Questo sito utilizza cookie tecnici, analytics e di terze parti.
Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookie.

Preferenze cookies

Lorenzo Fanara, Ambasciatore in Tunisia: “Morto Essebsi, passaggio cruciale per la democrazia” (Huffingtonpost.it)

Se c’è un Paese di frontiera oggi nel Mediterraneo, un Paese che ha scommesso su un modello democratico inclusivo, questo Paese è la Tunisia. “L’Italia continua a sostenere le istituzioni democratiche tunisine per salvaguardare quella che è una perla di democrazia nel Mediterraneo”. A rimarcarlo, nell’intervista concessa ad HuffPost, è Lorenzo Fanara, Ambasciatore dell’Italia a Tunisi.

Il Mediterraneo è uno dei temi centrali della XIII Conferenza degli Ambasciatori e delle Ambasciatrici italiani nel mondo, giunta alla sua seconda giornata. Da Ambasciatore a Tunisi, Lei è sulla linea del fronte…

”La Conferenza ha ribadito che l’area del Mediterraneo è strategica per la politica estera italiana. Concetto reiterato dal ministro Moavero Milanesi nel suo intervento ai lavori. La Tunisia resta un Paese essenziale per la sicurezza e la stabilità nel Mediterraneo. L’Italia è geograficamente un ponte sul Mediterraneo proteso verso l’Africa, di cui la Tunisia è la prima porta d’accesso, e quindi la Tunisia è anche importante per i nostri interessi economici nel Paese e in tutto il continente africano”.

La nostra intervista avviene nel giorno della scomparsa del presidente della Tunisia Beji Caid Essebsi.

”Questo è un giorno triste, di lutto nazionale per la Tunisia, che perde un leader carismatico e lungimirante. Ma questo è un giorno triste anche per me, dato che un sentimento di profondo rispetto e ammirazione per il Presidente, al quale presentai, nel marzo dell’anno scorso, dopo tre giorni dal mio arrivo a Tunisi, le lettere credenziali. Nei vari incontri che ho avuto in questi 16 mesi con Essebsi, lui mi ha sempre rappresentato la sua fortissima amicizia per l’Italia, per gli italiani e per il Presidente della Repubblica Mattarella. E un’ottima chimica si era anche instaurata con il Presidente del Consiglio Conte”.

Quando si parla di Mediterraneo, il riferimento al dossier migranti è inevitabile. Da tempo si parla con preoccupazione della “rotta tunisina”.

”I numeri dicono che dall’inizio dell’anno si è registrato un calo significativo degli immigrati irregolari provenienti dalla Tunisia. Un calo dell’ordine del 70%. A ciò aggiungo che l’intesa sui rimpatri con la Tunisia funziona e dall’inizio del 2019 ad oggi abbiamo rimpatriato più di 700 tunisini irregolari. Continuiamo ad attribuire prioritaria importanza alla cooperazione con le autorità tunisine nel contrasto comune al traffico di esseri umani. In questo senso abbiamo fornito importanti aiuti tecnici alle autorità tunisine”.

La Tunisia resta l’unico modello democratico lasciato dalle “Primavere arabe”.

”La Tunisia resta un modello di successo democratico. La democrazia tunisina si trova di fronte a un periodo cruciale, perché quest’anno, tra ottobre e novembre, si terranno sia le elezioni presidenziali sia quelle legislative. Siamo ad un passaggio importante, per certi versi cruciale. Con questa consapevolezza, l’Italia continua a sostenere le istituzioni democratiche tunisine per salvaguardare quella che è una perla di democrazia nel Mediterraneo”.

Quello tunisino è un popolo giovane. E tra i giovani tunisini c’è fame di futuro.

”Sì, tra i giovani c’è davvero fame di futuro e un grande bisogno di fiducia. Noi contribuiamo con dosi di fiducia, attraverso articolati programmi di cooperazione, investendo, ad esempio, nelle scuole e nell’istruzione, aiutando le piccole e medie imprese con crediti agevolati, sostenendo le giovani municipalità tunisine con programmi infrastrutturali. Tutti questi programmi sono stati oggetto di accordi firmati in occasione del primo vertice italo-tunisino lo scorso 30 aprile. L’altro modo che ritengo fondamentale per dare fiducia ed energia positiva alla Tunisia, è puntare decisamente sulla cultura. Per fare un esempio, anche quest’anno abbiamo portato l’Opera italiana nell’anfiteatro romano di El Jem, grazie al sostegno di istituzioni e imprese private. E sempre quest’anno abbiamo portato a Tunisi mostre, rassegne e il festival di Sanremo giovani. Vogliamo dimostrare che i legami millenari tra l’Italia e la Tunisia sono ancora molto vivi e risuonano profondamente nei cuori dei tunisini, che guardano al nostro Paese e alla sua cultura come fonti di fiducia e positività”.

Tunisia, Paese di speranza ma anche Paese preso di mira dal terrorismo jihadista.

”Non esiste un Paese a rischio zero terrorismo. E non lo è neppure la Tunisia, che è stata colpita il 27 giugno da un duplice attentato terroristico a Tunisi. Ma la reattività delle forze di polizia è stata immediata e altamente professionale. Per questo, nei giorni successivi agli attentati, ho voluto fare una passeggiata nel centro di Tunisi, per testimoniare che la capitale è una città in cui ci si sente sicuri, e nei giorni successivi abbiamo portato l’Opera a El Jem”.

Ambasciatore Fanara, investire in Tunisia, sulla Tunisia, è anche investire in sicurezza?

”Quello che dico sempre agli imprenditori italiani che investono in Tunisia, abbiamo più di 800 imprese che creano 68mila posti di lavoro, è che loro sono attori di politica estera, perché attraverso i loro investimenti e l’occupazione che creano, contribuiscono alla prosperità e quindi anche alla sicurezza della Tunisia e del Mediterraneo”.