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«Io, ambasciatrice ai giovani dico: studiate» Ambasciatre Maria Assunta Accili (Il Centro)

Rabat, Pechino, Islamabad; e poi Parigi, Taipei e Shanghai nel 2010, al Commissariato Generale per l’Expo. Dal 2012 al 2012 è stata ambasciatore d’Italia a Budapest. Oggi Maria Assunta Acrili, nata all’Aquila e figlia del senatore e sottosegretario ai trasporti (1978-1079, Governo Andreotti), Achille Accili, è rappresentante permanente alle Organizzazioni Internazionali a Vienna. Anche lei parteciperà alla XIII Conferenza degli Ambasciatori e delle Ambasciatrici d’Italia sul tema “La Politica Estera Italiana verso l’Orizzonte 2030 tra continuità e cambiamento”, in programma alla Famesina da oggi e fino al 26 luglio.

 Ambasciatrice Accili, Come è cambiato, oggi, il ruolo dell’ambasciatore, e in genere del diplomatico, in un mondo sempre più globalizzato e destrutturato dal punto di vista della comunicazione, nel quale i capi di stato e i ministri comunicano spesso nei modi più informala, tramite Twitter, Facebook, Instagram?

E’ cambiato moltissimo. Ormai il ruolo di informazione tipico del nostro mestiere è stato totalmente superato dalla velocità e molteplicità delle fonti, che comprendono oltre alla carta stampata anche web e social media. Il nostro ruolo oggi è molto più concentrato su analisi, valutazione, comparazione della notizia, soprattutto grazie alla rete di relazioni cui disponiamo nei paesi in cui operiamo, e al radicamento in quelle realtà».

Quali sono le aree del mondo più interessanti per il futuro del nostro Paese?

«L’Italia è un Paese per il quale il mondo intero è un’opportunità interessante. Esistono, chiaramente delle priorità alle quali bisogna porre attenzione, anche per motivi geografici e politici. Penso al Mar Mediterraneo e all’Africa, in quanto origine di fenomeni che sono sotto occhi di tutti, che meritano il nostro impegno e rinnovata attenzione. L’Italia è operativa nel mondo intero. Ho lavorato per anni in Asia, e devo dire che anche in Asia gli italiani sono molto presenti, le nostre imprese sono attive e hanno bisogno di essere accompagnate da noi. Non devo citare io tutta l’America Latina e la fortissima componente migratoria italiana, anche di origine abruzzese».

In base alla sua esperienza, che visione ha il mondo dell’Italia? E come può un ambasciatore lavorare per migliorare, difendere, diffondere la cultura e il brand dell’Italia?

«L’Italia gode di una buona immagine, e questo noi lo vediamo nel patrimonio di credibilità che riscontriamo nei nostri interlocutori quando ci poniamo come rappresentanti del nostro Paese. Non si possono nascondere ombre e difficoltà nel competere in un contesto globale caratterizzato da una concorrenza spietata. L’ultima esperienza di natura promozionale di cui mi sono occupata è stata quella al Commissariato Generale per l’Expo 2010, a Shanghai. Mi sono dedicata alla ricerca a tappeto delle eccellenze da rappresentare. L’Italia è un Paese meraviglioso, con incredibili potenzialità. C’è molto lavoro da fare, e in questo senso il nostro ruolo è molto importante».

Che cosa consiglierebbe a un giovane che volesse intraprendere la carriera diplomatica?

«Innanzitutto deve capire una cosa: questa scelta non è solo lavorativa ma anche personale, perché, senza esagerare, questo non è soltanto un lavoro ma anche uno stile di vita per sé, per i propri familiari e in generale, le relazioni. Una volta capito questo bisogna studiare, sempre. Io continuo ogni giorno ad approfondire, e questo è un vantaggio perché mantiene il cervello attivo».

Lei è aquilana, che rapporti ha con la sua città e in genere con l’Abruzzo?

«Io sono l’Abruzzo, mi sento l’Abruzzo. Recentemente mi è capitato un episodio interessante. Incontrando un oriundo canadese di origine abruzzese, ho scoperto una profonda comunità nel percepire cose e persone, che a che fare con l’essere abruzzese. Sono quello che sono perché sono nata lì, e li ci sono i miei legami».

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