Si respira già un’altra aria in Libia, sia grazie alla maggiore stabilità raggiunta dal governo del premier Al-Sarraj dopo il sostegno militare della Turchia, sia a causa dell’ingresso sulla scena degli americani. «Il contributo degli Stati Uniti sarà fondamentale – ci dice il ministro degli esteri Luigi Di Maio di ritorno dal suo viaggio a Tripoli – perché loro hanno un rapporto forte con la Turchia, e anche con l’Egitto». «Per anni – ricorda Di Maio – abbiamo chiesto agli americani di essere più presenti, e oggi il loro contributo diventa centrale: quando intervengono i giganti, le cose sul terreno si fanno con meno disinvoltura». Anche la diplomazia italiana ne trarrà vantaggio, «perché dove gli americani sono meno impegnati il vuoto viene riempito da qualcun altro, e per risolvere il problema dobbiamo fare il triplo lavoro». L’azione diplomatica italiana comunque continua, e all’orizzonte si vedono già nuove iniziative: «L’Italia intende farsi promotrice, in seno all’Unione Europea, di un grande piano per la ricostruzione della Libia – dice il ministro – Farò i primi passi al più presto con il rappresentante per la politica estera Joseph Borrell e poi con la Commissione competente, credo che un’Unione di 27 Paesi possa affrontare con le sue risorse un piano di stabilizzazione sulla Libia che guardi al futuro e agli investimenti». Al centro dei colloqui tra Di Maio e Al-Sarraj c’è stato anche il memorandum sui migranti, definito nel 2017 per stabilire le modalità del contrasto all’immigrazione illegale. L’Italia ha proposto successivamente un nuovo testo – concordato con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazione e l’Unhcr – a cui ieri il governo di Tripoli ha risposto: «Mi è stata consegnata la bozza revisionata – ha detto Di Maio – e su questa base ci sarà il 2 luglio una riunione del comitato per avviare i negoziati. Da quello che abbiamo letto – precisa, specificando che essendo oggetto di negoziati il documento non può ancora essere reso pubblico – sul tema dei diritti umani si va in una buona direzione». Sulla delicata questione di Sirte, Di Maio ha fatto presente a Sarraj la sua preoccupazione per i combattimenti sulla linea del confine egiziano, che potrebbe innescare nuove vittime e nuove crisi: «Sirte dovrà invece essere il punto di partenza per avviare il dialogo sul cessate il fuoco tra le parti, mediato dalle Nazioni Unite nell’ambito del Processo di Berlino». L’obiettivo italiano resta chiaro, e per questo i canali di contatto-anche con Haftar – resteranno aperti: «Dobbiamo difendere l’integrità della Libia, non esiste una Libia divisa». Anche per sostenere i nostri asset strategici, Eni in prima fila, «che continua a lavorare nonostante il blocco delle esportazioni». Si è parlato anche di questo con Sarraj: «C’è consapevolezza – ha detto Di Maio – che il sistema dei proventi del petrolio vada riformato con le autorità locali competenti, per fare in modo che ci sia un tracciamento più trasparente, in modo da decostruire la narrativa del petrolio che finanzia i terroristi».