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Luigi Di Maio “ONU in campo per la tregua umanitaria. L’Aja indaghi sui crimini di guerra” (La Stampa)

Davanti agli attacchi sempre più cruenti sulle città ucraine, davanti ai civili che continuano a morire, Luigi Di Maio dice: «Serve subito una tregua umanitaria sotto l’egida dell’Onu per mettere in salvo più persone possibili. Non una pausa di dieci ore, non in orario d’ufficio: servono giorni». Il ministro degli Esteri si collega dalla Farnesina al ritorno dalla Turchia e subito prima di partire per il Congo con l’ad Eni Claudio Descalzi, con cui il giorno dopo sarà in Angola: viaggi che servono ad aggiungere quote di energia a quelle che arriveranno da Qatar, Algeria, Libia. La questione energetica è stata al centro del vertice di Versailles.

Cosa è stato deciso?

«Il progetto che il presidente del Consiglio Mario Draghi ha portato alla Commissione europea prevede di stabilire un tetto massimo al prezzo del gas, su cui non dovrà più incidere il costo dell’energia prodotta da fonti rinnovabili. Questo avrà anche un valore sanzionatorio nei confronti della Russia: gli introiti per finanziare questa guerra saranno sempre più bassi».

Esclude si possa arrivare al bando del gas russo?

«Da parte nostra non ci sono stati veti. La presidente von der Leyen ha parlato di un quarto pacchetto di sanzioni e non escludiamo niente. Nel frattempo, lavoriamo alla diversificazione energetica che ci permette di abbassare i prezzi. In breve tempo saremo in grado, con la dovuta prudenza, di superare le criticità della rigassificazione italiana».

Tornando indietro sulla transizione energetica?

«Stiamo provando a sbloccare più rinnovabili con le autorizzazioni sull’eolico. Nel frattempo dobbiamo sfruttare al meglio la produzione di gas nazionale e abbiamo dovuto riavviare alcune centrali a carbone, ma solo per l’emergenza. Bisogna compensare 29 miliardi di metri cubi che vengono dalla Russia. In due mesi saremo in grado di recuperarne la metà. Sono ottimista sulla possibilità di andare oltre».

Serve una forzatura per consentire l’ingresso dell’Ucraina in Europa?

«Eviterei la parola forzatura. Ci sono Paesi che aspettano da 10 anni come nei Balcani occidentali. Il tema dell’Ucraina va però affrontato, nel rispetto dei trattati, con la massima velocità. L’Italia è pronta a sostenerlo con forza. Torno dalla Turchia, dove al tavolo di mediazione sono arrivate due novità importanti: i ministri degli Esteri russo e ucraino sono disponibili a rivedersi e Putin è disponibile a incontrare Zelensky. L’incontro deve essere preparato, ma per la prima volta si intravede la possibilità di arrivare a dei punti di mediazione. L’ingresso nell’Unione europea non deve apparire come un elemento di divisione a quel tavolo, ma deve essere chiaro che l’Ue è pronta ad accogliere l’Ucraina e che le ambizioni del suo presidente e del suo popolo sono più che legittime».

La Russia continua a chiedere come prima condizione la “neutralità” del Paese.

«Se si dovesse arrivare a quel punto di caduta servirà un accordo internazionale con dei garanti. Mentre il tema territoriale del Donbass e della Crimea va affrontato con meccanismi diversi».

Non crede che dal vertice di Versailles sia venuto fuori un messaggio debole?

«Quando si commissiona un approfondimento su difesa comune e indebitamento comune per finanziarla, si dà mandato alla commissione di affrontare il tema del gas nel breve e nel medio termine, si decide di finanziare nuovi investimenti attraverso la deroga sul patto di stabilità, si pongono le basi per decisioni che potrebbero arrivare già nel prossimo Consiglio europeo. Abbiamo impiegato 4 mesi con Next generation Eu. È molto diverso, non voglio fare paragoni, dobbiamo solo lavorare perché i tempi siano più brevi. Ma mai come in questo momento l’Unione è stata compatta. La rapidità dell’applicazione della direttiva sulla protezione temporanea è un fatto storico che va incontro al bisogno dei Paesi al confine».

Si parla di un colloquio a tre tra Scholz, Macron e Putin. L’Italia è rimasta indietro nella diplomazia?

