«La Serbia e l’Italia collaborano strettamente, anche sul tema dell’immigrazione. Al momento la rotta balcanica è tranquilla». Ce lo dice l’ambasciatore italiano in Serbia, il palermitano Carlo Lo Cascio.
La Serbia è direttamente coinvolta in un tema caldissimo come quello dell’immigrazione: quali gli ultimi sviluppi sulla rotta balcanica?
«La situazione è oggi stabile, ma lo è stata anche nei momenti più critici, ad esempio tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016. Attualmente non si registrano movimenti significativi, anche se vi è un monitoraggio costante. E soprattutto la Serbia è molto collaborativa. E in atto un’efficace cooperazione con l’Italia come dimostrano i frequenti contatti tra i rispettivi Ministeri dell’Interno, a livello politico e tecnico-operativo, anche sul tema del controllo delle frontiere».
La Serbia è un Paese strategico: come è oggi la situazione nel Paese?
«La Serbia rimane il Paese chiave per gli equilibri nei Balcani, un Paese che guarda sempre di più all’Ue. Non a caso l’ingresso nell’Unione è l’obiettivo strategico dichiarato del Governo serbo. La Serbia ha un’economia in forte crescita, ma deve ancora realizzare alcune importanti riforme per adeguare i propri standard a quelli comunitari. Molto è stato fatto e molto resta ancora da fare, ma la direzione intrapresa è quella giusta. La Serbia ha aperto 17 dei 35 capitoli negoziali e ha avviato alcune riforme importanti, mentre altre dovranno essere completate. Importante poi è il Dialogo tra Belgrado e Pristina, facilitato dall’Ue con l’Alto Rappresentante Mogherini».
Quale è il ruolo che può giocare l’Italia con la Serbia?
«Un ruolo sicuramente importante perché l’Italia è tra i principali investitori stranieri in Serbia, di cui è anche il secondo partner commerciale. Siamo quindi un partner di riferimento per Belgrado con cui proprio quest’anno celebriamo i 140 di relazioni diplomatiche e i dieci anni di partenariato strategico. Inoltre l’Italia continua a sostenere con convinzione il percorso europeo della Serbia e il processo di riforme intrapreso a tal fine. Il forte rapporto di amicizia che ci lega alla Serbia non ci impedisce però di sollecitare la dirigenza a fare di più, proprio perché più di altri comprendiamo il ruolo del Paese. Mi fa poi piacere ricordare che la lingua italiana e la nostra cultura sono molto apprezzate in Serbia, dove esiste un particolare trasporto verso tutto che è italiano!»
Cosa porta di siciliano nel suo essere ambasciatore?
«Nella nostra professione i contatti contano davvero molto… Direi quindi che, nel mio lavoro, di siciliano porto la capacità di dialogare con tutti e di coltivare i rapporti personali, come pure l’attenzione nei confronti degli ospiti… e poi, con mia moglie, non manchiamo di valorizzare la tradizione culinaria siciliana!»