mercati dell’energia elettrica di Italia e Tunisia».
La Sicilia (e quindi l’Italia) è crocevia della migrazione dall’Africa verso l’Europa. Come gestire i flussi dalla Tunisia, che riguardano soprattutto migranti economici? Avete affrontato il tema con le autorità tunisine?
«Quotidianamente. È un tema prioritario, che merita subito una precisazione. Non ci sono sbarchi fantasma: tutti i migranti irregolari sono censiti, anche se arrivano sulle coste italiane alla spicciolata con piccole barche. Da gennaio 2019 sono sbarcati 807 tunisini irregolari (più altri 200 africani partiti dalla Tunisia). Ne sono stati rimpatriati 707. C’è una diminuzione netta rispetto al 2017 e al 2018, quando arrivarono 6.100 e 5.200 irregolari, frutto pure dell’assistenza tecnica fornita dall’Italia. Domani (oggi, ndr) consegneremo alla guardia costiera tunisina una motovedetta riparata coi fondi del ministero degli Esteri. È la quinta in 8 mesi».
La Tunisia è stata inserita dal Parlamento Ue nella lista nera dei Paesi ad alto rischio per il finanziamento al terrorismo e il riciclaggio di denaro. Quali passi sono stati compiuti dal governo tunisino per aumentare la sicurezza?
«Nei mesi scorsi la Tunisia è uscita dalla lista Ue dei Paesi non cooperativi in materia fiscale. Sull’antiriciclaggio sono stati fatti progressi concreti ed è in via d’uscita dalla lista Gafi. Anche sull’antiterrorismo c’è stato un eccellente lavoro, ma non esistono Paesi a rischio zero».
L’Italia è partner commerciale leader della Tunisia. Le nostre aziende hanno creato negli ultimi anni 68mila posti di lavoro. Quali sono i settori dove conviene investire?
«In Tunisia esportiamo beni per 3,4 miliardi e negli ultimi 18 mesi abbiamo superato la Francia, balzando al primo posto. Il fatto che le imprese italiane abbiano creato così tanti posti di lavoro significa più stabilità e sicurezza per la Tunisia. Energie rinnovabili e agroindustria sono due settori di grande prospettiva: il costo del lavoro è basso e c’è manodopera qualificata».
C’è chi sostiene che l’importazione di prodotti agricoli tunisini in Ue svantaggi la Sicilia. Come si coniuga la tutela delle eccellenze agricole siciliane con le esportazioni della Tunisia in Europa?
«L’equilibrio si trova con una visione comune. È massima l’attenzione per la tutela delle eccellenze agricole siciliane. Al tempo stesso siamo impegnati a evitare che prodotti tunisini senza tracciabilità entrino in Ue. La chiave di volta è l’alleanza tra le imprese dei due Paesi per conquistare assieme mercati internazionali».