«Non si scambi il lavoro assiduo e riservato per scarsa attività. Draghi sta sentendo di continuo tutte le controparti europee e i capi di Stato, compreso Zelensky. L’Italia lavora in stretto coordinamento con la Nato, l’Ue e le Nazioni Unite. Siamo stati i promotori della votazione sulla condanna alla Russia che è andata oltre ogni aspettativa al Palazzo di vetro. Negli ultimi giorni ho avuto importati interlocuzioni con i ministri indiano, israeliano, cinese, turco. Stiamo provando a incoraggiare iniziative come quella che abbiamo visto ad Antalya, ma abbiamo bisogno di mettere subito in piedi un tavolo per la tregua umanitaria coinvolgendo Nazioni Unite, Croce rossa e Unhcr che sul campo stanno provando a negoziare i cessate il fuoco nelle singole città con enormi difficoltà. Lunedì sarò in Moldavia a portare 8 milioni di beni della nostra cooperazione allo Sviluppo a uno dei Paesi al confine che sta subendo più flussi ed è più in difficoltà. Poi andrò in Romania».

Oggi ha visto il segretario generale della Nato Stoltenberg.

«Abbiamo ribadito l’impossibilità di stabilire una no fly zone e di fornire jet di combattimento all’Ucraina da Polonia o Slovacchia. Si rischia di allargare il conflitto, la conseguenza sarebbe una guerra mondiale». È quello che oggi ha detto Joe Biden.

L’America sta facendo abbastanza?

«Non vedere gli Stati Uniti attivi mediaticamente non significa che non lo siano dal punto di vista diplomatico».

E la Cina?

«Non condivide i combattimenti, dicono di essere disposti a facilitare un percorso di pace, chiedono il cessate il fuoco. Non dimentichiamo le differenze, ma dobbiamo incoraggiarla a mediare tra le parti»

Draghi ha detto: «Putin non vuole la pace».

«Le ultime ore ci fanno essere più pessimisti. Per evitare l’escalation dobbiamo indebolire pesantemente Putin con le sanzioni. Non è vero che non stanno funzionando. Pagare solo in rubli significa che il default praticamente è già avvenuto. La borsa resta chiusa, Jp Morgan ha previsto un calo del Pil a doppia cifra nel 2022. Più indeboliremo l’economia russa, meno Putin avrà la possibilità di finanziare questa guerra. Non voglio apparire staccato dalla realtà rispetto a quel che accade, ma la diplomazia è l’unico modo per impedire che il conflitto dilaghi. Non è un caso se ai confini dei Paesi Nato ci sono maggiori truppe, più aerei. Facciamo deterrenza, non entriamo nel conflitto, ma facciamo di tutto per non permettere che si allarghi. Adesso sta a Putin dimostrare di volere la pace».

È vero che aveva sconsigliato a Salvini di andare in Polonia?

«Non abbiamo sconsigliato a nessuno di andare in Polonia. Ognuno è libero di agire come crede e risponde delle proprie azioni. Ho ringraziato pubblicamente il sindaco Nardella per l’iniziativa delle città per la pace. Credo che come Paese in questo momento dobbiamo continuare a sostenere l’indebolimento di Vladimir Putin. Se continua così condanna il suo popolo alla morte economica e quel popolo lo abbandonerà. I tempi della diplomazia non sono i tempi delle bombe, noi dobbiamo tenere in pace il nostro popolo. Non è vero che siamo in guerra. E proprio perché non lo siamo possiamo mettere al riparo i cittadini ucraini».

Crede che la Russia stia commettendo crimini di guerra?

«Abbiamo presentato una procedura alla Corte internazionale dell’Aja per verificare l’esistenza di crimini di guerra. Dobbiamo fare tutto il lavoro che serve per arrivare a certificare cosa sta succedendo sul campo. Quello che sto vedendo fare all’esercito russo attraverso tutte le fonti aperte e chiuse che abbiamo sono attacchi brutali, disumani, a civili indifesi e questo è inaccettabile».

Il Parlamento italiano potrebbe collegarsi col presidente ucraino Zelensky. Qualcuno del suo partito politico, il movimento 5 stelle, contesta questa scelta.

«La linea del Movimento in politica estera è stata ribadita da Giuseppe Conte. Per me Zelensky si sta dimostrando un eroe mondiale. Merita assolutamente di essere ascoltato anche se c’è la possibilità che chieda cose che non siamo disponibili a fare, come la no fly zone. Sostengo quest’iniziativa che sarà anche un modo per dimostrare solidarietà a tutto il popolo ucraino e ringrazio il presidente della Camera Roberto Fico per averla messa in moto».

C’è il rischio di un’escalation nucleare?

«Lavoriamo per evitare che la Nato entri nel conflitto proprio per evitarlo. Servono la massima cautela e prudenza. Gli attacchi alle centrali nucleari però sono inquietanti e fanno parte di una strategia di Putin. Ma a rischio non sono solo Ucraina, Unione europea, Bielorussia. È a rischio anche il popolo russo. Nelle prossime ore sentirò il direttore dell’Aiea. Dobbiamo fare in modo che i suoi uomini possano avere accesso immediato agli impianti, perché in alcuni casi hanno smesso di trasmettere dati».

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