Dal 3 al 4 dicembre Roma ospiterà la settima edizione dei Mediterranean Dialogues, iniziativa promossa dal Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale e dall’ISPI e ormai affermatasi come il principale appuntamento internazionale dedicato al Mediterraneo Allargato, area di straordinaria rilevanza geopolitica che va dal Sahel ai Balcani, dal nord Africa al Golfo Persico, e che vede il nostro Paese al centro. La Conferenza rappresenta il culmine di un percorso che ci accompagna per tutto l’anno volto a sviluppare e mantenere viva la riflessione sulle principali sfide che la regione fronteggia, nella consapevolezza che la complessità delle dinamiche in corso e l’elevato grado di reciproca interconnessione richiedono un sforzo continuo di approfondimento e dialogo.
L’edizione di quest’anno si intitola Leveraging Transitions: un titolo maturato dall’esigenza di far leva sulle differenti transizioni che stiamo attraversando sul piano politico, sociale, economico, energetico e digitale. Si pensi alla transizione verde e a come essa accresca la centralità del Mediterraneo per la sicurezza energetica; o alla transizione digitale, catalizzatore di modernizzazione, integrazione e competitività su entrambe le sponde.
Governare le transizioni in un mondo interdipendente richiede uno sforzo collettivo e un rafforzamento della cooperazione. Il Mediterraneo è storicamente uno spazio di dialogo e scambio. La nostra ambizione è quella di continuare a offrire con i Med Dialogues un laboratorio per ridefinire la nostra azione comune alla luce delle sfide di oggi.
Su queste basi, vogliamo e dobbiamo investire mettendo al centro le persone, a partire dai giovani, cui sarà dedicato uno dei fora organizzati a margine dei Med Dialogues, e sostenendo la loro capacità di innovazione e di crescita. In questo modo, e in continuità con l’approccio promosso dalla Presidenza italiana del G20, possiamo dare sostanza rinnovata al tradizionale obiettivo dei Med Dialogues: la costruzione di una “Agenda positiva”, che guardi al Mediterraneo non come un epicentro di crisi, ma ne riconosca le straordinarie potenzialità, in primis come piattaforma materiale e ideale di connessione tra Europa, Africa e Asia, unite in un unico macro-continente.
Le rivalità ideologiche, la competizione per il controllo delle risorse e l’emergere di nuove crisi che si sommano a quelle da tempo irrisolte non devono limitare il nostro sforzo, ma anzi rafforzarlo per contrastare dinamiche negative. Con questo intento, i “Rome Med Dialogues” rappresentano un tassello importante del più ampio mosaico dell’azione dell’Italia per il futuro della regione mediterranea, basata sulla volontà di tutelare e gestire, in maniera condivisa, i “beni comuni mediterranei”: ambiente, mare (blue economy), ricerca e innovazione digitale, diplomazia scientifica e culturale, mobilità, salute. Sono gli stessi temi al centro della “Nuova Agenda per il Mediterraneo” dell’Unione Europea, che non a caso l’Italia ha ispirato e sostenuto con convinzione, per rilanciare il partenariato tra l’Ue e il suo Vicinato meridionale stimolando una ripresa verde, digitale, resiliente e giusta.
Con i Dialoghi Mediterranei, in definitiva, l’Italia ritorna al centro del Mediterraneo, il “Mare tra le Terre”, promuovendo un’agenda positiva per contribuire, con uno spirito di partenariato, a superare le numerose criticità che ancora attraversano la regione, facendo leva sul dialogo e sulla cooperazione. Si tratta di un approccio erede di un’importante tradizione diplomatica italiana, promossa dal secondo dopo guerra da numerose personalità dell’intero arco costituzionale, e debitrice del prezioso contributo – unico e apprezzato internazionalmente – delle riflessioni delle nostre Università e dei nostri Centri di Ricerca, anch’essi in prima linea per trasformare il Mediterraneo in un’area di prosperità condivisa.