Le esportazioni costituiscono il 32% del Prodotto interno lordo italiano. È urgente riannodare i contatti, presentare prodotti, servizi e i dati. Perché «stare su un mercato» significa anche esserci personalmente, conoscerlo e presidiarlo. Siamo nell’era nuova della presenza remota: uno spazio virtuale spalancato dal Covid-19 che ci impone il distanziamento sociale, congela i viaggi e le fiere internazionali. E via webinar, con i seminari online e le teleconferenze, 16 mila aziende esportatrici italiane stanno partendo alla (ri)conquista dei loro mercati nel mondo. Sono guidate e coordinate dal ministero degli Esteri e dall’Ice, che hanno lanciato da aprile una strategia massiccia di collegamento in video e su piattaforme digitali.
Le opportunità
«Stiamo applicando le lezioni imposte dall’emergenza», dice Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri con delega all’Internazionalizzazione del sistema Paese. I fondi ci sono, 500 milioni di euro per aiutare la ripresa dell’export, ma bisogna concretamente creare i contatti per impiegarli. Prima mossa: «Indicare agli imprenditori quali sono le opportunità dei singoli mercati, per questo abbiamo attivato webinar con le nostre ambasciate e uffici dell’Ice in 17 Paesi strategici. Si sono registrate più di 16 mila aziende e circa 10 mila hanno partecipato alle prime 13 teleconferenze» spiega Di Stefano. Quando si terranno gli ultimi quattro incontri il numero delle presenze salirà a 20 mila. La prima fase è stata di informazione verticale: mirata a ogni singolo Paese, dagli Stati Uniti al Brasile, dalla Cina al Giappone, India, Europa. Nella seconda fase, sempre via webinar, gli esperti della Farnesina e dell’Ice «lavoreranno sul livello orizzontale: si parlerà di ecommerce, sistemi doganali, barriere non tariffarie, proprietà intellettuale, finanziamenti nelle singole aree di interesse geografico». Rischio di dispersione informativa? Di Stefano dice a L’Economia: «La eviteremo con un portale unico che contiene un database dotato di intelligenza artificiale, capace di fornire in tempo reale notizie strategiche chiare e mirate alle diverse situazioni». «Abbiamo un arsenale economico e uno di nuove piattaforme digitali», dice il sottosegretario e anticipa che «a giugno partirà una campagna di comunicazione internazionale per il “national rebranding”, per dissipare l’alone di paura creato dall’epidemia intorno al nostro Paese e al made in Italy. Abbiamo 50 milioni di euro a disposizione e sono con noi grandi designer e creativi che si sono offerti per ripresentarci al mondo. È anche un bel momento di unità nazionale, con un gruppo d’italiani d’eccellenza che stanno preparando una campagna dai giornali ai videogames. Proporremo anche il turismo sicuro». Nella squadra di creativi ci sono anche uomini della Ferrari.
Gli accordi
Non è teoria. Nei giorni scorsi, in videocollegamento tra Pechino e Roma, si è chiuso l’accordo con il quale la Faw cinese investe un miliardo di euro nella Motor Valley dell’Emilia Romagna. I nostri tecnici svilupperanno vetture elettriche e plug-in di alta gamma e sportive, quel miliardo creerà mille posti di lavoro italiani. Le supercar verdi progettate in quest’area saranno destinate al mercato americano, europeo e cinese. A Pechino piacciono molto le cerimonie, i tappeti rossi, le sale affollate di delegazioni viaggianti. Questa volta Lei Ping, vice presidente di Faw, primo produttore statale di veicoli a quota 4 milioni di unità all’anno, è stato entusiasta di potersi rivolgere ai partner di Silk EV in telepresenza. L’ambasciata italiana retta da Luca Ferrari ha significativamente battezzato l’accordo con l’hashtag #LaViadellaRipresa.
Era l’ottobre del 2018 quando nella nostra sede diplomatica di Pechino veniva inaugurato il nuovo servizio di Felepresence». Un progetto pioniere sostenuto da Assolombarda, con tecnologia Cisco e comunicazione protetta, per consentire alle nostre aziende di entrare in contatto con potenziali clienti, fornitori e azionisti cinesi. Assolombarda era diretta allora da Carlo Bonomi, che oggi è presidente di Confindustria; l’ambasciatore era Ettore Sequi, oggi capo di gabinetto del ministro degli Esteri Luigi Di Maio alla Farnesina. Carlo Ferro, presidente di Ice Agenzia, sottolinea «la gratuità dei servizi di avvio all’export per le aziende fino a 100 dipendenti; il finanziamento della partecipazione a missioni collettive in fiere estere per i prossimi 18 mesi, l’obiettivo di portare la partecipazione delle imprese italiane su 25 vetrine di ecommerce». Le nostre aziende «si affidavano finora a tre sole piattaforme di ecommerce, Alibaba, Amazon e Rakuten — aggiunge Di Stefano —; ampliando l’offerta a 25 vogliamo creare una nuova normalità digitale, una grande piattaforma per logistica e pagamenti. Abbiamo coinvolto Poste Italiane per il payment online». Ma le piccole e medie imprese saranno in grado di muoversi in questi nuovi spazi tecnologici? «II cuore della rivoluzione è la formazione, mettiamo a disposizione i Digital export manager, finanziati dallo Stato al 50%, per sei mesi; abbiamo chiesto alle nostre università di avviare corsi per giovani esperti che troveranno lavoro nelle aziende», assicura il sottosegretario. La Promozione sistema Paese della Farnesina, diretta dall’ambasciatore Lorenzo Angeloni, ha sottoposto un questionario alla fine di ogni webinar: « Il 98% dei 16 mila 493 partecipanti ha valutato l’utilità delle informazioni ottenute 4,1/5». L’ambasciatore Sequi ricorda l’aforisma di Jean Monnet: «La gente accetta il cambiamento solo quando si trova di fronte alla necessità e riconosce la necessità quando incombe una crisi».