Da bambino volava con la fantasia: medico, centravanti della Juventus e anche diplomatico. A volte la vita ci sorprende nel vedere che i sogni si possono realizzare. No, Cristiano Ronaldo, l’attaccante che ha conquistato per cinque volte il Pallone d’oro, Edoardo Pucci non lo è mai diventato. Ma ambasciatore del Guatemala sì, Pucci lo è diventato. Nel 2016 Edoardo Pucci divenne il più giovane ambasciatore della rete diplomatica italiana. Oggi, 47 anni, originario di Mercatale di Vernio, si accontenta del “titolo” del secondo diplomatico italiano più giovane. E se si pensa che gli accreditati nelle ambasciate di mezzo mondo sono 130, non può che accontentarsi. Per tre giorni, dal 24 al 26 luglio si è svolta alla Farnesina la Conferenza degli Ambasciatori e delle Ambasciatrici d’Italia, appuntamento biennale che riunisce tutti i capi missione delle nostre Ambasciate all’estero. Il 24 luglio all’Auditorium del Palazzo delle Musica si è tenuto un incontro con esponenti della società civile alla quale hanno partecipato figure di primo piano come Vincenzo Boccia, presidente della Confindustria e Fabiola Gianotti, direttrice generale del Cern (Organizzazione Europea per la Ricerca nucleare). Un’occasione per condividere le esperienze e le storie di successo.
Ambasciatore Pucci, è stata un’occasione preziosa per spiegare, una volta di più, che cosa fanno i diplomatici?
«Certo, il nostro ruolo è di cerniera e ponte fra l’Italia e il Paese che ci ospita. Nel mio caso mi preme sempre illustrare in quale contesto opero. Il Guatemala, purtroppo, è una nazione che ha goduto, e gode, cattiva stampa. La società guatemalteca, col tempo, sta comunque guarendo dalle ferite prodotte dalla guerra civile. Soprattutto un’immagine negativa causata dagli episodi di violenza. Il Paese ha però fatto passi avanti nella sicurezza. Questo però significa che, come del resto capita anche in zone italiane, è bene usare il buon senso se vogliamo muoverci in alcuni quartieri della capitale, Città del Guatemala. Non ostentare orologi o catenine d’oro, ad esempio. Ma il Guatemala ha una natura meravigliosa: vulcani, piramidi Maya e siti patrimonio Unesco come Tikal ed Antigua. Una grandissima parte della popolazione indigena del Guatemala ha radici Maya. Il Guatemala per me è stata una piacevolissima sorpresa, è un paese meraviglioso dalle mille risorse».
Quanti sono gli italiani che vivono in Guatemala?
«Abbiamo tre liste: stiamo parlando di 7mila italiani iscritti all’Aire (Anagrafe degli italiani all’estero), al registro delle presenze temporanee e a quello dei connazionali iscritti al sito dell’Unita’di Crisi “Dove Siamo nel Mondo”.
I rapporti commerciali tra Italia e Guatemala godono buona salute?
«Sì, senz’altro, mai come adesso. L’entrata in vigore dell’Accordo di Associazione tra Unione Europea e paesi centroamericani ha aperto infatti le porte all’eccellenza dei prodotti italiani fino ad adesso gravati da dazi doganali. Le esportazioni italiane in Guatemala riguardano in prevalenza macchinari per l’agricoltura, l’industria cartaria e il tessile. Negli ultimi tempi si è affacciata anche un’azienda della provincia di Firenze che produce candele. Vi sono cartarie lucchesi che sono molto interessate all’export e lo steso vale per i medicinali della fiorentina Menarini. Senza tenere conto che le nostre eccellenze italiane sono rappresentate dal design, moda e cucina. Basta pensare al vino, Chianti ad esempio, che ha sponsorizzato la festa del 2 giugno. Le esportazioni verso l’Italia tengono conto del rum Zacapa, il loro liquore più buono al mondo prodotto nella zona nord-occidentale del Paese. Ogni anno prepariamo, insieme alla Camera di commercio italo guatemalteco (Camdg) ed alle altre istanze del Sistema Italia la Settimana della cucina italiana, evento planetario organizzato dalla Farnesina, che mette in vetrina le nostre eccellenze enogastronomiche abbinate alla dieta mediterranea ed alla protezione delle nostre indicazioni geografiche. Questa attività di promozione consente anche di offrire sconti ai clienti dei ristoranti italiani per gustare i piatti della nostra cultura enogastronomica. Vi sono rinomati ristoratori toscani che operano nelle principali città del Paese tra questi Leonardo Nardini che gestisce nella capitale tre ristoranti: Bolgheri, Montalcino e Enoteca Toscana. Altre iniziative vengono realizzate insieme all’Istituto italiano di cultura della Città di Guatemala per far conoscere e promuovere la nostra cultura ed i nostri, tanti, punti di forza. Ah, dimenticavo: un’eccellenza che non manca mai negli eventi del Sistema Italia in Guatemala sono i biscotti di Mattonella».